Nasce il Museo del Somaro a Gualdo Tadino(PG). Un esempio illuminante per far ritrovare all’Italia le sue origini.
Il Museo del Somaro, finalmente in Italia trova collocazione. Speravo da anni venisse messo in piedi. E pensavo nascesse in qualche paese o cittadina del Sud, ad esempio Alessano-Lecce, Corigliano Calabro/Cosenza , Tricarico-Matera, e invece no. Adesso è nato a Gualdo Tadino in provincia di Perugia, quindicimila abitanti. Ricordo che una volta lo proposi a un sindaco di Alessano/ Le, mi guardò stralunato come per dire che stessi per prenderlo in giro. Ideato dall’Architetto Nello Teodori –geniale uomo- , voluto e realizzato dall’Amministrazione Comunale di Gualdo Tadino in Umbria, ha sede presso il palazzo medievale in via Calai, di proprietà del Comune di Gualdo Tadino e recentemente restaurato. Erano presenti all’inaugurazione il Sindaco Massimiliano Presciutti, l’Assessore alla Cultura Fabio Pasquarelli, l’Assessore all’Istruzione Emanuela Venturi, il curatore del Museo, l’Arch. Nello Teodori e la Direttrice del Polo Museale Catia Monacelli. “ Finalmente – ha sottolineato l’Assessore alla Cultura Fabio Pasquarelli – dopo circa un anno dalla prima volta in cui si è parlato di questo Museo finalmente abbiamo inaugurato questo nuovo contenitore, unico nel suo genere, che arricchisce e completa il sistema museale della città di Gualdo Tadino. L’Amministrazione Comunale ha subito sposato questo progetto ed ha messo a disposizione il Palazzo Medievale in via Calai, che è stato recentemente ristrutturato, e 6.000 € necessari per la musealizzazione. Ringrazio Nello Teodori che ha ideato e curato questo nuovo Museo dedicato al Somaro”.
“Ringrazio l’Amministrazione Comunale – ha dichiarato il curatore del Museo, l’Architetto Nello Teodori – che ha aderito a questo progetto mettendo a disposizione una location di pregio come il Palazzo Medioevale in via Calai. Un progetto artistico che parte da lontano, dagli anni 90’, e che ora finalmente trova compimento nel Museo del Somaro. Si tratta di un’eccellenza nel suo genere unica in Italia. In questo spazio ho esposto materiale che ho raccolto nell’arco di 20 anni proveniente da artisti importanti ma anche da persone normali, perché questo Museo è uno spazio dove tutti possono esprimere la propria forma artistica. Ci saranno tante opere d’arte ed un archivio multimediale, che faranno affrontare le tematiche legate al somaro sotto tanti punti di vista”.
Il Museo del Somaro è un tributo a questo animale, una figura che meriterebbe, per le sue tante qualità, di essere apprezzata e meglio curata. L’articolato allestimento museale appare come una grande metafora, un affresco a più mani, un luogo dove interrogarsi e riflettere sulle contraddizioni dell’esistenza umana, laddove valori e qualità reali spesso vengono sopraffatti e umiliati… come l’asino.
L’essenza della “somaritudine” è proprio nell’appartenenza alle minoranze e nella sua “vocazione del Bastian contrario, pronto a schierarsi contro le definizioni maggioritarie, attratto, forse, da un mondo alla rovescia” (Paolo Portoghesi). Un animale buono e testardo – come scrive Goffredo Fofi – qualità che ci affascinano, di cui si avrebbe bisogno oggi. Il mondo deve riscoprirsi asino, ha scritto qualcuno, saggio quanto un asino.
“Il somaro è un vero e proprio animale simbolico dei nostri tempi. Passato di moda, inattuale e inutile rispetto ad una società post-industriale, continua ad esistere e a opporre la sua testardaggine alla fatalità della propria estinzione. Malgrado tutto è ancora tra di noi. E sta abbastanza bene in salute… Incarnazione del mito dell’artista moderno e contemporaneo, quella del somaro. Esaurita, espansa, morta, l’arte continua testardamente a esistere e a manifestare la propria esistenza come qualcosa di irriducibile alla propria estinzione. Per quanto si voglia immaginare che l’arte abbia dissolto la sua identità (e manifestato la propria inattuale inutilità) nel cinema, nei fumetti, nel design, nella tv, nel web e quant’altro… Ancora, prima o poi ci si imbatte in qualcosa – qualsiasi cosa sia – che non si può chiamare in altro modo che ARTE”. (Francesco Galluzzi)
Nel Museo del Somaro sono presenti circa cento opere di artisti visivi, ma anche contributi provenienti dal mondo dello spettacolo, della letteratura, della critica, della scienza, della politica.
“Ringrazio l’Amministrazione Comunale e a Nello Teodori – ha detto la Direttrice del Polo Museale, Catia Monacelli – per aver dato a Gualdo Tadino questo nuovo contenitore alla città. Si tratta di un museo ed allo stesso tempo anche di un centro sull’arte contemporanea. L’anello mancante che arricchisce e completa l’offerta proposta dal nostro Polo Museale”.
Hanno aderito al progetto:
Paolo Portoghesi, Ninetto Davoli, Ugo La Pietra, Goffredo Fofi, Karin Andersen, Luca Maria Patella, Pino Modica, Lamberto Pignotti, Carlo Franza, Cesare Pietroiusti, Giovanni Fontana, Emilio Fantin, Gabriele Perretta, Giancarlo Norese, Pier Paolo Coro, Stefano Fontana, Michele Mariano, Pablo Echaurren, Enrico Bentivoglio, Anton Roca, I Santini del Prete, Pasquale Cassandro, Mario Consiglio, Michel Gueranger, Paolo Fabiani, Angelo Ricciardi, Vincenzo Rusciano, Raymond Halle, Antonio Picardi, Isabella e Tiziana Pers, Giorgio Lupattelli, Raffaele Iannello, Mario Volpi, Giulia Piscitelli, Antonella Mazzoni, Tommaso Tozzi, Roberto Giacomucci, Simone Armelani, Ciro Ricciardi, Gianluca Rosso, Marco Vaglieri, Jack Sal, Armando Tomassoli, Eduardo Alamaro, Rita Vitali Rosati, Matteo Fraterno, Lucia Angeloni, Claude Appaldo, Pino Boresta, Brigata ES, Sergio Calatroni, Dario Carmentano, Giovanni Surace, Lia Pantani, Ivano Vitali, Giovanni Mengoni, Antonio Di Pietro, Franco Fiorillo, Luigi Baggi, Rosa Foschi, Enzo Storelli, Giorgia Gìgì, Teodolo Manganelli, Roberto Fugnanesi, Barbara Stefani, Lello Ruggiero, Luciano Ghersi, Mala Arti Visive, Marino Guerritore, Francesco Impellizzeri, Fabrizio Modesti, Patrizia Landi, Maria Sanchez Puyade, Paolo Lumini, Ruggero Maggi, Ada Marcheggiani, Laura Palmieri, Aroldo Marinai, Ferdinando Mazzitelli, Maria Grazia Fiorucci, Claudio Parrini, Gianni Pedullà, Remo Giombini, Liviana Morelli, Raffaele Romano, Roberto Cascone, Mari Iodice, Giovanna Nigi, Mario Pisani, Stefano Peressini, Mimmo Pianese, Luciano Tittarelli, Gruppo Sinestetico, Rapini, Paolo Ravalico Scerri, Salvatore Attanasio Avitabile, Franco Troiani, Aldo Sartori, Marcello Minelli, Piergiuseppe Pesce, Fausto Paci, Nello Teodori, Manuela Corti, Elio Licata, Michele Zappia, Gianni Actis Barone, Isabella Ceccarelli, Giovanni Strada, Elisa Vladilo, Sati, Marilde Mazzacrelli, Samuele Discepoli.
E’ così che l’Italia ritrova le sue origini, la sua cultura, la civiltà contadina da cui proviene.
Carlo Franza