Italia fuori dall’Euro. Lezione di storia salutare, e via d’uscita è l’abbandono dell’Unione Europea, per un’Italia che va verso il precipizio. Prepariamo un paracadute col Ministro Paolo Savona.
Il destino dell’Unione Europea è segnato anche se per moltissimi è sempre più nascosto; è in corso la battaglia fra tra europeisti e sovranisti, che per il momento sembra non avere ancora un vincitore certo. Io parteggio senza mezze parole con i sovranisti, né basta come fanno certi politici e intellettuali con i calzari, ma anche preti e vescovi, invocare Servi di Dio come Don Tonino Bello( Papa Francesco è andato sulla tomba ad Alessano a perorare la causa per i migranti non voluti dagli italiani ) e santi come Padre Pio (il presidente del Consiglio Conte è andato a chiedere aiuto per il programma giornaliero di governo e il reddito di cittadinanza) e addirittura San Gennaro. Secondo il collega sociologo dell’Università di Torino, Luca Ricolfi, l’ipotesi finora più verosimile è che “ in Europa si crei un’alleanza fra le forze che non credono negli Stati Uniti d’Europa (cioè in una forma di unione federale) e che puntano a restituire autonomia agli Stati nazionali, specie in materia di immigrazione”. Insomma, la questione non può essere semplificata tra l’attuale spartiacque dove da una parte c’è l’Europa e dall’altra gli stati nazionali. Si arriverà prestissimo a un dunque, a una svolta. Ricolfi si sofferma su un’altra questione spinosa, quella della posizione definitiva del Partito Popolare Europeo che potrebbe vendersi al miglior offerente: “Non so se il Ppe si alleerà con i populisti e i sovranisti in caso di vittoria, sicuramente si deciderà dopo le elezioni, sempre che non sia il voto a decidere per tutti: se Socialisti, Popolari e Liberaldemocratici non superano il 50%, l’unico governo possibile diventa un’alleanza Popolari-destre, visto che Verdi ed estrema sinistra in Europa non hanno alcuna intenzione di promuovere un governo rosso-nero”. Prendiamo la situazione italiana e leggiamo il nostro status ovvero quanto riguarda il governo italiano e quella sintesi tra il leghista Matteo Salvini, il pentastellato Luigi Di Maio e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il collega sociologo Ricolfi ribadisce: “Uno degli ingredienti essenziali per rendere questo connubio possibile è negoziare con l’Europa un percorso graduale di riduzione del rapporto debito-Pil, non solo senza sforare il 3% di deficit ma anche senza superare l’1.8% ereditato da Renzi e Gentiloni”.
Sante, storiche e mirate parole quelle del Ministro Paolo Savona che ha detto che per tre volte l’Italia ha subito il fascino della cultura tedesca che ha condizionato la sua storia, non solo economica, primo con la Triplice alleanza del 1882, poi il Patto d’acciaio del 1939 e infine con l’Unione europea del 1992. “È pur vero – aggiunge subito dopo Savona – che ogni volta fu una nostra scelta. Possibile che non impariamo mai dagli errori?” La Germania è poi accusata di esportare deflazione violando le regole ma, aggiunge l’economista, non paga dazio.
Esiste ve lo assicuro un documento per ribaltare l’Unione Europea. Il ministro degli Affari europei il preparatissimo Prof. Paolo Savona ha pronto il suo “piano C”, che a Bruxelles forse vedranno tanto minaccioso e incombente come il suo famigerato “piano B”, quello per un’uscita sicura dall’euro. Il commissario Ue al Bilancio Guenther Oettinger, tedesco, già trema e più volte ha sparato sul governo di Lega e M5s (“Vogliono distruggere l’Europa”), mentre apprendiamo da Il Messaggero del dossier del ministro Paolo Savona “per riformare l’intera governance europea” e lasciarsi alle spalle il periodo luttuoso dell’austerity e proiettarsi in quella di una ripresa più equilibrata e diffusa.
Fuori casa Italia cosa si muove e cosa si dice? L’Italia è più che certo farebbe bene a uscire dall’euro. A dirlo, questa volta, è un premio Nobel Joseph Eugene Stiglitz, economista e saggista statunitense, Nobel per l’Economia nel 2003, che non ha dubbi: “L’Eurozona ha bisogno di una riforma radicale, ma visto che questa non ci sarà a causa dell’opposizione della Germania, l’Italia farebbe bene a uscire dalla moneta unica, una mossa sì rischiosa ma che porterebbe vantaggi chiari, lineari e considerevoli”.
Sulle pagine web de il “Politico” Stiglitz un consiglio forte lo dà in forma scritta, commenta le posizioni di Salvini e Di Maio circa la riforma, sempre più necessaria, dell’Europa che – parole sue- “ha fortemente bisogno di essere riformata”, peccato che Bruxelles e i suoi burocrati, invece di attuare questi cambiamenti vitali, “abbiano introdotto forti restrizioni su debiti e deficit che rappresentano ulteriori ostacoli alla ripresa economica“. L’economista a stelle e strisce punta il dito contro Berlino, che ritiene primo responsabile dell’attuale impasse europeo: “Il problema è la riluttanza della Germania che blocca ogni cambiamento” osserva Stiglitz. E adesso allacciate le cinture di sicurezza per la notizia e lo scossone che sorprenderà non pochi.
“L‘Italia fuori dall’euro nel 2020”. La profezia è dell’economista americano Nouriel Roubini, uno dei guru della finanza mondiale, secondo cui tra 2 anni potremmo assistere a un “nuovo 2008”, una riedizione aggiornata della tempesta che 10 anni fa travolse prima gli Usa, con il fallimento della Lehman Brothers, e poi tutto il mondo. La preoccupazione è diffusa (“Nelle istituzioni internazionali si teme che in Italia ci sia una ripetizione della crisi del 2011”, parola di Carlo Cottarelli a ItaliaOggi), mentre è il presidente della Bce Mario Draghi a esortare con toni bruschi il governo italiano a parlare di meno e fare di più. Roubini, però, scende nel dettaglio. In una sua analisi su Project syndicate citata dal Giornale, uno dei pochi economisti che riuscì a prevedere il crollo del 2008 sottolinea come “nel 2020 le condizioni saranno mature per una crisi finanziaria, seguita da una recessione globale”. Secondo l’esperto la crisi partirà ancora dagli Usa, con una catena di cause e conseguenze: politiche di stimolo fiscale di Trump troppo costose, aumento eccessivo di inflazione anche a causa dei dazi commerciali e aumento dei tassi da parte della Fed. E l’Italia? Le “politiche populiste” di governi come quello di Giuseppe Conte “potrebbero tradursi in dinamiche del debito insostenibili dentro l’Eurozona”, che vuol dire con parole spiccie: l’Italia e altri Paesi potrebbero abbandonare l’euro, con conseguente “scoppio della bolla speculativa sui mercati”.
Carlo Franza