1) Omar Galliani_SOLTANTO ROSE_MATITA E PIGMENTO SU TAVOLA DI PIOPPO CM 251 X 370 _DITTICO_ 2003 copia_previewL’arte contemporanea e numerosi artisti che la frequentano oggettivano il loro percorso con progetti sul sacro e sulla sacralità. D’altronde, i tempi in cui viviamo hanno bisogno di vivere riferimenti mirati catturati in parte dal passato e in parte da bisogni che ogni uomo può e deve ricercare oltre la materialità, guardando proprio verso l’oltre, verso la luce, oltrepassando le tenebre e il buio.

“Visioni di luce e di tenebra”  è un  progetto espositivo studiato per questo luogo che è il Museo di F. Mesfdd97368-0f59-4610-b553-f718d0115ad5sina a Milano, significativo sia per l’arte contemporanea, ma anche  per l’arte e la storia di Milano, con una particolare riflessione sull’iconografia religiosa che costituiva l’arredo della Chiesa nei tempi del suo massimo fulgore, a cavallo tra il XVI e il XVII secolo. La mostra curata da Maria Fratelli e Raffaella Reschè prodotta dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano e dallo Studio Museo Francesco Messina ha avuto la sponsorizzazione di Liquid Art System. Omar Galliani e Lorenzo Puglisi sono stati invitati dalle curatrici a confrontarsi all’interno della chiesa sconsacrata di San Sisto quale punto di congiunzione tra sacro e profano, luogo d’incontro dove riscoprire comuni fonti della loro poetica.Omar Galliani, Nuovi fiori, nuovi santi (2005) I due artisti hanno quindi lavorato sulle tracce della pittura religiosa che decorava la Chiesa a  metà del ‘600 nel momento di maggior splendore dell’edificio, dopo il quale seguirono un lento declino e poi spoliazioni e distruzioni durante le due guerre mondiali, prima che lo scultore Messina decidesse di farne il suo atelier. Diversi nello stile e nel percorso, in questo appuntamento milanese  Galliani e Puglisi condividono lo studio sullo spazio e sulla luce nella pittura, in cui spicca l’uso particolare della maniera nera. Senza dimenticare per l’appunto che Galliani è maestro della “maniera nera”.  Nel buio che pervade le opere di Galliani la luce stilla di un brillio sorprendente, inquietante ed anche seduttivo.Omar Galliani, Soltanto Rose (2009) Oppure fuoriesce  da una fonte luminosa nascosta, oscurata  a noi da un ostacolo, e ne  percepiamo appena la consistenza dei raggi luminosi. In Puglisi la luce è il risultato di un’aggregazione della pittura, una sorta di antimateria la cui potente gravità permette a solo pochi frammenti iconici  di emergere da un nero catramoso  e di sembrare quasi in effervescenza, nella struttura tridimensionale della pennellata.

Nei due livelli della chiesa, al piano terreno e interrato, sono state installate dieci opere di grandi dimensioni, come di consueto per i due artisti, la cui vocazione monumentale ben si attaglia a questo confronto con la pittura delle pale d’altare del ‘600. I soggetti pLorenzo Puglisi, Natività (2016)resentati evocano santi e demoni, la passione e l’estasi, in una lettura laica di temi religiosi, il cui comun denominatore è la pittura come ricerca di mezzi espressivi che aprano uno spiraglio  su una nuova visione. Galliani presenta una selezione di opere recenti di straordinaria bellezza di cui alcune inedite come la tavola “Soltanto rose”, e una spiazzante crocifissione del 2004, insieme a “Nuovi fiori, nuovi santi”, del 2005, dittico devozionale realizzato come di consueto su tavola, e infine “Denti”, tre tavole a matita del 2009, ispirate al ciclo di Sant’Apollonia. Puglisi realizza per l’occasione una grande tavola dedicata alla Crocifissione che, insieme alla “Natività” del 2016, tela dedicata al dipinto omonimo di Caravaggio, e a “Il grande sacrificio” del 2015, tracciano una sorprendente lettura della vita del Cristo.

Val la pena sapere qualcosa in più sullo spazio dove i due artisti hanno attivato le loro installazioni. Per documentare la storia dell’iconografia dell’edificio di San Sisto, sulla scorta degli studi di Giovan Battista Maderna del 1986, la fondazione della chiesa risalirebbe al re longobardo Desiderio, che nell’VIII secolo fece  erigere un convento benedettino, chiuso poi da San Carlo per lo stile di vita non propriamente monastico dei frati. Le forme  architettoniche attuali sono riconducibili al primo Seicento e pertanto è evidente che l’edificio originario sia stato completamente trasformato, probabilmente per volontà di Federico Borromeo che lo volle completato per la sua visita pastorale, avvenuta tra il 1604 e il 1609. Secondo gli storici, i lavori si possono collocare quindi tra il 1592 fino oltre al 1652.Omar Galliani, Denti (2009)

Alla metà del ‘600, l’interno della Chiesa presentava sei cappelle: quelle negli sfondati laterali e centrali erano dedicate rispettivamente a S. Antonio e al SS. Crocefisso. Tutte furono restaurate con i relativi dipinti che, ad opera di Carlo Pietra, correvano lungo il muro della Chiesa in forma di medaglioni con scene del Martirio di San Sisto e della Vita di San Carlo. Di Carlo Pietra (detto Preda) sopravvive la pala d’altare a tutto sesto ora a San Giorgio al Palazzo dal titolo Vergine tra S. Sisto e S. Carlo (oppure Madonna tra S. Sisto e S. Ambrogio sec. XVII – XVIII, olio su tela, 430 x 265 cm). Nel corso dell’800 vengono eretti alcuni altari, dedicati rispettivamente a Sant’Anna  (1840), su disegno dell’arch. Giovanni Brigatti, in marmo di Carrara, in cui era probabilmente collocato un dipinto attribuito ad un Procaccini; al SS. Crocifisso(1843); mentre del 1849 è il restauro della cappella maggiore con l’erezione del nuovo altare; nello stesso periodo viene terminata la cappella della Beata Vergine Addolorata. Nel 1842 viene installato un pulpito ligneo sollevato, su disegno dell’Arch. Luigi Clerichetti. Durante la prima guerra mondiale la chiesa viene trasformata in magazzino militare e successivamente non più usata per il culto, tanto che nel 1930 risulta ancora chiusa. Tra il 1930 e il 1944 la pala della Vergine del Preda e il dipinto dell’altare di  Sant’Anna lasciano San Sisto. La prima viene posta nella Chiesa di San Giorgio al Palazzo (chiesa a cui S. Sisto era aggregata dal 1791); della seconda si son perse le tracce. Nell’agosto del 1943 la parte absidale della Chiesa viene devastata da un bombardamento e poi sostituta da un finestrone. Il Comune di Milano avvia un restauro nel 1950, ma senza seguito perché la destinazione rimane incerta. Nel 1966 si propone l’utilizzo a biblioteca rionale. Nel 1970 il Comune accoglie l’istanza di Francesco Messina di allestirvi il proprio studio con una soluzione di comodato che prevede l’onere del restauro, effettuato da Tito B. Varisco. Lo Studio Museo Francesco Messina apre nel 1974.(Bibliografia: Pietro Crivelli,  Vita e miracoli di San Sisto, 1750 (Fondo religione Archivio di Stato, p.a. 1024); Francesco Messina, S. Sisto a Milano. Lo studio Francesco Messina, Scheiwiller 1973; Giovan Battista Maderna, Chiesa di San Sisto; Studio-Museo Messina; sec. XVI-XVII, scheda n. 43.4 in Milano ritrovata. L’asse Via Torino, a cura di M.L. Gatti Perer, Milano 1986, pp. 484-488).  NB. Le foto a corredo articolo sono di Renato Corpaci.

 

OMAR GALLIANI

(Montecchio RE, 1954), figura oramai celebrata sulla scena artistica mondiale, maestro indiscusso del  “disegno italiano”, marchio distintivo delle sue monumentali tavole disegnate a matita, utilizza il nero come addensamento  di materia. Il punto di partenza della sua opera è la superficie bianca del supporto ligneo, su cui traccia segni con matita o carboncino che si accumulano fino a prendere matericamente vita, a rivelare una superficie nella penombra, che sia la pelle del corpo umano, uno specchio d’acqua o un oggetto, per ricostruire la classicità e la pittura degli antichi maestri con una sua  cifra contemporanea.

LORENZO PUGLISI

(Biella, 1971) è autore di una ricerca pittorica che si caratterizza per l’utilizzo diffuso del nero che crea uno sfondo di buio assoluto dal quale si sprigionano fiotti di luce capaci di definire i volumi, i volti, le parti del corpo, come presenze catturate in un’espressione o in un gesto, frutto di un lungo percorso verso l’essenzialità della rappresentazione e denso di rimandi alla storia della pittura ad olio dal 1600 fino ad oggi. Dal 2015 la sua ricerca artistica si concentra sulla pittura nel senso più classico, con grandi tele riferite ad opere del passato e filtrate dalla sua iconografia.

Carlo Franza

 

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