Il Museo dei Falsi a Vienna. Qui ci sono capolavori perfetti spacciati per veri. 3500 opere dei più grandi falsari del mondo, che hanno tratto in inganno esperti famosi.
Sono tanti i Picasso che mi escono dagli occhi, per non parlare di Renoir. E così pure i Rembrandt. E tanti altri nomi, compreso gli italiani. Ma attenzione perché le opere che sto osservando da vicino e sono proprio tante, si trovano in un piccolo museo di Vienna, nel totale ben 3.500 opere, talune di fama mondiale, altre di valore inestimabile. L’unico problema è che sono tutte contraffatte, proprio così. Perché questo che sto visitando -scrivo in diretta- è il “Museo dei Falsi (Falschermuseum 1030, Löwengasse 28,Vienna, Mar – Dom: 10:00 – 17:00)” a Vienna, nato nel 2005 per celebrare (e denunciare e mettere alla berlina) la perizia e l’abilità di pittori semi-sconosciuti o quasi, che hanno fatto vi assicuro un bel po’ -per non dire tanti- quattrini ed anche qualche anno di prigione, falsificando capolavori. Dunque, autentici falsi spacciati per originali, e vi assicuro che queste opere tanto sono perfette che hanno ingannato critici ed esperti, finanche esposte in musei prestigiosissimi e pubblicati in cataloghi di riferimento storico. Ma, ripeto, poi scoperti per falsi. Si dirà come si fa a scoprire un falso? Certo per noi storici le metodologie sono tante, io stesso consultato per perizie ho proceduto sia con visione estetica che con perizia chimica. E per tanti artisti o sedicenti artisti falsari le magagne vengono alla lunga a galla. Ma com’è nato questo Museo? L’ispiratore del museo è stato Edgar Mrugalla, grandissimo falsario berlinese, autodidatta, fu in grado di riprodurre lo stile di almeno 50 pittori in modo perfetto, e riuscì con talune opere perfino a farne esporre alcune in musei prestigiosi. Non riuscì a cavare molto denaro dalla sua attività, tanto scaltro quanto ingenuo, perché venne arrestato e imprigionato per due anni. Quando fu rilasciato collaborò con le autorità, aiutandole a distinguere i pezzi autentici da quelli falsi ( guarda caso, ironia della sorte, i suoi). Alla fine aprì una scuola in cui insegnava le sue tecniche specifiche. Ma nel Museo dei Falsi non ci sono solo le opere false messe in piedi da Edgar Mrugalla, sono esposte anche opere di altri grandi falsari, come Thomas Keating, Eric Hebborn e Han van Meegeren. Quest’ultimo divenne celebre per aver realizzato falsi dipinti di Vermeer che aveva piazzato negli anni ’30, riuscendo, nel tempo, ad accumulare anche un discreto tesoretto. Quando fu scoperto, spaventato dall’idea di passare per collaborazionista dei nazisti, confessò la sua attività di falsario, e se la cavò perché morì poco dopo. E in fatto di contraffazioni, visto che spesso ho fornito consulenza anche sia a magistrati che al Nucleo Patrimonio Beni Culturali dell’Arma dei Carabinieri, abbiamo tre categorie specifiche di falsi; e cioè le “copie” che altro non sono che falsi legittimi che riproducono opere già esistenti, e pertanto non si pongono come originali; poi i “falsi standard” e sono opere originali che riproducono lo stile di un altro autore e dunque spacciata come opera vera e certa di quel dato artista; e infine i “falsi identici” ovvero copie di opere già esistenti e che vengono fatte passare per buone come gli originali. Ma badate bene che anche il falso più vero nasconde qualcosa dell’ autore che l’ha messo in opera; questi, ovvero il falsario, introduce taluni elementi che fanno ricondurre l’opera a lui, un elemento, una sorta di “firma impropria”, sicuramente impercettibile. D’altronde il falsario non deve e non vuole farsi scoprire. E’ certo che taluni di questi chiamiamoli “errori”, come l’uso di materiali e colori, nel tempo e sotto la lente di taluni processi chimici, si rivelano non autentici. Ho trovato talvolta, per capolavori dipinti, sotto i Raggi X, persino segni e firme visibili del falsario. Ma se i capolavori sono falsi come questi del Museo di Vienna, i falsari sono, purtroppo, troppo veri, anzi falsari autentici.
Carlo Franza