Il film perduto di Orson Welles. Recensione al libro “Alle origini del Quarto Potere. Too Much Johnson” di Massimiliano Studer.
Ho tra le mani il libro che l’amico Massimiliano Studer, rispettabile docente, uomo colto e saggista di eccezionale livello, mi ha fatto pervenire. E’ il suo ultimo e recente lavoro saggistico che ha messo in piedi con il titolo “ Alle origini del Quarto Potere. Too Much Johnson. Il Film perduto di Orson Welles”. Le opere cinematografiche di Orson Welles sono state il punto di riferimento per una serie nutrita di generazioni di registi, conquistando poi il consenso unanime di critica e spettatori; purtroppo non sono molti a conoscere l’incredibile storia di “Too Much Johnson”, il mediometraggio ritrovato nel 2008 in un magazzino di Pordenone. Era questo considerato il film perduto, non si sa se volutamente o no. Sta di fatto che a ottant’anni dalla realizzazione e a dieci dal ritrovamento, Massimiliano Studer torna con un saggio strepitoso sul film “fantasma”, riapparso come per miracolo, film che ha battezzato la carriera cinematografica di una delle figure più estrose e imprevedibili dell’intero panorama artistico. Il lavoro alto e qualitativo del giovane ricercatore italiano è esemplato da una parte da una scrittura intrigante, dinamica e chiara, dall’altra da una attendibilità di notizie storiche e bibliografiche veramente sorprendente, con un materiale articolato in capitoli che spaziano dalla formazione politica del giovane Orson Welles, ai tesori wellesiani delle casse di Pordenone, fino a fare il punto proprio su “Too Much Johnson” il film fantasma. Libro che ora appare essenziale nella biobibliografia wellesiana, anzi ne chiarisce in maggior ragione le spinte ideali del regista internazionale.
Too Much Johnson è un film muto diretto da Orson Welles. Il film è stato montato dallo stesso Welles in una stanza d’albergo di New York. Si tratta, probabilmente, della prima pellicola diretta dal cineasta americano, nonché debutto per due attori feticci quali Joseph Cotten e Judy Holliday. Il mediometraggio è stato riscoperto nel 2008. Le bobine sono state ritrovate casualmente in un magazzino a Pordenone e il film, restaurato, è stato proiettato in prima mondiale il 9 ottobre 2013 alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone.
All’epoca in cui venne girato, Welles era dedito principalmente al teatro, avendo già rappresentato una rivisitazione in chiave moderna del Macbeth e lo spettacolo omonimo di William Gillette. La trama ruota attorno ad un personaggio principale, il vero Johnson, che si trova continuamente perseguitato da altre due persone che assumono la sua identità. Nella primavera del ’38 a New York City e in altre parti della metropoli americana, il regista aveva prodotto, sceneggiato e diretto (fotografia in bianco e nero di Paul Bunbar) proprio il “Too Much Johnson”, un mediometraggio della durata di sessanta minuti, liberamente tratto da una commedia di William Gillette e realizzato appositamente per una rappresentazione al Mercury Theatre. Il film interpretato da Joseph Cotten (Johnson), Virginia Nicholson, Edgard Barrier, Arlene Francis, Ruth Ford, è ambientato a New York tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento.
E’ certo che il film, nonostante fosse definito una delle opere preferite del regista, non fu completato a causa dei grossi problemi finanziari del giovane Welles. La pellicola per una serie di difficoltà non è stata mai proiettata in pubblico. Tuttavia, avendone a cuore il progetto, il cineasta Orson Welles conservò le bobine del mediometraggio nella sua villa di Madrid quando, nel 1970, a causa di un incendio, il film fu bruciato e lo stesso regista dichiarò di averne persa l’unica copia della pellicola. Invece, ecco il miracolo, perché il 7 agosto 2013, a Pordenone, sono state ritrovate le bobine della pellicola all’interno di un magazzino, poi successivamente restaurate dalla Cineteca del Friuli.
Too Much Johnson Orson Welles, USA, 1938, b/n, 60’, v.o. sott. it. Con Joseph Cotten, Arlene Francis.
New York, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Un uomo, che con il nome fittizio di Alfred Johnson si finge proprietario di una piantagione di zucchero a Cuba, viene sorpreso a letto con la sua amante dal marito di lei. Questi comincia a inseguirlo per le strade della Grande Mela provocando scompiglio in tutta la città.
Nel riproponimento odierno c’è stato l’accompagnamento live di Francesca Badalini che ha eseguito una sua rielaborazione per pianoforte di Music for a Farce di Paul Bowles, musica originariamente prevista per il film. A Ottanta anni dalla realizzazione e a dieci dal ritrovamento del mediometraggio wellesiano Massimiliano Studer ci consegna un formidabile saggio sul film fantasma con il suo libro Alle origini di Quarto potere edito da Mimesis nel 2018, insieme al critico cinematografico Paolo Mereghetti che ne prefaziona questo lavoro mirato alla scoperta e all’analisi di un capolavoro, e già curatore nel 1977 di Il cinema di Orson Welles Editrice Scena.
Carlo Franza