Il giapponese Tetsuro Shimizu vive la pittura come via allo Zen. Una mostra alla Galleria Antonio Battaglia di Milano presenta le ultime opere aniconiche.
La Galleria Antonio Battaglia di Milano, attiva nel quartiere di Brera, ha inaugurato la prima personale in galleria dell’artista giapponese Tetsuro Shimizu (Tokyo, 1958). In mostra tutte opere pensate per lo spazio che l’artista ha realizzato negli ultimi due anni, lavorando anche su una maquette in scala della galleria. Per interderci calza a proposito la frase di apertura del testo che lo presenta in catalogo, è una frase di Eraclito (DK54) che dice: “ L’armonia nascosta vale di più di quella che appare”.
Shimizu lavora da sempre sulla costruzione del quadro con la sagomatura della tela con telai da lui stesso costruiti, in cui la pittura entra in profonde fenditure nel telaio stesso, uscendo così dal perimetro abituale del quadro confrontandosi con uno spazio altro. Le quadrature oblique delle opere, che danno il senso di come l’intero universo sia obliquo, ad iniziare dall’inclinazione delle terra, giustificano l’esercizio del suo fare e del suo costruire che viene prima della pittura; così interviene il collega Bonini che dice: “L’obliquità, nel senso di “pensare obliquo” e di “progettare obliquo”, può essere assunta quale espressione dell’atto creativo in quanto contiene molte più opportunità rispetto alla linearità razionale degli assi cartesiani ed apre quindi a quel campo del possibile che è per Aristotele il territorio dell’attività poetica. Definisce quindi un preciso ed individuabile atteggiamento e non è un caso che il latino limus, ovvero obliquo, sia etimologicamente alle origini del termine “sublime” indicando un innalzarsi gradualmente, in modo non perpendicolare, del pathos suscitato da un’opera, sia essa letteraria che artistica. Spazio obliquo è allora, a ragione, il quadro che assegna emblematicamente il titolo a questa mostra perché denota quali siano i tratti distintivi del lavoro di Shimizu, evidenziandone la dimensione profondamente emozionale ed altamente evocativa […]”. Le costanti della mostra sono la forza e la meditazione sulla pittura, sempre attuale nei linguaggi dell’arte visiva. La manualità è una delle peculiarità nel lavoro di Tetsuro Shimizu, l’artista si serve di tecniche antiche come la preparazione della tela grezza con la colla di coniglio dando così profondità e densità alle vibranti pennellate e stratificazioni di pittura ad olio dai colori accesi di un “giapponese mediterraneo”.Tetsuro Shimizu vive e lavora a Milano dal 1987, dove si è formato all’Accademia di Brera studiando pittura nella cattedra di Gottardo Ortelli, con il quale ha creato un sodalizio esponendo insieme in diverse mostre sulla Pittura aniconica, l’ultima nel 2015 in galleria “Bressan, Ortelli, Shimizu”, in contemporanea alla Galleria Il Milione, dove poi Shimizu ha tenuto l’ultima personale a Milano nel 2016.
Shimizu scriveva anni fa: “In ogni caso trovo elementi che sono in contraddizione. Negli aspetti di ogni colore vedo un contrasto: un composto di eccitazione e di pace. Solo attraverso la pittura come disciplina posso trovare una integrazione fra il mio lato fisico e il mio lato psichico, tra un’azione e un’immagine”. Emergono qui le sue origini giapponesi, certo confortate dalla filosofia Zen, che richiamano alla necessità di andare oltre il contingente e il sensibile per cercare di approdare ad una dimensione altra, più profonda e soprattutto più spirituale.
Carlo Franza