Il fotografo Giorgio Cutini tra sequenze e occasioni. A Villa Lysis a Capri le sue fotografie raccontano storie e ricordi.
Narrare per immagini, ma anche raccontare storie. Così si avvia questo nuovo capitolo del marchigiano Giorgio Cutini che ha per titolo “Sequenze/ Occasioni”. Ricordo che da un punto di vista critico il mio carissimo collega Giulio Carlo Argan dava un peso enorme alle “occasioni”, tant’ è che utilizzò questo termine come titolo di un suo libro. Cutini cattura così lo scorrere del tempo, nel transito dal giorno alla notte, ma soprattutto sapientemente insegue la luce che modifica le superfici, i materiali e i colori . Intrappolati in questo processo creativo restano, frammenti di persone, oggetti, paesaggi , ecc. Gli scatti, preziose fotografie, sono in mostra a Capri, all’interno di Villa Lysis, la storica dimora che il Conte Fersen fece costruire a inizi ‘900 sull’isola azzurra. La mostra e l’intero progetto, organizzato in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Capri, con il Patrocinio del Comune di Capri ed il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, lascia vedere 15 fotografie in B/N, e due fotografie a colori di medio e grande formato. Mi aspettavo per l’occasione un volume-catalogo più significante e con più testi di storici dell’arte e della fotografia che ne evidenziassero particolari letture dell’esposto. Mi pare che il testo in questione nel libricino che accompagna la mostra sia piuttosto magro, poco affilato nell’ impianto della lettura e apertamente insufficiente; pare un contorno poco appetibile. Ma al di là di ciò il binario di lettura corre per l’appunto tra sequenze e occasioni. L’occhio del fotografo che ha sempre colto la realtà nei capitoli precedenti attraverso un fermo schiacciante sull’avvio di dinamiche estetiche che potevano rimandare ad altri compagni di viaggio come Giacomelli, qui trova coraggio nell’imprigionare il fermo della realtà attraverso una serie di sequenze fotografiche in bianco/nero, dove certo rimane il rapporto diretto con la natura, ma solleva -evidente- anche un’aura filosofica che scava riflessioni esistenziali. Tra le foto esposte, anche uno scatto dell’85 che ritrae Villa San Michele a Capri, la leggendaria dimora del medico svedese Axel Munthe. Di fronte all’impossibilità del mezzo fotografico di registrare qualcosa che vada oltre l’apparenza Cutini ne forza il linguaggio mettendo in scena e fotografando piccole sequenze narrative. E’ giunto Cutini al salto di qualità che dovrà nelle prossime uscite trovare uno status storico, se ciò non avverrà vuol dire che gli è mancato il confronto con l’internazionalità. Ma è da augurare al fotografo questa presa di coscienza che sfora inesorabilmente dal provincialismo. Poi accanto alle “sequenze” si leggono le “occasioni” , ovvero una serie di fotogrammi recuperati che riaffiorano dalla nebbia dei ricordi, occasioni colte e preziose che riescono a far rivivere attimi di vita, relazioni, istanti che paiono oggi a distanza di tempo occasioni di paradiso mentale e visivo; quasi attività simili al sogno, come stati di incoscienza e realtà virtuale, definite “mise en abyme”. Una narrazione di se stessi che anche quando fisicamente non compare, presenzia come assenza, un’ombra. Il termine trae origine dal francese e significa letteralmente “collocato nell’infinito” o “collocato nell’abisso”; i ricordi e le occasioni oggi nuovamente sollecitate da Giorgio Cutini fanno parte dell’esplorazione del mondo interiore attraverso varie forme di manipolazione. Gli scatti che compongono la visione totale della mostra sono una sorta di racconto autobiografico tradotto da una parte in una sequenza fotografica di momenti, ricordi, pensieri tradotti e astratti in una grande composizione, né poi va dimenticato che la sequenza di immagini ha sempre come scopo ultimo quello di raccontare una storia, una storia che nasce dal particolare punto di vista del fotografo.
Carlo Franza