Roma Universalis. L’impero e l’ultima famiglia imperiale. A Roma tra Colosseo, Foro Romano e Palatino la grande mostra che ripercorre la storia della Dinastia dei Severi.
Roma Universalis. L’impero e la dinastia venuta dall’Africa è la grande mostra che ripercorre la storia della dinastia dei Severi: l’ultima, rilevante famiglia imperiale, che regnò per quarant’anni, dal 193 al 235 d.C. Promossa dal Parco archeologico del Colosseo -oggi diretto dalla mia carissima conterranea Alfonsina Russo-, la rassegna – ideata da Clementina Panella che l’ha curata con Alessandro D’Alessio e Rossella Rea – si articola tra Colosseo, Foro Romano, Palatino.
Aperta dal 15 novembre 2018 e visitabile fino al 25 agosto 2019 nei tre luoghi coinvolti dall’esposizione vengono ricordate le tappe di una dominazione che ha suggellato una straordinaria stagione di riforme: tra tutte la Constitutio Antoniniana. Emessa da Caracalla nel 212 d.C., concesse la cittadinanza romana a tutti gli abitanti liberi dell’impero. Un provvedimento rivoluzionario, che portava a compimento un processo plurisecolare di estensione dei diritti civili e con cui finalmente si completavano le premesse ideali di universalismo e cosmopolitismo implicite nell’istituzione imperiale, solo parzialmente realizzate da Augusto più di due secoli prima. La mostra, con l’organizzazione e la promozione di Electa, presenta al secondo ordine del Colosseo circa cento tra reperti archeologici e opere provenienti da importanti musei italiani e stranieri. Attraverso di essi, in quattro sezioni, si illustrano gli sviluppi storico-politici e l’evoluzione artistica e architettonica a Roma e nelle regioni dell’impero.
Una ricca sequenza di ritratti della dinastia apre il percorso, ricordando le origini della famiglia: con Settimio Severo proveniente da Leptis Magna, in Libia, e con la moglie Iulia Domna da Emesa, in Siria, nominata Augusta e donna di grande influenza politica. Tra i pezzi in mostra, anche tre rilievi di recente scoperta negli scavi della metropolitana di Napoli, appartenenti a un Arco onorario. Senza dimenticare i frammenti della Forma Urbis, mappa catastale in marmo voluta da Settimio Severo, ancora oggi fondamentale documento per lo studio dell’antica topografia di Roma e in mostra oggetto di una scenografica ricostruzione multimediale. Testimonianza poi della fioritura nel campo dell’artigianto artistico, i vetri finemente lavorati da Alessandria d’Egitto e da Colonia, le ceramiche dalla Tunisia o i sublimi argenti conservati al Metropolitan Museum of Art (USA).
Al Palatino sono visibili per la prima volta le vestigia di uno straordinario insieme architettonico: le cosiddette Terme dell’imperatore Elagabalo, venute alla luce in un angolo delle pendici del colle lambito dalla via Sacra che racconta una lunga storia di trasformazioni edilizie. Un ciclo statuario scoperto proprio in questo sito, mai esposto prima d’ora e composto da ritratti e busti di marmo di pregevole qualità, è riunito nel Tempio di Romolo.
Il percorso di visita sul Palatino prosegue attraverso i luoghi dei Severi, estesi su circa due ettari, di cui i segni più evidenti sono le imponenti arcate e le terrazze, insieme allo Stadio con la straordinaria sala dei capitelli dal soffitto a cassettoni stuccato. Qui sono riuniti preziosi frammenti architettonici e scultorei restaurati per l’occasione. Nel Foro Romano viene aperto alla visita per la prima volta un tratto del vicus ad Carinas. Il vicus era tra i più antichi percorsi di Roma e collegava il popoloso quartiere “delle Carine” sul colle Esquilino. Oggi, attraverso questo accesso, ci si affaccia sul Templum Pacis, di cui, dopo un lungo restauro, è visibile il magnifico opus sectile pavimentale. Nel 192 d.C. un incendio distrusse quasi completamente il templum, ricostruito da Settimio Severo riproponendo la monumentalità della costruzione originaria. In questa occasione fu collocata, in una sala adiacente all’aula di culto, la Forma Urbis Romae, di cui restano sul muro di facciata della basilica dei SS. Cosma e Damiano le impronte delle lastre di marmo su cui era incisa.
“La mostra ha il fine di far conoscere al più vasto pubblico possibile l’ultimo periodo dell’impero in cui Roma fu grande, governata da imperatori che lasciarono un’eredità forte e duratura in molti campi, pur nell’avanzare del declino”, spiega Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo.
Due le pubblicazioni edite da Electa. Il volume di studi, dai numerosi contributi scientifici, ripercorre la storia della dinastia dei Severi senza trascurare alcun aspetto: dall’analisi delle riforme e il loro impatto sulla società, alle novità nelle arti e in architettura a Roma e in tutta l’estensione dell’impero. I testi forniscono il quadro completo dei caratteri di un’epoca segnata dall’ultima grande famiglia imperiale. A questa pubblicazione si affianca un’agile guida, bilingue italiano e inglese, che accompagna il visitatore attraverso le varie sezioni della mostra e nel percorso tra Foro Romano e Palatino.
Gli imperatori della dinastia africana dei Severi, che regnò sull’Impero romano tra la fine del II e i primi decenni del III secolo, diedero un fondamentale apporto all’evoluzione storico-artistica e architettonica, a Roma e in molte parti dell’impero. Questa mostra punta a far conoscere al più vasto pubblico possibile l’ultimo periodo dell’Impero in cui Roma fu grande, governata da imperatori che lasciarono un’eredità forte e duratura in molti campi, pur nell’avanzare del declino. La mostra è articolata in un percorso a tappe tra i monumenti che questa dinastia costruì o restaurò nell’area archeologica centrale, dal Colosseo al Templum Pacis e ai Fori Imperiali. Il nucleo narrativo principale prende avvio dalla galleria del II ordine del Colosseo, dove, dopo un’introduzione alla storia della dinastia nelle sue caratteristiche, viene tracciato un quadro economico e sociale dell’epoca, profondamente plasmato dalle grandi riforme che i Severi attuarono. La narrazione poi si sofferma sull’intenso rapporto tra i Severi e Roma, con lo straordinario documento Forma Urbis. L’ultima sezione, infine, si concentra sulla produzione artistica dell’epoca, il percorso si articola nell’area del Foro romano e Palatino, tra monumenti e luoghi collegati ai Severi. Qui, presso il Tempio di Romolo, è esposto al pubblico per la prima volta un eccezionale ciclo statuario scoperto presso le Terme di Elagabalo, composto da ritratti e busti di marmo di pregevole qualità. Numerosi sono i luoghi del Foro romano e del Palatino interessati dal percorso di visita: le Terme di Elagabalo, i cui resti sono per la prima volta visibili al pubblico, il complesso del “Vicus ad Carinas” e i luoghi severiani del Palatino (la Domus Augustana, la Domus Severiana, lo Stadio), e la Vigna Barberini.
Gli interventi e le decorazioni architettoniche dell’epoca sono raccontati in questi luoghi attraverso pannelli grafici e filmati ricostruttivi. E’ una mostra certo da non lasciarsi sfuggire, perchè fa rivivere l’ultima fase dell’Impero Romano.
Carlo Franza