Roberto Rosso, maestro della fotografia italiana d’avanguardia a Brera, in mostra al Plus Berlin, con una serie di scatti dal titolo “Il terzo millennio al Sacro Monte” nel cuore di Berlino e dell’Europa.
Cos’è l’Italia se non una grande nazione d’Europa? Ma l’Italia è anche Europa così come l’Europa non potrebbe dirsi tale senza l’Italia. E quando parlo d’’Italia non alludo solo alla sua economia, ma soprattutto alla cultura e all’arte che la vivifica e la fa germogliare ancora dopo millenni di storia. “Strade d’Europa” si campiona ad essere, in una città come Berlino, cuore d’Europa, lo specchio di un’arte di frontiera, assolutamente in movimento, ipermoderna, ipertesa, ipercolta, mente e cuore, ma anche progetto e destino della comunicazione estetica. Il progetto è locato in un edificio neogotico – già nobile scuola di grafica – con cent’anni di storia alle spalle, a ridosso del più lungo tratto superstite dell’ex Muro di Berlino, nel quartiere di Friedrichshain, la zona più movimentata della città, ricca di art cafè, locali, negozi di abiti vintage, antiquariato, musica e altro. E’ con questo progetto che si vuole indicare e sorreggere l’arte nuova e, dunque, protagonisti e bandiere, bandendo ogni culto del transitorio per porgere a tutti il culto dell’eterno. Il terzo millennio che fa vivere i processi creativi in un clima di saccheggiamento della realtà, perchè il futuro è ora, fra rappresentazioni e interpretazioni, ci porta a cogliere il nuovo destino della bellezza. Con l’arte si vogliono aprire finestre sul mondo, con l’arte si vogliono aprire stagioni eroiche, con l’arte si vuole inaugurare una nuova civiltà. Strade d’Europa è un punto di partenza, e con “Strade d’Europa” si troveranno ad essere coinvolti, di volta in volta, artisti di chiara fama con mostre personali. L’artista di questo capitolo è il Professor Roberto Rosso ordinario di Fotografia all’Accademia di Brera, a cui è dedicato l’omaggio nella Sala Hoffmann.
Tra i maestri della fotografia italiana, P. Monti, F. Patellani, M. Dondero, P. Merisio, M. Cresci, M. Giacomelli, T. Secchiaroli, F. Scianna, Berengo Gardin, De Biasi, e ancora Branzi, la Cerati e D’Agostin, le cui foto sono proprio invecchiate bene come il vino – lo diceva anche negli anni Ottanta il grande fotografo francese Edouard Boubat (1923-1999) – sono quelle di professionisti d’eccellenza, poeti dello scatto e della luce. Ora tra i grandi fotografi italiani va inserito anche il nome di Roberto Rosso, il quale è stato capace di consegnarci in fotografia, bianco/nero e a colori, capitoli essenziali legati a documentare luoghi e continenti, costumi e riti, dimensioni poetiche legate al ritratto della natura, a dimensioni sacre, a squarci su territori e città, non ultimo l’affondo circa un’attitudine concettuale che mira a spogliare le immagini fino alla loro essenza; raccontano un concetto di fotografia simile a una sorta di macchina del tempo, un modo per preservare o costruire ricordi ed emozioni. E’ la volta, in questa mostra berlinese, del capitolo sul Sacro Monte di Varallo dove gli scatti d’autore raccontano la contiguità tra realtà e poesia.Gli sfondi delle immagini consistono in uno scenario architettonico reale e simulato, tramite la fotografia di uno spazio la cui artificialità è resa evidente dagli effetti di luce. Grandiose scenografie, spaziosi luoghi dechirichiani, vedute d’insieme diurne e notturne, luci fascicolari e variopinte, ed architetture che sono la forma primaria più potente della comunicazione di massa. Ora, questo suo nomadismo su strutture narrative e sacrali ha prodotto un doppiaggio/ridoppiaggio, e i suoi casting carichi di umanità, pietas e sacralità, diventano il potenziale narrativo dove c’è sovrapposizione del tempo reale e della messa in scena, tra momento vissuto e versione sceneggiata. Rosso muove il rigore minimalista appena infiltrito di romantiche atmosfere, il formato panoramico e accattivante dove gli scatti sono più movimentati e meno controllati, modulati sulla storia pittorica, il desiderio di raccontare l’essenza sociologica di un luogo attraverso i suoi elementi caratterizzanti. Ora con il capitolo delle Cappelle del Sacro Monte di Varallo portandosi in una dimensione classica e senza tempo, carpendo a ogni inquadratura sia l’anima che i sentimenti, e catturando soprattutto anche quell’esplorazione del confine tra autenticità e simulazione che ne svela il vero stile dei personaggi sorpresi dalla densità e dalla quotidianità della vita, Roberto Rosso fotografo ormai celebre, si lascia leggere per via dell’interesse per la fotografia pura, una “fotografia cinematografica” mai inautentica.
Roberto Rosso è nato a Varallo Sesia nel 1956, oggi vive a Milano e insegna all’Accademia di Belle Arti di Brera.La formazione culturale dopo il conseguimento della maturità al Liceo Artistico, prosegue con gli Studi di Architettura realizzati presso il Politecnico di Milano, integrati a quelli di Scenografia, disciplina con cui otterrà il Diploma di Laurea Accademico all’Accademia di Belle Arti A.C.M.E. di Novara. L’attività di fotografo lo impegna in ambito culturale, in particolare nella riproduzione di Beni Artistici,collaborando con le Soprintendenze, i Restauratori, la Riserva del Sacro Monte di Varallo,le Case editrici, tra le quali l’Istituto Geografico De Agostini per il quale ha eseguito diversi reportage di Architettura e di Geografia. Contemporaneamente sviluppa il lavoro nel campo della pubblicità, partecipando a numerose campagne di comunicazione pianificate da diversi gruppi industriali di rilievo internazionale, del settore editoria,moda, design. Espone i suoi lavori di fotografia in diverse mostre d’arte contemporanea. Un approfondito studio della scansione digitale e la conoscenza dei programmi di manipolazione delle immagini, gli consentono di operare nel settore del restauro virtuale, ottenendo ampi riconoscimenti e risultati di singolare interesse. Affascinato dalla dinamica del movimento, indaga la relazione-spazio tempo, escogitando meccanismi e tecniche di innovazione nella formulazione di nuovi contenuti ed estetiche delle forme riprese. L’interesse per il rapporto tra musica e immagine, lo spinge ad estendere le sue ricerche intorno allo spazio tridimensionale, ampliando gli studi sulla scenografia nell’intento di elaborare l’allestimento innovativo di un futuro teatro multimediale. Tra le ultime attività espositive: 2002 – Video Art Festival del Cinema di Ascona, – Mostra Personale; 2013 – Macs Mazda Temporary Space, Milano- Mostra Personale; 2016 – ARCA Spazio, Vercelli – Mostra Personale. Nel 2016 la donazione dello Stemma del Principato da lui elaborato per SAS Principe Alberto II di Monaco. Nel 2017 vince il Premio delle Arti Premio della Cultura per la Fotografia al Circolo della Stampa di Milano (presidente di Giuria l’illustre Storico dell’Arte Contemporanea Prof. Carlo Franza). Nel 2018 una sua opera rappresentante lo stemma pontificio di Papa Francesco viene donata al Pontefice ed entra nelle Collezioni Vaticane. Ancora nel 2018 vince a Firenze il Premium International Florence Seven Stars per la Fotografia (presidente di Giuria l’illustre Storico dell’Arte Contemporanea Prof. Carlo Franza). Nel novembre 2018 è sempre l’illustre Storico dell’Arte Contemporanea Prof. Carlo Franza a invitarlo e a presentargli una mostra personale dal titolo “ Il Terzo Millennio al Sacro Monte” nel Progetto “Strade D’Europa” al Plus Berlin di Berlino. Attualmente è Titolare della Cattedra di Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano; Titolare del Corso di Fotografia per Beni Culturali alla Scuola di Restauro di Brera; Direttore della Scuola di Nuove Tecnologie per l’Arte dell’Accademia di Brera, Milano.
Carlo Franza