Armando Marrocco, artista concettuale, vero sciamano dell’arte contemporanea. In mostra alla Galleria Vigato di Alessandria sue opere che attraversano tutti i movimenti del secondo Novecento.
La mostra di Armando Marrocco (Galatina-Lecce 1939), artista illustrissimo e di chiara fama come amo definirlo, in corso alla Galleria Vigato-Arte Contemporanea di Alessandria, sempre attenta nella scelta delle figure dell’arte contemporanea da proporre lascia vivere sensibilmente lo spaccato di una storia quale quella di Armando Marrocco che giovanissimo è giunto a Milano nei primissimi anni ’60 del Novecento trovandosi così coinvolto nei più importanti movimenti artistici dell’epoca. La mostra, aperta fino all’8 dicembre 2018 si tiene con il patrocinio della Città di Alessandria e di “850 anni Alessandria”(1168-2018),esposizione sicuramente “storica” -aggettivo da sottolineare- perchè riunisce opere ed esemplari delle molteplici fasi di una produzione che ancora oggi non accenna ad arrestarsi, per via di una sperimentazione che agita da sempre l’artista salentino e milanese. E per chi come me fin dalla fine degli anni Sessanta ha frequentato intensamente la statura culturale e professionale del professor Giulio Carlo Argan – mio mentore – avverte con maggior valore la preziosità del lavoro di taluni artisti che hanno lavorato ricercando, inventando, spaziando, producendo e storicizzando il loro percorso, visto che nella seconda metà del Novecento specie a Milano e Roma si sono succeduti movimenti di piano internazionale. E spesso io stesso come storico dell’arte ne sono stato anche coinvolto. Ebbene, Armando Marrocco allora giovane attento al fare delle arti seppe conquistarsi il consiglio di Lucio Fontana, sicchè partendo dall’informale, attraversò poi l’arte aniconica e programmata, l’arte sciamanica tutta sua, che chiamerei meglio arte totale(come teatro orgiastico e dei misteri), tanto che anticipò molta arte internazionale degli Anni Ottanta; eppoi lo spazialismo, il minimalismo, l’arte estroflessa e monocroma, l’arte analitica, fino all’arte programmata, al design e all’architettura; e fermiamoci qui perché il racconto di questo lungo percorso fervoroso e illuminato sembra ancor oggi non aver confine.
Lo svela lo stesso artista quando dice che questo fervore per l’arte ebbe inizio fin da quando, ancora ragazzo, frequentava le botteghe artigiane per imparare il mestiere; da allora Armando Marrocco non ha mai smesso di operare-sperimentando, spaziando lungo tutti i movimenti contemporanei, dall’arte programmata e analitica degli Intrecci all’arte povera, dall’arte concettuale al bricolage dei Cavalieri. È stato abile a plasmare le materie più diverse, complici una predisposizione e una curiosità naturali incoraggiate dalla formazione accademica e dalle collaborazioni con gli studi di design e architettura. In mostra i Cavalieri ardenti, le carte bruciate e masticate, la poesia visiva, le installazioni di parti di marmo fasciate o bendate ( stupendo il lavoro “le porte del destino”- la potenza,la sapienza, l’amore), e ancora gli intrecci, le dimore, le battaglie nel cielo, ecc. L’operosità, la poesia, la coerenza, la sapienza costruttiva e l’intera armonia che traspaiono da forme e colori non hanno confine in Armando Marrocco, perché questo suo operare si è generato e rigenerato all’infinito.
Carlo Franza