Sol LeWitt alla Fondazione Carriero a Milano. Nel decennale della scomparsa di uno dei padri fondatori dell’arte Concettuale “Between the Lines”(tra le righe).
La Fondazione Carriero di Milano (Via Cino del Duca 4) presenta l’americano Sol LeWitt. Ha per titolo “Between the Lines”, una mostra a cura di Francesco Stocchi curatore alla Fondazione Carriero e al Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam e Rem Koolhaas certo il più potente e intellettuale degli architetti mondiali, organizzata in stretta collaborazione con l’Estate of Sol LeWitt. Nel decennale della scomparsa di Sol LeWitt (Hartford, 1928 – New York, 2007), “Between the Lines” intende offrire un punto di vista nuovo sulla pratica dell’artista statunitense, esplorandone i confini – nel rispetto di quelle norme e di quei principi alla base del suo pensiero – e isolando i momenti fondanti del suo metodo di indagine e dei processi che ne derivano. Attraverso un nutrito corpus di opere che ripercorrono l’intero arco della sua carriera – da 7 celeberrimi Wall Drawings a 15 sculture e le fotografie di Autobiography, disposte nelle piccole e grandi stanze e su tre piani del quattrocentesco Palazzo Parravicini – e partendo dalla peculiarità degli spazi della Fondazione, il progetto espositivo esplora la relazione del lavoro di LeWitt con l’architettura. “Between the Lines” si basa su una chiave di lettura forte e innovativa, tesa innanzitutto a riformulare l’idea che sia l’opera a doversi adattare all’architettura, fino ad arrivare a sovvertire il concetto stesso di site- specific. Il percorso comincia dal Wall Drawing #263, eseguito per la prima volta al MoMA nel 1975, manifesto della griglia con diagramma riassuntivo, messo a confronto due stanze più in là con il Wall Drawing #1267: Scribbles, una parete ricurva ricoperta di segni minutissimi e ondulati, gestuali, eseguito per la prima volta a Napoli nel 2007 nella Fondazione Morra Greco. Al primo piano troviamo una stanza con le strutture modulari bianche degli anni Sessanta e Settanta, una stanza con le sculture dei primi anni Sessanta focalizzate sul rapporto tra scultura e piedistallo, ed anche un grande stanzone con doppio wall drawing in dialogo, quello sulla parete e quello sulle superfici di un enorme scultura poligonale, a loro volta trattate da pareti. C’è da stupirsi per le quattro stanzette-loculo per sculture, ognuna delle quali sviluppa un rapporto spaziale specifico con un’opera o struttura, e in un caso con una coppia impegnativa, ovvero sia Geometric Figure #9 (+) -una croce bianca a parete- che Structure with Standing Figure, una sorte di un monolite nero con all’interno un nudo di fronte e di tergo. Nell’ultima grandiosa sala ecco uno spettacolare wall drawing su specchio a pennarello, che inquadra il riflesso degli affreschi della sala e dell’ultima struttura stalagmitica, 8x8x1, speculare a quella del piano terra. Con la collaborazione dell’architetto Rem Koolhaas – per la prima volta nella veste di curatore – in dialogo con il curatore Francesco Stocchi, “Between the Lines” affronta ampi aspetti dell’opera di LeWitt, con l’obiettivo ambizioso di superare quella frattura che tradizionalmente separa l’architettura dalla storia dell’arte e che caratterizza l’intera pratica dell’artista, rivolta più al processo che al prodotto finale, e scevra di qualsiasi giudizio estetico o idealista.
Carlo Franza