Le incisioni di Valentino Vago esposte alla Biblioteca dell’Accademia delle Belle Arti di Brera. Uscito anche il Catalogo Ragionato della produzione grafica dell’artista.
Inaugurata lo scorso 24 ottobre2018 -ed aperta fino al 19 gennaio 2019- negli spazi della Biblioteca dell’Accademia delle Belle Arti di Brera la mostra “Incisioni (1952-1959)” rende omaggio alla ricerca artistica di Valentino Vago (Barlassina 1931 – Milano 2018) presentando un corpus di oltre quaranta incisioni ad acquaforte rieditate nel 2014 a partire dalle lastre originali realizzate dall’artista nel corso degli anni Cinquanta. Il restauro delle lastre e la stampa sono stati curati dalla Stamperia d’Arte Pilar Dominguez.
L’esposizione, ideata in collaborazione con l’Archivio Valentino Vago, indaga a largo raggio la produzione incisoria del maestro di Barlassina. Vago si è dedicato a questa disciplina a partire dal 1951 frequentando i corsi all’Accademia di Brera, tenuti da Benvenuto Disertori, uno dei principali incisori italiani del primo Novecento e docente a Brera dal 1930 al 1960 e, nel 1957, espone i suoi lavori nella sua prima mostra in assoluto alla Galleria Bramante di Busto Arsizio. L’interesse dell’artista verso l’acquaforte trascende gli anni dello studio, come testimonia la sua iscrizione, dal 1957 al 1960, all’Associazione Incisori d’Italia e la partecipazione a tutte le mostre e i concorsi organizzati dall’Ente, in quegli anni presieduto da Carlo Carrà e Aldo Carpi. In questi primi anni di attività l’interesse di Valentino Vago per la grafica spesso anticipava, nei soggetti, le immagini affidate poi alla pittura, facendo diventare le due tecniche quasi complementari. Osservando le opere in mostra, si può ripercorrere la visione della realtà che l’artista comunicava tramite molteplici temi espressivi: figure del quotidiano, contadini al lavoro, paesaggi rurali, scene naturalistiche, fino a giungere alle composizioni astratte, nelle quali il centro di interesse delle ricerche non è più il soggetto o la forma, bensì l’atto creativo di qualcosa in divenire, preludio della ricerca artistica che caratterizzerà l’opera del maestro negli anni Sessanta.
L’attività di Vago acquafortista è caratterizzata da una parabola ascendente: la produzione grafica nel periodo iniziale risente di evidenti caratteri accademici da cui l’artista si affranca nel corso del decennio. Il segno acquista via via scioltezza e fluidità di tratteggio, l’immagine è resa con andamenti immediati e liberi di indagare i valori atmosferici in relazione alle figure, con un desiderio crescente di superare la cura dei dettagli per giungere alla loro trasfigurazione poetica. La vicenda incisoria di Vago si esaurisce nell’arco di pochi anni ma la qualità della sua ricerca e delle opere prodotte ad acquaforte è testimoniata dalla loro presenza in prestigiose collezioni, come nel caso della Civica Raccolta Bertarelli presso il Castello Sforzesco e la Civica Raccolta del Disegno di Salò.
La mostra è accompagnata da una pubblicazione (italiano e inglese), curata dall’Archivio Valentino Vago per la Casa Editrice Stefanoni, che funge a pieno titolo da catalogo ragionato della produzione grafica di Valentino Vago perché raccoglie, oltre alle riproduzioni delle opere esposte, anche la documentazione di tutte le incisioni del maestro, anche quelle di cui sono solo state salvate le lastre originali. Completano l’opera un testo di Valerio Vago, presidente dell’Archivio e altri contributi critici.
Valentino Vago è nato a Barlassina nel 1931, frequenta l’Accademia di Brera nei primi anni Cinquanta: suoi compagni di studi sono stati tra gli altri Valerio Adami, Bepi Romagnoni, Kengiro Azuma, Floriano Bodini. Nel 1960 inaugura la sua prima rilevante personale al Salone Annunciata di Milano con una presentazione di Guido Ballo. Tra anni Sessanta e Settanta si succedono personali all’Annunciata e nella galleria Morone 6 di Milano, ma anche da Martano a Torino e Contini a Roma. Nel 1972 vince il XXVI Premio Michetti. In questo stesso anno il suo lavoro è accostato a quello degli esponenti della Pittura Analitica o Nuova Pittura, con i quali peraltro espone nelle mostre “fondative” di questa tendenza, ma senza mai sentirsi totalmente in sintonia con essa.
Nel 1980 il Palazzo Reale di Milano ospita un suo intervento ambientale intitolato Tre stanze in scala tonale. L’anno precedente a trasformarsi in una grande opera pittorica tridimensionale erano stati gli spazi della Cassa Rurale e Artigiana della sua città natale, Barlassina, che nel 1982 vedrà anche la chiesa parrocchiale di San Giulio trasformarsi grazie alle campiture blu di Vago. Con gli anni Ottanta giungono anche la prima antologica al PAC di Milano, un ampio consenso internazionale, un’attività espositiva che spazia dall’Europa all’America Latina. Si susseguono inoltre le collaborazioni con architetti e gli interventi in chiese italiane e straniere. Nel 2007 l’artista dipinge i 12.000 mq di superficie della chiesa di Nostra Signora del Rosario a Doha, in Qatar. Nel 2011 Skira da alle stampe i tre volumi di cui è composto il suo Catalogo Generale.
Nel 2017 termina l’opera ambientale nella Chiesa di San Giovanni in Laterano a Milano, che intitola Il mio Paradiso. Muore a Milano il 17 gennaio 2018.
Carlo Franza