L’artista coreano Peter Kim espone al Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese a Roma. L’esposizione indaga sul vaso, tra forma e vuoto, tra finito e infinito.
Vasi e matasse informi di fili colorati. Il Vaso, soprattutto, come forma archetipica, luogo a-temporale in cui conservare la memoria del mondo, forma che separa e include, dove convergono il finito e l’infinito. Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, ideata e curata da Maria Giovanna Musso, sostenuta da De Berg e organizzata da Comediarting, arriva in anteprima assoluta per Roma, al Museo Carlo Bilotti di Villa Borghese, “Sull’orlo della forma”, la mostra dell’artista coreano Peter Kim aperta fino al 4 novembre 2018.
Peter Kim si è formato in Asia e in Europa e attualmente vive a New York. Le sue opere sono state esposte in diversi musei e gallerie in Francia, Giappone, Hong Kong, Corea del Sud, Belgio, Messico, Serbia.
La ricerca espressiva dell’artista è caratterizzata da un costante richiamo ai temi della memoria, alle fratture del tempo e alle sollecitazioni del presente, con particolare riferimento al rapporto fra natura e cultura. Kim usa la linea come strumento di creazione e di accesso alle pieghe più profonde del reale. Nel suo lavoro la linea ripetuta è usata come un mantra visivo, un’ossessione gestuale che incide nello spazio e costruisce una ragnatela a cui annettere il reale.
Per la mostra al Museo Bilotti sono state selezionate le opere di Kim dedicate prevalentemente al tema archetipico del vaso, insieme a una serie di disegni e ad alcune opere più materiche (matasse informi di fili colorati), poste in una cornice che esalti, al tempo stesso, il carattere del luogo espositivo e la peculiarità di un artista ancora poco conosciuto in Italia. Tutti i lavori scelti dalla curatrice sono quelli in cui “l’artista si attarda ai bordi del reale, insistendo sui limiti della figura e sul vuoto che essa delinea, sull’orlo della forma dove si decide il senso e il destino delle cose”. La linea, il tempo, l’origine e la memoria: ecco gli elementi cardine dell’opera di Peter Kim (Corea del Sud, 1967). Nella sua opera la linea ripetuta è usata come un mantra visivo, una preghiera composta da piccoli segni intrecciati fra loro, quasi a voler estrarre dal groviglio inestricabile dei fili una misura universale. Il disegno è il frutto di un gesto reiterato che incide nello spazio e costruisce una ragnatela a cui annettere il reale. Ecco una selezione di opere dedicate al tema archetipico del vaso: contenitori leggendari, concrezioni di sogno, i vasi di Kim sembrano vascelli fluttuanti nell’oceano del tempo, messaggeri di storia, recipienti d’infinito.
Peter Kim, nato nel 1967 a Gwangju (Corea del Sud), si diploma nel 1998 all’École Nationale Superieur des Arts Plastiques (Marsiglia) e nel 2000 alla National Superior Diplome of Plastic Expression (Marsiglia), proseguendo la sua formazione in Europa con un Culture Course a Berlino per ricerche su Max Ernst. Attualmente vive e lavora a New York. Le sue opere fanno parte di importanti collezioni pubbliche museali fra cui il MAMAC (Modern and Contemporary art Museum di Nizza), l’Art Museum Gwangju e il Gwangju Kumho Culture Foundation di Seoul. Ha all’attivo diverse mostre personali e collettive a Hong Kong, New York, Nizza, Parigi, Seoul, Belgrado, Strasburgo, Merida (Mexico).
Carlo Franza