Camera Pop. La fotografia nella Pop Art di Warhol, Schifano & Co. A Torino una mostra al Centro Italiano per la Fotografia ne documenta la storia.
Torino. “CAMERA POP. La fotografia nella Pop Art di Warhol, Schifano & Co” dal 21 settembre al 13 gennaio a CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, offre l’emozione di ammirare una sequenza davvero mozzafiato di opere: 150 tra quadri, fotografie, collage, grafiche che ripercorrono la storia delle reciproche influenze tra fotografia e Pop Art, il movimento che ha segnato l’arte e la cultura degli anni ’60.“La Pop Art è stata un fenomeno mondiale, esploso negli anni Sessanta negli Stati Uniti e in Europa, e diffusosi rapidamente anche nel resto del mondo che ha rivoluzionato – osserva Walter Guadagnini, curatore della mostra e Direttore di CAMERA – il rapporto tra creazione artistica e società, registrando l’attualità in modo neutro, fotografico per così dire, adottando gli stessi modelli della comunicazione di massa per la realizzazione di opere d’arte. In questo senso, la fotografia è stata, per gli artisti Pop, non solo una fonte di ispirazione, ma un vero e proprio strumento di lavoro, una parte essenziale della loro ricerca”. La mostra prende avvio con il famoso collage “What is it that makes today’s homes so different, so appealing” di Richard Hamilton, considerata la prima opera Pop della storia, che di fatto è un collage fotografico. Così come in Italia il più celebre rappresentante di questa tendenza, Mario Schifano, ha sempre operato attraverso e con la macchina fotografica. Le fotografie che ritraggono le icone più potenti degli anni ’60 diventano esse stesse opere e icone Pop: l’esempio più famoso è la Marilyn Monroe di Warhol, di cui in mostra verrà esposto lo storico portfolio di 10 grandi immagini del 1967 a evidenziare come la Pop Art debba alla fotografia una parte centrale della propria natura, e anche del proprio successo. La Marilyn di Warhol nasce infatti da una fotografia, come d’altronde tutte le opere del genio di Pittsburgh. E ancora la Brigitte Bardot di Gerald Laing nelle sue diverse versioni evidenzia l’utilizzo contemporaneo delle diverse tecniche, dalla fotografia al disegno alla stampa. Guardando all’Italia, la splendida tela di Rotella “Divertiamoci”, nata da una fotografia e riprodotta meccanicamente, rappresenta la realtà vista dal finestrino di un’automobile. La fotografia di Ugo Mulas documenta la storica Biennale veneziana del 1964 e gli studi degli artisti Pop newyorchesi, e in particolare quello di Andy Warhol. Una quarantina di scatti, alcuni pressoché inediti, raccontano uno dei momenti più alti del rapporto tra fotografia e Pop Art, al confine tra documentazione e creazione.
Tornando agli artisti, Michelangelo Pistoletto, in maniera sorprendente, fa entrare lo spettatore direttamente nell’opera, con i suoi specchi ai quali la fotografia conferisce un surplus di adesione paradossale alla realtà. Così la splendida figura della “ragazza che cammina” del 1966 proveniente dalla collezione di Intesa Sanpaolo, diviene parte dell’ambiente e noi diventiamo parte dell’opera.
Un’ampia sezione della mostra è dedicata anche al concetto di riproduzione, di un’arte che si fonda sull’idea di uno strumento come la macchina fotografica, riconosciuto – e contestato – sin dalle sue origini per la sua natura meccanica. La macchina fotografica ha rinnovato il modo di vedere il mondo, il mondo è conosciuto e concepito attraverso le riproduzioni fotografiche, e gli artisti Pop a questo immaginario e a queste pratiche si rivolgono, per essere davvero contemporanei. È la società dei consumi e delle immagini di massa, nella quale la fotografia ha un ruolo centrale. In questa sezione si trovano alcuni dei precursori della Pop, primo fra tutti Robert Rauschenberg, del quale è esposta, tra le altre, una eccezionale grande tela realizzata a quattro mani con il fotografo italiano Gianfranco Gorgoni. Ancora, la figura di Warhol ritorna attraverso lo strumento fotografico prediletto, la Polaroid: non solo le fotografie realizzate – quelle immagini che gli servivano per realizzare i suoi ritratti del jet set del tempo – ma anche l’oggetto “macchina” dedicata a un grande fotografo come Mimmo Jodice, che andava documentando la presenza del maestro americano a Napoli. “La mostra, curata da Walter Guadagnini, grande esperto di Pop Art oltre che di fotografia- conclude il Presidente Emanuele Chieli – si inserisce a pieno titolo tra le grandi mostre prodotte da CAMERA e succede a precedenti di successo, come le rassegne ‘L’Italia di Magnum’ (2016) e ‘Arrivano i Paparazzi!’ (2017): mostre di indagine che intendono analizzare e approfondire un particolare momento storico attraverso lo studio di un movimento o di uno stile fotografico, illuminandone contemporaneamente l’aspetto artistico e quello sociale. Questa mostra, come le precedenti, offre quindi diversi livelli di lettura e approfondimento che, ne sono certo, il visitatore avrà modo di cogliere e apprezzare”.
Carlo Franza