IMG_2137In uno spazio ove alberga già  il progetto “Scenari ”, a Firenze, al Plus Florence, è ospitata la mostra 2018 – 2019. TEMPUS FUGIT ” con installazioni  dell’artista  di fama internazionale  Marisa Settembrini. L’esposizione da me curata  è una sorta di termometro  della spettacolarità e della storicità dell’arte nuova, di un’arte che si fa veicolo di novelle  idee scolpite nella cultura occidentale, di un’arte capace di rigenerare mondi e uomini, e si fa anche  bussola  in un mare di proposizioni della cultura e delle arti internazionali.

La locuzione latina  tempus fugit, tradotta letteralmente significa “il tempo fugge”.  L’espressione deriva da un verso delle Georgiche di Virgilio (Georgiche ,III,284); “ Sed fugit interea fugit irreparabile tempus”  che tradotto vuol   dire  “Ma fugge intanto, fugge irreparabilmente il tempo”. Il tempus fugit è anche una filosofia di vita paragonabile anche al Carpe Diem  secondo cui non bisogna fare previsioni a lunghissimo tempo ma al massimo, assumersi impegni a breve tempo anche per farli al meglio perché, appunto, il tempo “fugge irreparabile” non permettendoci di risolvere cose già IMG_2285fatte, quindi vivere la vita come insieme di possibili ultimi giorni. Il modo migliore per capire questa percezione del tempo è leggere svariati brani, ne “Le Candele” di Kostantinos Kavafis. Da queste considerazioni è partita la riflessione profonda che ha mosso Marisa Settembrini nel mettere in atto l’installazione che propone sia questa nobile locuzione latina, che la datazione del  biennio che la vede esposta al Plus Florence di Firenze. PioggIMG_1631ia di lettere, pioggia di date, pioggia di parole. L’arte caratterizza il tempo, da sempre. La Settembrini non nuova all’uso di lettere e numeri, è figura interessantissima della poesia visuale, movimenta il “corpo” del presente, il corpo del tempo, il corpo dell’attualità. E se anche scattare fotografie significa cogliere un istante preciso, che ancora non si co­nosce, ma che si prospetterà agli occhi senza preavviso, l’installazione della nostra artista  è questo piccolo miracolIMG_1635o che ha però sia la durata di un istante che la durata di un biennio temporale.  Lucio Anneo Seneca è stato un filosofo e letterato latino, vissuto nel primo secolo dopo Cristo. Una figura tormentata dagli eventi del proprio tempo che ci ha lasciato molte opere sotto forma di dialoghi, trattati, epistole e tragedie. Con Seneca la riflessione romana raggiunse il massimo livello nell’ambito della filosofia morale. Tutte le sue opere sono pervase dal senso angosciante del tempo che passa, dall’idea della vita che scorre inesorabile e da quella della morte. Un pensiero pareva  tormentarlo e  trova il suo apice espressivo nel De brevitate vitae, ovvero la “brevità della vita”: un dialogo scritto forse tra il 49 e il 54 d. C., quando Seneca poté toIMG_2117rnare a Roma dal suo esilio in Corsica. Il tempo che scorre, la vita che passa e l’incertezza del domani non sono state però in Seneca il frutto di un pessimismo  alla luce di questa sua tormentata vita, perché  Seneca scrisse il De brevitate vitae; ma non lo compose per scoraggiarsi ancora di più, bensì per trovarne la soluzione, per cantare la propria vittoria sul tempo e sulla precarietà della vita. In quanto la soluzione sta appunto nella saggezza e nella capacità di vivere la qualità del tempo, non la sua durata. Per Seneca la vittoria sul tempo avviene per mezzo di quella saggezza che ci permette di vivere il presente, immergendoci completamente in ogni singolo gesto che compiamo, poiché il saggio non ha bisogno né del rimpianto del passato né dell’ansia del futuro, ma solamente del tempo presente: l’unico “tempo reale” nel quale egli si può realizzare. Ecco il senso dell’installazione di Marisa Settembrini, fissa sulla datazione del periodo che sta storicamente vivendo, ovvero il 2018-2019.  WP_20180615_19_03_14_ProNel De brevitate vitae Seneca ci consiglia di essere sempre presenti a noi stessi, di vivere la vita “hic et nunc”, qui e adesso. Il segreto della felicità risiede proprio nelle piccole cose della vita quotidiana, nella capacità di vivere appieno le nostre azioni minime. Un’idea, quella delle azioni minime, che  è riscontrabile visivamente nei fantastici quadri del pittore olandese Jan Vermeer, il quale, nel XVII secolo, dipingeva figure femminili che compivano semplici azioni, quali ricamare, cucire, scrivere una lettera o versare il latte da una brocca. Vivendo le nostre azioni minime vivremo la qualità del tempo e non la sua durata.

E’ nel Novecento che l’arte  si avvolge nel tempo e nello spazio. Quando Lucio Fontana eseguì il primo taglio sulla tela, non sancì soltanto la “morte della pittura”, ma anche e soprattutto avviò l’arte verso la “quarta dimensione”, perno  della teoria spazialista. È dal concetto di spazio, infatti, che Fontana giunge a interfacciarsi con il tempo, perché questa nuova dimensione si apre sull’infinito, che del tempo costituisce appunto il superamento. Il taglio rappresenta una privilegiata finestra d’osservazione sull’infinito, un’attesa meditativa che non ha più né inizio né fine. Il tumultuoso irrompere dell’ossessione del tempo sull’umanità del Novecento ha inevitabilmente interessato anche il mondo dell’arte, che si è  sentito  in obbligo morale di interpretare quel rapido scorrere che porta con sé mutamenti di usi e costumi.IMG_2129 Non è stata e non è solitaria, dunque,  l’azione di Marisa Settembrini. La sua installazione “Tempus fugit” corre lateralmente insieme al lavoro di tanti altri artisti.  Claudio Costa si è mosso  lungo la china delle epoche storiche, attraverso la ricerca di reperti sulle spiagge liguri, assemblati in L’origine, suggestiva installazione con il sapore  della memoria. L’individuo è al centro dell’indagine di Federico De Leonardis, che ha sviluppato  la sua ricerca in senso comportamentista, sviluppando Architetture del tempo, un’opera complessa costituita da differenti momenti, dove lo scorrere del tempo è testimoniato dall’azione dell’uomo. Punto focale dell’opera, Autoritratto nello specchio convesso, con cui l’artista approfondisce quell’Esposizione in tempo reale pensata nel 1972 da Franco Vaccari e suggerisce l’idea che a modificare e distorcere il volto umano non sia soltanto l’azione del tempo, ma anche e soprattutto quel “controllo sociale” esercitato dagli altri quando il proprio volto diventa pubblico, come accade oggi con lo sdoganamento mediatico dei social-network. Artista impegnato e tormentato, Fabio Mauri  avvertì  già negli Anni Cinquanta il fallimento dell’ideologia, e la sua riflessione sul tempo ha un carattere storicista, esplicato attraverso opere concettuali che documentano per metafora il vuoto esistenziale che i drammi del Novecento (compresa la Guerra Fredda) hanno lasciato nella coscienza dell’umanità. Il tempo assume la statura di “successione di fatti storici”, impalpabile movimento di idee, di stragi, di sangue.  E ancora, una serie di artisti   contemporanei si sono mossi  su Ritmi; meglio su proposizioni dell’Oggi, Domani (Boetti, Ceroli, Mattiacci, Spinelli); Giornate di lavoro (Opalka, Pietrella, Adami, Blank, Giovannoni); Date (On Kawara, Vezzoli, Darboven, Comani); Date speciali (De Dominicis, Closky, Albani, Sebregondi, Bertozzi&Casoni, Pignotti, Fois); Calendari (Boetti, Novelli, Miccini, Ori, Ghirri, Abate, Mambor, Mari, Cattelan, Neuenschwander, Camoni); Diari (Breakwell, Rubio, AOS); Passaggi (Vaccari, Vautier, Baruchello, Benetta); 24 ore (Almond, Shemilt & Partridge, Camporesi). Fenomeno fisico o concetto filosofico, mai assoluto perché variabile sulla base del metodo di misurazione scelto, il tempo è quella forza che l’umanità non è ancora riuscita a dominare, né, forse, a comprendere fino in fondo. Possibile manifestazione dell’essenza divina, o, secondo Heidegger, essenza della vita umana, il tempo ha da sempre affascinato l’individuo, ma ha cominciato a ossessionarlo soltanto con l’avvento della civiltà industriale, che lo ha sradicato dai cicli naturali dalle radici millenarie. E l’attuale rivoluzione informatica e digitale ha ulteriormente accelerato lo scorrere del tempo, frammentando l’esistenza umana in una  miriade di particelle.  Da queste considerazioni è partita l’idea di Marisa Settembrini di dar segno e compostezza alla sua installazione  sul tempo,  sul tempo presente, sul tempo che avvolge l’universo e gli uomini.

Marisa Settembrini è nata a Gagliano del Capo (Lecce) nel 1955. Dopo aver frequentato l’Accademia di Brera e la Kunst Akademie di Monaco di Baviera, oggi è titolare della cattedra di Discipline Pittoriche al Liceo Artistico di Brera, a Milano, città  dove vive e che alterna con i riposi nella cittadina salentina di Alessano. La sua attività parte dal 1976 con l’invito alla mostra “La nuova figurazione italiana” al Palazzo dei Congressi di Roma, per conto della Quadriennale Romana. Numerose le mostre personali e le installazioni in Italia (Roma, Firenze, Alcamo, Lecce, Todi, Milano, Erice, San Vito Lo Capo, Pavia, Brescia, Sondrio, Loreto, Teglio, ecc. ) e all’estero (New York, Monaco di Baviera, Berlino, Dusseldorf), e le partecipazioni a importanti rassegne. Nel 2011 viene invitata da Vittorio Sgarbi a partecipare alla 54ma edizione della Biennale di Venezia. E’ presente in vari Musei stranieri (Berlino, Montreal, New York) e italiani. Ha inoltre elaborato in coedizione con alcuni scrittori varie cartelle di grafica. E’ stata segnalata da Jean Pierre Jouvet nel Catalogo Comanducci n. 14 e da Domenico Montalto nel n. 27.Ha vinto importanti premi, tra cui il Premio delle Arti- Premio della Cultura al Circolo della Stampa di Milano,  nel 2017 a Firenze  il Premium International Florence Seven Stars- Grand Prix Absolute , nel 2018 a Roma-Sala Vanvitelliana il Premio ARTECOM-onlus per  la Docenza a Brera  e l’Arte. Della sua arte hanno scritto critici e scrittori italiani e stranieri, da Argan a Carluccio, da  A. Del Guercio a Fabiani, da Ferguson a Carlo  Franza, da Armando Ginesi a Virgilio Guzzi  e a  D. Montalto, dalla E. Muritti a N. Ponente, da F. Russoli a R. Sanesi, da Evelina Schatz a Walter Schonenberg, da Fulvio Papi a Marco  Valsecchi.

Carlo Franza

 

 

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