I marinai baciano e se ne vanno. Un mito maschile nella photographie anonyme. Al CaMec di La Spezia la più grande mostra di Photo trouvè.
Entri in mostra e ti trovi subito coinvolto in un passato che è stata la giovinezza, ardimentosa, quando una volta tutti erano chiamati alle armi, chi in marina, chi in aeronautica, chi nell’esercito. Un passaggio obbligato per chi voleva diventare adulto. Lontani da casa con l’esperienza del nuovo, dell’avventura, della vita da affrontare. E’ vero che nessuno più dei marinai è stato fotografato e si è fotografato esaltando, con il vento favorevole della giovinezza, il mito maschile dell’avventura, della libertà e del coraggio più seducente. Sono tante le immagini della storia della fotografia dedicate agli uomini del mare, primo fra tutti il bacio sorpreso da Alfred Eisenstaedt a Time Square, nel 1945. Ma sono tantissime e splendide a ogni latitudine del mondo, in ogni oceano, in ogni porto, in ogni bar, su ogni spiaggia le fotografie scattate dagli stessi marinai. Scatti semplici, puliti, innocenti, furtivi, scatti e capolavori di naturalezza, innocenza e intimità che nessun maestro dell’obiettivo ha mai potuto vantare. E queste migliaia e migliaia di scatti formano oggi l’immenso tesoro della photo trouvée.
Ora ecco questo magnifico tema del collezionismo internazionale ovvero una mostra sul mito dei marinai, raccontato attraverso i piccoli, straordinari capolavori della photo trouvée, o snapshot, o ancora photographie vernaculaire, vive la sua ricchezza al CAMEC (Centro Arte Moderna e Contemporanea) di La Spezia fino al 15 aprile. Affascinante, esplosiva, misteriosa, sensuale, storica, è una mostra da rivedere anche più volte, ve lo assicuro. In una selezione di duecento immagini, dalla fine dell’Ottocento alla metà del Novecento, provenienti dall’Europa all’America, dall’Indocina al Giappone, i marinai-fotografi, armati delle prime snapshot cameras prodotte da Kodak e Agfa, hanno documentato con freschezza e sincerità ogni momento della loro vita. Sono singoli ritratti da spedire alla fidanzata lontana. This is me, I hope you like me, I love you, scrive un marinaio sul retro della foto. E sono ritratti di coppia, tra compagni, simbolo della più affascinante amicizia maschile. Sono passeggiate di quei momenti che erano le libere uscite, sui risciò di Saigon e tra le braccia di una hula girl delle Hawaii. E sono anche straordinarie bevute e ricordi di una notte d’amore, perché “i marinai baciano e se ne vanno”, come scriveva Pablo Neruda in una poesia del 1923, Farewell(“Amo l’amore dei marinai che baciano e se ne vanno. Lasciano una promessa. In ogni porto una donna li attende: i marinai baciano e se ne vanno”).
In queste immagini si legge di tutto, da una mano di poker a uno scherzo tra i cannoni di una nave da guerra, e ancora un finto arrembaggio, una parata, un’ora di sole sul ponte di una portaerei, un ritorno a casa per salutare moglie e figli, e poi di nuovo il giro del mondo, le onde, le burrasche, la schiena cotta dal sole e l’infinito del mare negli occhi e nel cuore, insieme alla fantasia galoppante.
“O marinai si è o non si è”, sentenziava Joseph Conrad dopo aver percorso tutte le acque del globo e tutti i gradi della vita marinara, da mozzo a capitano. E su questo assoluto, su questa unicità spavalda e struggente che non smette di far innamorare uomini e donne, rifletteva anche Lev Tolstoj: “Ormai sono convinto che con la nostra cultura ci proteggiamo dall’enorme vastità del vero sapere e, affaccendandoci entro un piccolo cerchio magico, spesso arriviamo a scoprire con grande sforzo e soddisfazione cose che i marinai sapevano da sempre”. In mostra si trova anche un’ampia selezione di photo trouvée, dedicata alla diffusione del mito dei marinai nella moda, anche femminile, e nel cinema.
Carlo Franza