I Carnevali barocchi rivivono in una mostra a Palazzo Pitti a Firenze voluta dagli Uffizi. Campeggia il Carro d’oro di Schor, un capolavoro assoluto.
Si apre per carnevale una mostra in tema, “Il carro d’oro di Johann Paul Schor. L’effimero splendore dei carnevali barocchi” che ci parla proprio delle mascherate, delle feste, e degli allestimenti barocchi. In esposizione agli Uffizi – Palazzo Pitti, insieme ad altre opere il grande dipinto del “Carro d’oro” di Johann Paul Schor, evento e mostra visitabile fino al 5 maggio 2019. Ne è protagonista lo spettacolare dipinto, recente acquisto dalle Gallerie degli Uffizi, raffigurante Il corteo del principe Giovan Battista Borghese per il Carnevale di Roma del 1664, del pittore tirolese Johann Paul Schor (Innsbruck 1615 – Roma 1674) attivo a Roma a partire dalla fine degli anni Trenta del Seicento. Forse il più creativo e fantasioso collaboratore di Gian Lorenzo Bernini, Schor fu artista dell’effimero, della messa in scena barocca, della festa di rappresentanza, dell’ingresso cerimoniale. Al contempo con la sua stupefacente fantasia era capace di progettare trionfi da banchetto in glassa di zucchero, stoviglie in argento, ma anche pale d’altare e decori ad affresco. “L’acquisizione, da parte delle Gallerie degli Uffizi, del grande dipinto di Johann Paul Schor si è rivelata una grande opportunità per approfondire gli studi sull’artista – commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt – e per ricostruire non solo la storia dell’evento raffigurato sulla tela, ma tutto un tessuto di relazioni artistiche e di committenza nel secondo Seicento a Roma e a Firenze”.
Il dipinto di Schor con il corteo carnevalesco del principe Borghese viene esposto insieme ad un’altra grandiosa tela, eccezionalmente prestata dal Museo di Roma di Palazzo Braschi: si tratta della celebre Giostra dei Caroselli a Palazzo Barberini (dipinto di Filippo Lauri e Filippo Gagliardi) allestita Il 28 febbraio 1656 dinanzi a Palazzo Barberini in onore della regina Cristina di Svezia convertitasi al cattolicesimo. Alla progettazione dei vari apparati per la Giostra dei caroselli collaborò anche lo Schor che otto anni dopo, curiosamente nello stesso giorno (28 febbraio) progettò e organizzò la Mascherata Borghese testimoniata nel dipinto da lui stesso eseguito. Nella sala delle Nicchie appositamente rivestita in raso giallo oro, come le centinaia di figure in vesti di Ninfe Esperidi che affollano il dipinto di Schor, accanto alle due grandi tele dedicate alle celebri mascherate romane, viene esposta la serie completa dei Balli di Sfessania di Jacques Callot, originale rassegna delle maschere italiane del Seicento, le tre incisioni di Stefano della Bella che documentano un’altra celebre mascherata, svoltasi nel 1661 al Giardino di Boboli a Firenze, e ancora alcuni dipinti dedicati ai carnevali popolari.
Per la prima volta viene presentata al pubblico un’inconsueta Scena carnevalesca del pittore Bartolomeo Bianchini, abitualmente conservata nei depositi e restaurata in occasione della mostra. Chiude trionfalmente la rassegna una monumentale Culla da parata – l’acquisto è in fase di completamento da parte delle Gallerie degli Uffizi – realizzata dalla bottega dei fratelli Schor per l’erede di una non ancor nota casata principesca romana. Nella culla, più affine ad un celebrativo gruppo scultoreo che ad un tela, ma tutto un tessuto di relazioni artistiche e di committenza nel secondo Seicento a Roma e a Firenze”.
Il dipinto di Schor con il corteo carnevalesco del principe Borghese viene esposto insieme ad un’altra grandiosa tela, eccezionalmente prestata dal Museo di Roma di Palazzo Braschi: si tratta della celebre Giostra dei Caroselli a Palazzo Barberini (dipinto di Filippo Lauri e Filippo Gagliardi) allestita il 28 febbraio 1656 dinanzi a Palazzo Barberini in onore della regina Cristina di Svezia convertitasi al cattolicesimo. Alla progettazione dei vari apparati per la Giostra dei caroselli collaborò anche lo Schor che otto anni dopo, curiosamente nello stesso giorno (28 febbraio) progettò e organizzò la Mascherata Borghese testimoniata nel dipinto da lui stesso eseguito. Nella sala delle Nicchie appositamente rivestita in raso giallo oro, come le centinaia di figure in vesti di Ninfe Esperidi che affollano il dipinto di Schor, accanto alle due grandi tele dedicate alle celebri mascherate romane, viene esposta la serie completa dei Balli di Sfessania di Jacques Callot, originale rassegna delle maschere italiane del Seicento, le tre incisioni di Stefano della Bella che documentano un’altra celebre mascherata, svoltasi nel 1661 al Giardino di Boboli a Firenze, e ancora alcuni dipinti dedicati ai carnevali popolari. Per la prima volta viene presentata al pubblico un’inconsueta Scena carnevalesca del pittore Bartolomeo Bianchini, abitualmente conservata nei depositi e restaurata in occasione della mostra. Chiude trionfalmente la rassegna una monumentale Culla da parata – l’acquisto è in fase di completamento da parte delle Gallerie degli Uffizi – realizzata dalla bottega dei fratelli Schor per l’erede di una non ancor nota casata principesca romana. Nella culla, più affine ad un celebrativo gruppo scultoreo che ad un arredo funzionale, l’aristocratico neonato veniva presentato agli esponenti delle grandi casate romane e all’élite ecclesiastica.
La mostra, curata da Maria Matilde Simari e Alessandra Griffo, e ricca di novità sia da vedere che da leggere in catalogo, è anche occasione per presentare al pubblico i due recenti sensazionali acquisti delle Gallerie degli Uffizi, destinati a Palazzo Pitti. Il grande dipinto dello Schor sarà infatti allestito nel futuro Museo delle Carrozze dentro al Rondò di Bacco, negli spazi delle ex scuderie lorenesi: un tema al quale in mostra è dedicata una piccola sezione con sei fogli che mettono a fuoco dettagli decorativi o tecnici di questi mezzi di trasporto. La culla da parata – una messinscena scultorea di altissima qualità – dopo la mostra e dopo un periodo di indagini tecniche conservative si potrà ammirare negli appartamenti monumentali. E ancora due parole su Johann Paul Schor artista dell’effimero (Innsbruck 1615 – Roma 1674) e il suo Carro d’oro.
Il Carro d’oro è la monumentale e preziosa macchina trionfale che fu protagonista di un corteo in maschera per il Carnevale romano del 1664, voluto dal principe Borghese e progettato da Johann Paul Schor come una grandiosa celebrazione declinata sullo splendore dell’oro in ogni particolare.
Quel pomeriggio romano dedicato all’effimero barocco è stato immortalato in un dipinto spettacolare di Johann Paul Schor acquistato nel 2018 dalle Gallerie degli Uffizi: da questa originale e luminosa pittura trae spunto la presente mostra.
Originario del Tirolo, Johann Paul Schor sin dalla prima giovinezza fu in contatto con gli scienziati gesuiti della corte di Leopoldo V d’Austria e Claudia de’ Medici, dove ebbe occasione di ammirare feste e apparati teatrali. Ad Innsbruck, nella prima metà del Seicento, lo studio dell’ottica e della relatività della visione umana ebbe particolare sviluppo, cosicché gli ambienti intellettuali e di corte erano in contatto sia con Galileo Galilei sia col gesuita tedesco Athanasius Kircher, celebre studioso del tempo. Il rapporto con Kircher, che nel 1635 divenne guida intellettuale dei Gesuiti a Roma, fu fondamentale per l’inserimento di Schor nell’ambiente romano. Trasferitosi a Roma forse verso la fine degli anni Trenta del Seicento, il “Tedesco”, come venne da subito soprannominato, conquistò la fiducia del celeberrimo Gian Lorenzo Bernini col quale collaborò ad importanti apparati festivi progettando fastose scenografie dove egli seppe applicare le sue conoscenze scientifiche e prospettiche al gusto della spettacolarità. Grazie a tali capacità Schor ottenne commissioni di rilievo dalle potenti famiglie principesche papaline quali i Chigi, i Colonna e i Borghese.
Schor divenne una delle personalità rappresentative della creatività e della fantasia barocche, fu infatti capace di progettare macchine e arredi innovativi (carrozze, letti, apparati d’ogni tipo), decorazioni ad affresco, pale d’altare, scenografie urbane e perfino banchetti con straordinari trionfi di zucchero ricoperti di foglia d’oro. Col fratello Egid, anch’egli residente a Roma per un lungo periodo, Johann Paul fondò una bottega dove si crearono modelli inediti e inusitati che ebbero poi diffusione in tutta Europa.
Carlo Franza