Matteo Renzi un cantastorie in viaggio tra i paesi d’Italia. Con il suo tour in treno vuole imitare Stendhal. E gli italiani non ne possono più. Un viaggio nell’inferno.
Bocciato dagli italiani nel referendum che ci fu qualche tempo fa, Matteo Renzi che di professione non ho ancora capito cosa facesse prima di fare il politico -anzi mi pare abbia fatto sempre e solo il politico- e cosa voglia fare oggi, ha pensato bene di inventarsi “cantastorie”, lui l’incantatore che in fatto di comunicazione dice di saperla lunga. Ebbene il cantastorie è una figura tradizionale della letteratura orale e della cultura folklorica, e per dirla con parole che tutti possono capire, un artista di strada che si spostava nelle piazze e raccontava con il canto una storia, sia antica, spesso in una nuova rielaborazione, sia riferita a fatti e avvenimenti contemporanei. Le storie narrate entravano a far parte del bagaglio culturale collettivo di una comunità.
I cantastorie accompagnavano la “Cantata” con uno strumento: di norma era la chitarra, ma ne usavano anche altri, come la fisarmonica (o la lira in tempi più remoti). Si aiutavano con un cartellone su cui veniva raffigurata la storia, descritta nelle principali scene. La loro opera veniva remunerata con le offerte degli spettatori o con la vendita di foglietti volanti, su cui era descritta la storia. Dopo gli anni ’50del Novecento, con l’avvento del vinile, queste storie venivano incise e vendute su dischi, prima a 78 giri poi 45.
Le elezioni sono prossime e il vecchio-giovane Renzi ha pensato di fare un viaggio. Prodi qualche anno fa sempre in occasione di elezioni, si era nell’epoca della fondazione dell’Ulivo, partì in pulmann da Tricase-Lecce ovvero dal Salento, per raccogliere voti; anzi ier l’altro Renzi è partito dalla Stazione Tiburtina di Roma, binario 2, alle 10 del mattino, con “Destinazione Italia”, e non sa che i giovani italiani, milioni, sono emigrati all’estero perché il suo governo e quello ancor suo -ombra- di Gentiloni hanno messo e gettato il Paese Italia nella miseria più estrema. Abbandonato il camper da rottamatore con cui ha girato l’Italia nel 2012, questa volta andrà “avanti” a bordo di un intercity preso in affitto da Trenitalia. “Pronto per il viaggio in treno di ascolto dell’Italia e degli italiani, buon viaggio a tutti noi”, ha scritto il segretario Dem mercoledì 17 su Instagram, prima di giungere al binario 2 per la partenza del convoglio di cinque vagoni. E in questo Paese Italia che lui vuol percorrere incontrerà, purtroppo, solo vecchietti e anziani ormai malati (i giovani sono all’estero) e una marea di immigrati -taluni forse appena sbarcati- per lo più africani e asiatici. Renzi, dunque, è partito il 17 ottobre -attenzione il 17 porta sfiga- con il treno del PD “destinazione Italia”, a sentir lui per “ascoltare il Paese”. Da bravo cantastorie di storielle ne racconterà, ma gli italiani non si faranno incantare da questo parolaio fiorentino. Otto settimane di tour sui tracciati regionali e oltre cento province. Niente alta velocità ma tracciati lenti per stare a stretto contatto con il Paese e avere il tempo di ascoltare cittadini e associazioni. Cinque vagoni, centocinquanta metri di lunghezza, capienza massima cento persone con spazi per riunioni e incontri. L’allestimento dei convogli è stato realizzato nel deposito del Prenestino delle Ferrovie, e sui vagoni la scritta ‘Destinazione Italia’ e la riproduzione di paesaggi italiani. Con questa idea del treno, pagato anche dagli italiani, pensa di fare il Presidente degli Stati Uniti in miniatura. Ad ogni fermata, il segretario del Pd visiterà città, paesi, borghi, realtà sociali, culturali, economiche e iniziative legate al territorio. Mercoledì tappe nel Lazio, in provincia di Rieti e Viterbo, e poi c’è l’Umbria. Prima fermata Farà Sabina, poi Civita Castellana, Narni e Spoleto. Pensate due mesi di vacanze, dopo quelle estive che Renzi ha fatto, tanto ci sono gli italiani che sgobbano, lavorano anche per lui. Poi è toccato giovedì alle Marche, con arrivo a Fano intorno alle 9 dove il sindaco Ignazio Pucci accompagnava Renzi a un incontro con delle start-up collegate con l’Università di Urbino nel settore delle biotecnologie. Quindi a Osimo con tappa alla Lega del filo d’oro. Poi Recanati dove il leader dem ha visitato la ‘Guzzini’e un salto al colle dell’Infinito leopardiano per far vedere che è vicino a tutti gli intellettuali italiani (a me proprio no!), e infine ad Arquata del Tronto, tra i comuni colpiti dal sisma e impegnati nella ricostruzione. Il terzo giorno, il 19 ottobre, vale a dire oggi, è la volta dell’Abruzzo e del Molise, dove in serata sono in programma le tappe di Termoli con un incontro con lavoratori e imprenditori di Campomarino e una iniziativa anti racket. Poi, il treno dovrebbe ripassare il 24 ottobre in Molise da Venafro e Isernia. Il quarto giorno, il 20 ottobre, il treno si ferma in Puglia con, tra l’altro, la visita a Taranto in serata dove si parlerà di occupazione. Qui in Puglia Renzi sa che non corre buon sangue tra lui e il presidente Emiliano, come gran parte dei cittadini pugliesi che sono stanchi di esser stati presi per i fondelli da anni, fin dalla gestione Vendola alla Regione Puglia, eppoi qui è il bacino elettorale del rivale di Renzi Massimo D’Alema. La seconda settimana del treno, poi, comprende il passaggio da Napoli dove dal 27 al 29 ottobre è in programma la Conferenza programmatica del Pd. Il tutto può essere seguito percorso online sul sito treno.partitodemocratico.it ed è possibile anche partecipare alla campagna per sostenere l’iniziativa. Hanno, pensate, la sfacciataggine di raccoglier soldi e far colletta da gente che non riesce ad arrivare a fine mese. Quella che dai democratici è definita una “sede itinerante” del partito ha l’obiettivo secondo il cantastorie Renzi di “dialogare con l’Italia profonda, il famoso Paese reale che non cattura l’attenzione di giornali e tv”. Ad accompagnare Renzi nella prima tappa del viaggio ci sono i ministri Graziano Delrio e Maurizio Martina, il capogruppo Ettore Rosato, il portavoce del partito Matteo Richetti, il tesoriere Francesco Bonifazi e il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. “Iniziamo un viaggio dentro il cuore dell’Italia. Io non faccio discorsi -assicura Renzi – è un viaggio per prendere appunti: si impara più con due ore a Fara Sabina o a Civita Castellana che a stare chiusi nelle stanze tradizionali. E’ un viaggio di ascolto, ma anche di impegno, perché in queste zone abbiamo fatto già qualcosa. E’ semplice, tranquillo, anche molto umile: andare ad ascoltare. Si parla spesso di voto utile, io credo molto nel voto umile”. Parole,solo parole. Peccato che Renzi parli in ritardo, anzi con notevolissimo ritardo, perché l’industria è morta, il terremoto ha distrutto intere regioni, l’agricoltura piange come in Puglia, una volta definita la California d’Italia; la scuola è in stato febbrile e rivoluzionario per via anche di quella presa in giro che è l’alternanza scuola-lavoro vero terreno di sfruttamento, la sicurezza nell’intero paese inesistente, immigrazione clandestina da sostituire un popolo, tasse insopportabili, ecc.ecc. Mi fermo qui. Altro che “Destinazione Italia” per il treno di Renzi, ci sarebbe da scrivere sulla fiancata “ destinazione inferno”.
Carlo Franza