L’Officina dello sguardo. Sette artisti italiani contemporanei in mostra ad Artestudio 26 a Milano. Una bussola che spazia tra linguaggi diversi.
La mostra dal titolo “L’officina dello sguardo” è promossa da ARTESTUDIO 26, punto di riferimento significativo nella planimetria artistica di una città fortemente europea come Milano. Lo spazio oltre a vivacizzare ricognizioni ad ampio raggio di tendenze che caratterizzano l’arte contemporanea, offre lezioni tecniche e teoriche e conferenze di illustri artisti e intellettuali italiani del secondo Novecento. “L’officina dello sguardo” riunisce opere degli artisti Maria Teresa Cazzadori, Calogero Salemi, Camillo Pennisi, Giusi Santoro, Marisa Settembrini, Raffaele Scaglione, Chiara Silva. La presenza di artisti affermati e di altri più giovani nel panorama delle scelte che l’ARTESTUDIO 26 propone lascia intendere la capacità di leggere la storicità, di scoprire il nuovo, di rompere con un passato troppo vischioso e riscrivere anche una sorta di taccuino del futuro.
E’ rito significativo che annualmente in dicembre, Artestudio 26 di Milano accolga nei suoi spazi una mostra natalizia che quest’anno si argomenta con un titolo prestigioso e dichiarante, ovvero “L’Officina dello sguardo”; titolo preso a prestito dal volume così titolato che omaggia la collega Storica dell’Arte “Maria Andaloro. Scritti in onore di Maria Andaloro. I luoghi dell’arte. Immagine, memoria, materia”. Contributi di autorevoli studiosi italiani e stranieri che, partendo dalla pluralità di orizzonti di interesse di Maria Andaloro, hanno avviato inediti percorsi critici e storiografici. Se “I luoghi dell’arte”, titolo della prima serie di saggi della stessa, s’incentra sulla geografia artistica della Sicilia e del Mediterraneo, di Roma e di Bisanzio nel Medioevo, raggiungendo però anche territori “altri”, dall’Anatolia preistorica fino alla Cina; la seconda raccolta, “Immagine, memoria, materia”, sviluppa una varietà di affondi tematici che comprende gli sguardi dell’estetica, della critica d’arte, della diagnostica e del restauro, in omaggio al pensiero della studiosa, sempre volto a riunificare e al contempo a distinguere i molteplici ambiti del sapere artistico, in un’ottica di vitale complessità creativa. Ecco dunque lo sguardo dell’estetica e della critica che in questo caso campiona una serie di artisti, quelli in mostra, che sorprendono per via d’una riflessione forte, d’una filosofia magmatica, che colgono strade nuove e concrete del fare arte nel XXI secolo. Le opere di questi artisti ci raccontano un variegato linguaggio di creatività e di stili che spaziano in più orizzonti; artisti per lo più già noti, con un bagaglio di mostre sufficienti a incorniciare la loro attività, a lasciar vedere la declinazione di un lavoro che spazia dal concettuale al neoespressionismo, dal lirismo geometrico all’informale, dal segno e dal gesto fino alle estroflessioni di stampo spazialista, ecc. Molti di questi artisti hanno anche recentemente tenuto mostre personali sia in Italia che in Europa, hanno vissuto e vivono le temporalità dell’arte contemporanea, ovvero le incidenze storiche e di gusto, il tracciato di un’arte che cattura, racconta, storicizza e si fa bandiera. Ora la mostra impiantata per le feste di fine e inizio anno, ovvero 2017/2018, porta a leggere non solo il lavoro copioso di questi artisti italiani, ma si fa cenacolo e raccolta di nomi che intendono con l’arte portare cultura e bellezza come bandiera primaria. Si punta il dito su taluni artisti qui riuniti nella mostra ovvero Maria Teresa Cazzadori, Calogero Salemi, Camillo Pennisi, Giusi Santoro, Marisa Settembrini, Raffaele Scaglione e Chiara Silva e indicarli all’attenzione di tutti, per la vivacità con cui lavorano, per lo spessore vivo della cultura che si legge nelle loro opere, per i capitoli significanti del loro percorso”. Maria Teresa Cazzadori, veronese, ha vinto quest’anno 2017 il Premio delle Arti Premio della Cultura per la Pittura nell’edizione XXIX, con la seguente motivazione :“L’artista Maria Teresa Cazzadori è figura tra le più significative dell’arte italiana contemporanea. Le stagioni della sua pittura sono testimoniate da prestigiosissime mostre che hanno destato l’attenzione della critica più colta. Per la tali motivi e per i capitoli pittorici scavati tra materia, colore, volumi e geometrie, raccontati con creatività e filosofia, merita fortemente questo premio internazionale per la sua alta testimonianza di valore e frontiera”. I suoi lavori in mostra, ben sei, argomentano l’uso della materia e lo spiccato sentimento informale che li sostiene, grazie a un uso singolare del segno e del gesto.
Di grande interesse l’installazione su due intere pareti con più opere di Calogero Salemi, un siciliano naturalizzato lombardo, che prosegue da qualche tempo il suo percorso spazialista, attento alle sequenze di finestre-aperture ordinate geometricamente e con illuminata intellettualità nell’impianto strutturale dei teleri. Salemi con i suoi dipinti sembra andare oltre, superare la soglia, il limite, come punto di arrivo e anche di partenza, quasi novello Ulisse alla ricerca dell’ignoto, dell’infinito. I buchi di Salemi eseguiti in serie regolare paiono poi trasformarsi in opere di tipo optical specie quando dietro le aperture vi colloca una luce che trasforma il vuoto nell’illusionismo della percezione. Camillo Pennisi ci propone un percorso di storia e di cultura che travasato in operazioni creative, ci offre un itinerario artistico informale fatto di racconti, di bozzetti brevi, di appunti, di illuminazioni e invenzioni che premono al pittore, risvegliando quei valori assoluti che con l’arte coinvolgono la storia dell’uomo e della sensibilità umana. Raffaele Scaglione opera all’interno del clima verbo-visuale e lo fa superbamente con il capitolo di “buonasera”, un linguaggio forsanche newpop per via di questa lettura ancorata al quotidiano, emergente da un fondo in parte astratto e in parte cinetico. Giusi Santoro fa lievitare una materia granulosa, innovativamente informale eppure legata al grande movimento storico degli anni Sessanta, tra respiri e squarci di luce-colore; materia luce che si addensa e condensa in una illimpidita sacralità delle forme che controllano l’infinito e il flusso vitale incessante. Marisa Settembrini ricombina in affreschi contemporanei, partendo da momenti di ricerca, riflessione, accumulo e/o di figure storiche, di accattivanti volti intrisi di mito e sensualità, di storia e cultura, una vasta produzione di lavori, con lo smembramento dell’immagine e la sua ricomposizione, in un lacerto di forme, ritagli e assemblaggi nobili, edificando enciclopedie visivo-narrative. Chiara Silva continua il lavoro sui cieli, non solo con la descrizione della realtà universale fenomenica, impreziosita dai materiali e dai colori, che fa riemergere da un’atmosfera composita ed espressionistica, ma lascia leggere il dominio della natura oltre ogni alienazione o modernità, come vera e propria illuminazione, riproposta nella sua stessa filosofia tradizionale.