Le rose di Arturo Vermi. Una straordinaria raccolta di opere tra poesia, bellezza, mistero e amore alla Leo Galleries di Monza.
E’ proprio da uno degli artefici del gruppo “Cenobio” (Arturo Vermi, Agostino Ferrari, Angelo Verga, Ugo La Pietra, Ettore Sordini ed anche Raffaele Menster che abbandonò prestissimo il gruppo) movimento attivo a Milano negli anni 1962/‘63 attorno allo sperimentalismo segnico del dipingere; vale a dire Arturo Vermi che negli anni Ottanta del Novecento e in anni di sperimentalismo figurale – vedi la Transavanguardia- si proponeva di richiamare lo spettatore a meditare sulla relazione tra immagine e parola in termini logici e semeiotici, elaborando così un’immagine naturale che gli ruotava attorno quotidianamente, da essere usata come linguaggio e mimesi, di pensiero e di emozioni, che ha occasionato un corpo nutrito di lavori che hanno avuto come tema il simbolo dell’amore.E taluni potrebbero argomentare, ma come, cosa c’entra un’immagine così reale con il segno? Occorre sapere che già nell’anno 1960, il catalano Joan Brossa aveva concepito il poema-oggetto Cerilla (fiammifero), che riuniva la parola “cerilla”, il disegno di un fiammifero e il fiammifero vero e proprio. Il meccanismo logico-semiotico era lo stesso così come fece poi nel 1965 anche Kosuth che realizzò l’opera Una e tre sedie che comprendeva una vera sedia, una sua riproduzione fotografica ed un pannello su cui era stampata la definizione da dizionario della parola “sedia”. Non va dimenticato che la rarefazione dei contenuti emozionali nell’arte perseguita dagli artisti concettuali arrivò ben presto anche a determinare la volontà di prescindere dall’opera d’arte in sé: l’idea e la riflessione subentrarono così al manufatto, all’oggetto, indipendentemente dal loro carattere tradizionale o innovativo. E’ proprio da ciò che occorre partire per una appropriata lettura della mostra di Arturo Vermi ( 1928-1988) dal titolo “Progetto per una rosa” in corso alla Leo Galleries di Monza. Arte e poesia, arte e passione, arte e misticismo, arte e bellezza, arte e mistero, arte e devozione, arte e amore e mi fermo qui. Una serie di opere dell’artista lombardo che ci dicono molto del suo vivere, della sua vita, del suo esistere, delle sue relazioni, delle sue amicizie e del suo amore per la compagna di una vita Anna Rizzo Vermi. Icona classica la rosa, attraversa tutti i secoli, amata, cantata, disegnata e dipinta da poeti, musicisti e pittori. Stretto legame con l’amore. E’ la rosa, icona onnipresente, ancor presente specialmente nell’iconografia della mistica cristiana, per la bellezza, il profumo, per il mistero della sua forma e per il colore per lo più rosso, simbolo antichissimo dell’amore. A questa simbologia appartengono sia la coppa del Graal, sia la rosa celeste (Candida Rosa) della Divina Commedia di Dante, sia la rosa mistica delle Litanie. Ma fermiamoci qui perché già Gertrude Stein diceva: “la rosa è una rosa, una rosa, una rosa”. “Le Rose, serie apparentemente autonoma nella produzione del Vermi, fanno la loro comparsa negli anni Ottanta e possono sembrare strane se confrontate con il rigore e il segno essenziale della sua più nota produzione – scrive Simona Bartolena, curatrice della mostra, nel testo del libretto che accompagna l’allestimento -. Le rose sono parte integrante di un processo creativo che non si preclude esperienze inaspettate e incursioni nel figurativo, nella terza dimensione della materia e in linguaggi assai diversi”. Rose dal lungo stelo disegnate, colorate, talvolta il colore è relegato in una quadrato rosso o bianco mai dimentico delle geometrie dell’ artista; rose in vaso, mazzi di rose, rose inserite in paesaggio; rose aperte, boccioli,spesso diventano o sono un pretesto, diventano macchie espressioniste, o composizioni-collage come nell’opera “Dalla luna piovono rose ma solo sugli innamorati” del 1986. “Le Rose non sono sporadiche incursioni nel tema, ma piuttosto un preciso e motivatissimo piano esistenziale – continua Bartolena nel testo critico -. Sono l’ennesimo mattone che Vermi colloca nella costruzione del suo mondo di Felicità”. Queste opere sono la parte privata dell’artista Vermi, il suo credo poetico capace di andare oltre la razionalità del segno che pure argomentò la sua poetica. I fiori, infatti, erano spesso un omaggio d’amore per la moglie Anna e per i figli. “La raccolta dedicata alle rose assume una connotazione nuova e trova il suo posto nella ricerca storica, manifestando ancora una volta l’eredità di un artista illuminato che dichiara l’alleanza del progresso dell’arte e dell’uomo per ridare bellezza alla Terra, per far sbocciare una rosa sempre più bella”, scrive Anna Vermi nelle pagine del catalogo.
Carlo Franza