1.Three Arches I, 1962La storica Lorenzelli Arte di Milano nella stagione espositiva 2018/2019  in corso continua ad esplorare  quel filone di ricerca che si prefigge l’obiettivo di richiamare l’attenzione su nomi talvolta incomprensibilmente sottovalutati, anche se presenti nelle collezioni dei più importanti musei del mondo, per ripresentarli allo studio della critica e alla visione del pubblico. La mostra che abbiamo visitato in galleria, di altissimo livello,  è dedicata a uno dei principali scultori espressionisti astratti, Herbert Ferber (1906-1991), artista di fama internazionale, già attivo nella fervente New York degli anni Quaranta e Cinquanta .

Già nel 1988 la Lorenzelli Arte, nella sede di via Sant’Andrea a Milano, ospitò la prima personale in Italia dell’amico scultore Herbert Ferber. Oggi sono riproposte le opere dell’artista nelle sale di Corso Buenos Aires 2, creando la rara occasione in Italia di poter ammirare un maestro le cui opere sono collocate nelle raccolte dei più importanti musei del mondo fra i quali il MoMa, il Whitney Museum e il Guggenheim Museum di New York, la National Gallery di Washington e il Centre George Pompidou di Parigi. L’esposizione lascia vedere   ben venti sculture e trenta disegni realizzati tra il 1952 e il 1985 , anni della piena maturità dello scultore americano, mostrando a collezionisti, studiosi e amatori d’arte più in generale  che vanno sotto la titolazione di  pubblico italiano, il culmine della parabola artistica di uno degli attori fondamentali della “generazione eroica” di New York. Ferber, grande amico di Rothko, e  legatisssimo a lui per via di  convinzioni comuni nell’arte e nella politica, negli anni successivi alla seconda guerra mondiale fu un importante membro della New York School, il gruppo di artisti americani che aprirono  la strada all’espressionismo astratto.2.Bartonville I, 1968, rame_ copper, cm 34,9x58,5x37,5 (2) Lo scultore Ferber ha  sempre manifestato un vivace e costante interesse sia per la mitologia classica che per l’inconscio portandosi ad  esplorare forme archetipiche e senza tempo, visibili e magiche costruzioni leggere, forme in movimento alla luce di un’esplorazione spaziale  capace di sorprendere per incantamento;  secondo uno dei percorsi tipici del gruppo di artisti di cui faceva parte, autentico punto d’innesco della “nuova tradizione” cosmopolita, aggressiva, dalle plurime radici ma anche e soprattutto  di autentica identità americana.

“ Scultura come metafora di un’idea ”, titolo della mostra, rappresenta un principio caro a Ferber secondo il quale la scultura deve avere la capacità di incarnare un processo mentale lucido e forte e quindi possedere valore di metafora che veicola qualità ideali astratte. Le sue sculture a partire dagli anni Cinquanta, dopo aver abbandonato completamente la figurazione, sono costituite da forme che si generano in costruzione, forme mobili, aggettanti, liberate nell’aria e nello spazio,  composizioni primitive, assolute e capaci di destare una visione di stupore. Ferber trasforma gli elementi formali in qualità plastiche, connotate in quanto superfici modulate sensibilmente e cromaticamente attive, che al contempo valgono come grafie, linee-forza che fendono la volumetria interna della forma conferendole un nuovo dinamismo che le libera da legami gravitazionali e un senso di movimento dato dal perfetto bilanciamento di momenti e pause. Autodidatta come artista, è riuscito ad impadronirsi magistralmente di ogni sorta di tecnica e procedimento. Di particolare importanza sono i disegni -li trovo stupendi- , eseguiti in varie tecniche – dall’acquarello alla penna e all’inchiostro, dal pastello alla tecnica mista e all’acrilico – su qualsiasi qualità di carta, che ci offrono l’opportunità di un approfondimento del suo lavoro. 48. Untitled 9 84, ink and acrylic wash + pastel, cm 31x41 (2)Sappiamo quanta importanza abbiano avuto in passato e abbiano ancora  oggi i disegni degli  scultori. Modellando e mettendo in risalto le forme, e non solo, con l’utilizzo anche di scorci prospettici, Ferber nei suoi fogli più astratti riesce a comunicare il senso del volume e dello spazio. Seguendo inoltre un’indagine incentrata sul percorso tra progetti, studi preparatori e opere finite, molti dei disegni esposti raccontano l’iter che porta alla realizzazione materica delle sculture presentate poiché mette in luce la fitta rete di scambi tra il processo creativo e la sperimentazione di un sistema espressivo. La mostra è accompagnata da un catalogo (Italiano, Inglese) con le riproduzioni a colori di tutte le opere esposte.

 

Herbert Ferber nasce il 30 aprile 1906 a New York. Studiò  dapprima  presso il College of the City of New York (CCNY) e poi alla Columbia University. Nel 1930 si laurea in odontoiatria praticando la professione negli anni a venire. Dal 1931 realizza le sue opere scultoree prediligendo legno e pietra, e il 1936 segna il suo ingresso nell’Unione degli Artisti e la sua partecipazione al Primo Congresso degli Artisti Americani. Nel 1937 si tiene la sua prima mostra personale presso Midtown Galleries a New York, in questi anni la sua scultura è figurativa in linea con il suo pensiero politico e con i suoi interessi verso la mitologia classica e gli studi sull’inconscio. Nel 1940 entra a far parte di un gruppo di artisti anti-stalinisti assieme a cui fonda la Federation of Modern Painters and Sculptors . Da quest’anno in avanti inizia ad abbandonare il legno in favore di nuove sperimentazioni che gli permettono di investigare lo spazio in misura diversa portandolo ad essere elemento centrale delle sue opere. Crea le sue prime sculture astratte dalle forme biomorfe in cui appare chiaro il suo ripensamento sull’iconografia archetipa che prende le mosse dal surrealismo storico. Nel 1950 entra a far parte del gruppo di artisti che saranno poi nominati The Irascibles in occasione di una protesta contro una giuria troppo conservatrice al Metropolitan Museum of Art ed è socio fondatore di The Club, un circolo di artisti che s’incontrano per discutere d’arte al Greenwich Village. Inizia la sua piena maturità artistica. Nel 1952 porta a termine il suo lavoro per la B’nai Israel Synagogue (Millburn) e matura una più forte coscienza sull’importanza dello spettatore nel definire lo spazio dell’opera d’arte. Nel 1961 crea una delle prime installazioni ambientali al chiuso presso il Whitney Museum of American Art di New York dal titolo Sculpture as Environment permettendo allo spettatore di entrare nello spazio interno della scultura stessa. Dal 1962 al 1979 è Visiting Professor presso diverse prestigiose università americane. Nel 1978 espone per la prima volta presso la Knoedler Gallery di New York, galleria dove esporrà in occasione di altre quindici mostre personali negli anni seguenti, anni nei quali esporrà anche in musei americani tra cui: Museum of Fine Arts di Houston, Berkshire Museum, Tanglewood e Des Moines Art Center. Nel 1988 Lorenzelli Arte presenta la prima mostra personale di Ferber in Italia. Nel 1991 muore a North Egremont, Massachusetts .

Carlo Franza

Tag: , , , , , ,