giosetta-fioroni-blu-di-prussia-35-750x400-1Occorre dire a gran voce che era ora che Milano dedicasse una mostra all’artista Giosetta Fioroni. Finalmente la grande mostra al Museo del Novecento con 160 opere che raccontano il suo lungo percorso artistico iniziato a Roma nei primi anni Sessanta. In quei mitici anni Sessanta del Novecento e soprattutto in quegli anni della dolce vita romana Giosetta  Fioroni –unica donna– faceva parte della cosiddetta “Scuola di Piazza del Popolo”, insieme a Mario Schifano, Franco Angeli, Tano Festa; Goffredo-Parise-e-Giosetta-Fioroni-1970-©-Archivio-Parise-Fioroni-568x420artisti che esponevano nella galleria “La Tartaruga” di Plinio de Martiis, collocata proprio nella piazza, sopra il caffè Rosati. Piazza del Popolo era allora di una vivacità incredibile, frequentata da letterati, cineasti, attori, attrici, poeti, artisti, era insomma  al centro del panorama artistico nazionale e internazionale. Avendo  vissuto da vicino quegli anni vi posso assicurare dell’atmosfera che prendeva e “caricava” tutti.  Uno splendido luogo di incontro di artisti, poeti e letterati, che poco più tardi divenne palcoscenico della ‘dolce vita’, dei film di Fellini, delle pellicole di Pasolini e di altri personaggi del nuovo cinema italiano.03.Le-CortigianeQuesto scenario romano suscitò l’attenzione anche di artisti stranieri come Mark Rothko, Robert Rauschenberg e Willem De Kooning, e creò un clima ricco di esperienze e di entusiasmi. Era un mondo culturale variegato quello che frequentava il caffè Rosati, la galleria “La Tartaruga”, e le vicine  e vivacissime via Margutta e del Babuino. Il titolo della mostra prende idea  dalla vecchia canzone “Sentimental Journey” portata al successo dall’attrice Doris Day negli anni Quaranta, e  cattura così l’attenzione di raccontare tutto ciò  che è legato alla vita sentimentale dell’artista e  ne trapela dalle opere. In  più di  sessant’anni di attività Giosetta Fioroni ha sviluppato un linguaggio  chiaro e immediato, anche fiabesco, adoperandosi a inscenare   pitture, il disegni,  video, con oggettivazione  sulla tela di immagini riprese dalla realtà, dai libri, dalle riviste che poi dipingeva con colori argento o rosso, mettendone in risalto sia forme che contorni. Giosetta_Fioroni512-9285-800-600-80Le immagini della memoria diventano fugaci  apparizioni, figure intrise  in un fondo più chiaro, frammenti di oggetti e di paesaggi.  Negli ultimi anni, ha anche fatto uso ceramica e realizzato vere sculture colorate, fra cui busti di donne, teatrini e presepi. Di particolare interesse una  scultura in resina del 2002 che la ritrae bambina con lunghe trecce e paltò (il titolo dell’opera è Giosetta con Giosetta a nove anni”), tenuta per mano da una Giosetta adulta

Giosetta-Fioroni-Giosetta-con-Giosetta-a-nove-anni-2002.-©-Archivio-Parise-–-Fioroni.-Photo-©-Giuseppe-SchiavinottoGiosetta Fioroni (nata a Roma nel 1932) e cresciuta in quell’ambiente romano aperto a esperienze e incontri, ha realizzato  le sue opere con una forte spinta creativa, e se inizialmente legata alla Scuola di piazza del Popolo,  quella sua scelta Pop è stata autonoma e singolare, direi molto italiana e familiare. Inizialmente un procedere astratto-informale, poi sceglie di dedicarsi all’arte figurale  più intima, legata alla osservazione delle cose, ai rapporti con le persone, ai sentimenti. Mossa in ciò certo dal suo carattere ma anche dalle suggestioni di quell’ambiente aperto e comunicativo in cui viveva, sviluppando un linguaggio visivo personalissimo, con  mezzi legati non solo al disegno e alla pittura, ma anche alle immagini registrate e proiettate su carta o tela, ai collages, alle performances, alla ceramica e alla scultura. Preminente il tema degli affetti, dei ricordi e della memoria che  negli anni  sarà il tema centrale di  tutta la sua opera.Giosetta_Fioroni490-9280-800-600-80 Un viaggio sentimentale singolarissimo è quello che si percepisce  nella mostra, con   storie raccontate, le amicizie, gli affetti e gli amori che sbucano dalle tele, dai disegni, dalle proiezioni e dai cosiddetti “teatrini “, una sorta di curiosi giocattoli costruiti per gli adulti.

Giosetta Fioroni ha sempre intrecciato il suo lavoro artistico alla sua vita e ai suoi affetti; basti pensare al  legame durato quasi vent’anni che l’artista ha vissuto con lo scrittore Goffredo Parise, l’ uomo della sua vita,  con il quale ha condiviso esperienze,  sue scelte culturali, e mille altre coincidenze; periodo che ha vissuto con lo scrittore  a Salgareda, nella campagna veneta, terra di origine dello scrittore, condividendo con lui interessi letterari e poetici, dal mondo della fiaba e dal meraviglioso.Giosetta_Fioroni503-9283-800-600-80 La fiaba, gli elfi, le persone e i loro oggetti sono racchiusi in una serie di piccole opere  realizzate da Giosetta Fioroni in quel periodo, e sono esposti in una sala della mostra intitolata “Piccoli cimiteri del meraviglioso”. Vi leggiamo il  paesaggio d’argento della campagna veneta, i reperti trovati e raccolti nei boschi, la casa condivisa con lo scrittore, ma anche gli oggetti del vivere quotidiano. Come si percepiscono nella sua poetica i paesaggi descritti e i temi letterari affrontati da Goffredo Parise nei “Sillabari”, che lo scrittore compose in quel periodo. Pubblicati in un primo tempo sul Corriere della Sera e più tardi in un libro( edizioni Adelphi), sono una serie di racconti brevi molto nitidi, dedicati ai sentimenti umani “essenziali” che vanno dall’amore puro a quelli vissuti nei legami familiari.  Parise è stato uno scrittore italiano di chiara fama, giornalista noto e inviato speciale per anni del Corriere, saggista, sceneggiatore e poeta, scomparso nel 1986 dopo una lunga malattia, e ancora giovane. A ricordare questo legame, nel 2016 Giosetta Fioroni, a trent’anni dalla morte dello scrittore, ha curato la pubblicazione di un libro molto intimo intitolato “Lettere d’amore” (Corraini Edizioni); all’interno, uno scritto di Parise per Giosetta Fioroni, e una lettera di Giosetta per Goffredo, righe toccanti come poche se ne sono potute leggere, e con i testi, tanti disegni di Giosetta, ideati per speciali ricorrenze, e tanti disegni e foto dei giorni felici trascorsi insieme. Con Parise, Giosetta  Fioroni ha condiviso Giosetta_Fioroni496-9281-800-600-80gli scenari del mondo, e soprattutto esperienze artistiche e di vita.

Sempre legate ai sentimenti e alla memoria,  anche le “Diapositive di sentimenti”, esposte in una delle sale della mostra, terminologia usata da  Goffredo Parise che la usò in un articolo apparso sul Corriere d’Informazione per descrivere i cosiddetti “argenti” della Fioroni. Non  sculture o oggetti argentati, ma fogli di carta su cui Giosetta proiettava immagini; in realtà l’argento era il colore che l’artista usava per dipingere e sottolineare le immagini proiettate sulla carta, che potevano essere suoi disegni originali di figure tratte dalla memoria, o immagini ricavate dai libri. Degli anni 1998-99, sempre rievocando “quel territorio misterioso che è il passato” la Fioroni ha realizzato grandi tele con colore e immagini di paesaggi e figure di un certo spessore, queste  sono esposte in una delle ultime sale della mostra; una tela, è intitolata “Casa di Goffredo Parise con cometa”,  il titolo per la verità si rapporta  al romanzo del  Parise  giovanile,  intitolato “Il ragazzo morto e le comete”.

Giosetta_Fioroni508-9284-800-600-80l capitolo di opere su carta dal titolo “I Movimenti remoti”è una serie di sedici grandi disegni e acquarelli che prendono anch’essi spunto dal titolo di un testo di Parise, considerato perso per molti anni anche dallo stesso autore, poi ritrovato e pubblicato nel 2007; per la Fioroni  sono una sorta di “memorandum dei ricordi recenti e di più antiche sensazioni della vita reale”. In questa stessa sala, ad ampliare l’interessante percorso sono esposte anche una serie di lettere che l’artista ha inviato nel tempo ai suoi amici pittori e scrittori, da Toti Scialoja a Tombly, da Zanzotto a Montale, a La Capria; anche queste illustrate con disegni e collages a colori e non poco  interessanti per il contenuto inedito. La mostra brilla in chiusura con una serie di fotografie di grandi dimensioni intitolate “L’altra ego” e “Senex, realizzate in anni recenti con il fotografo Marco Delogu, in esse  Giosetta Fioroni riflette sul corpo e la propria identità, vivacizzando  con ironia, teatralità  e  travestimenti; è sempre la vita a riemergere con  sogni e paure. Lei stessa  -citando Proust e la sua Recherce- ha sottolineato che “la realtà non si forma che nella memoria”. Una vita totale come pochi l’hanno vissuta, poco esteriore, molto umana  e molto intima.

Carlo Franza

 

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