Scanno-illuminato-ora-bluScanno è l’Abruzzo. Chi nomina l’Abruzzo ha in mente Scanno,  un piccolo borgo, comune in provincia dell’Aquila, di circa 1900 abitanti.  Ma il borgo è conosciuto in tutto il mondo, da quando il Mo.Ma, celebre museo statunitense ha acquisito la foto del celeberrimo maestro marchigiano Mario Giacomelli, uno dei più importanti fotografi  del ‘900. La fotografia “Il bambino di Scanno” di Mario Giacomelli  ha fatto letteralmente il giro del mondo, diventando una sorta di icona della cultura abruzzese.1-1 Lo scatto è esposto al Museo d’Arte Moderna di New York (MoMA) e risale al 1957; ritrae quattro donne in costume tradizionale, ma l’unico soggetto a fuoco è un bambino, che procede con le mani in tasca e con un modo di camminare che sembra da adulto. La foto è carica di un’atmosfera surreale e allo stesso tempo trasmette un forte dinamismo grazie al movimento delle cinque figure. Tre anni fa il settimanale “il Venerdì di Repubblica” è andITALY. Abruzze. Village of Aquila. 1951.ato a ritrovare quel bambino, ormai diventato uomo, il quale  non vive più in Abruzzo ma nel Nord Italia. Oggi dopo una vita nelle forze armate è in pensione.  Il borgo  italiano, icona del paesaggio italiano e delle tradizioni,  è  situato tra le montagne aquilane, in parte all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo.  Ecco Scanno, piccolo borgo sui Monti Marsicani, nonché importante località tur12-450x319istica estiva e invernale. Qui ogni visitatore è calato in una sorta di misticismo panico e la meraviglia sorprende i più. Affascinante  il lago di Scanno, si trova  nell’alta valle del fiume Sagittario, originatosi per una antica frana staccatasi dal soprastante monte Genzana, tra i 2.820 e 3.000 anni fa. Sorge a un’altitudine di 922 metri sul livello del mare ed è contornato da alcune cime dei Monti Marsicani come la Montagna Grande e Monte Genzana; la sua natura è particolare e morbida e si presta da sempre ad un’aurea magia paesaggistica in qualunque stagione dell’anno. D’estate, coi colori vivivi e verdeggianti  che la accarezzano, in autunno e primavera con le foglie tremule che lo incorniciano, in inverno con il binco della neve che le fa compagnia. Il territorio di Scanno, compreso tra i 950 e i 2250 m. di altitudine, è inserito in buona parte nel Parco Nazionale d’Abruzzo, la seconda riserva naturale più antica d’Italia, al cui interno vivono l’orso, il camoscio, il cervo e il lupo. Forse solo qui, tra questa natura e questi borghi, resiste il vero mondo appenninico. Il lago di Scanno, formatosi per sbarramento naturale, è circondato da monti aspri e selvaggi. Scanno è stato fondato dai romani e il suo nome deriva dal latino Scamnum che vuol dire sgabello, perché situato su uno speronne roccioso a forma di sgabello.11 Il primo documento che ne attesta il nome è del 1067 nella Cronica Cassinese, a proposito di una donazione  fatta dai Conti Valvensi. Lo splendore il borgo lo raggiunge tra il XVII e il XIX secolo, quandovede la luce  anche il famoso coLago-di-scanno-cuorestume femminile di Scanno, ancora oggi fiore all’occhiello della cittadina. Belle le chiese e i palazzi, ma da inquadrare per una visita attenta è la Chiesa di Santa Maria della Valle situata nella piazza principale del paese. E’ certo che la posizione geografiac di Scanno ne fa una meta di forte attrazione turistica , ma è luogo anche di sport (canoa, pesca, windsurf, mountain bike, cicloturismo, sci ed equitazione), di riposo, di passeggiate e di rilassamento.

Oltre ad essere uno dei borghi più belli d’Italia, famoso per i suoi costumi tradizionali, il Comune di Scanno è noto anche per essere stato oggetto di studio tra i fotografi più importanti del XX secolo. Ecco perché il paese in provincia dell’Aquila dai tratti medievali, circondato dai monti del Parco Nazionale d’Abruzzo, è conosciuto anche come “città dei fotografi”.

La natura che lambisce il 108973_scanno_scannoborgo, la sua conformazione e le tradizioni conservate nel tempo hanno attratto, nel corso degli anni, moltissimi artisti italiani e stranieri che hanno impresso nelle loro pellicole le donne di Scanno, gli scorci più suggestivi e l’attività quotidiana nel paese.  Tra i fotografi dalla fama internazionale che hanno fatto tappa a Scanno c’è il pioniere del foto-giornalismo Henri Cartier-Bresson, la fotografa tedesca Hilde Lotz-Bauer e l’italiano Mario Giacomelli, famoso per i suoi ritratti paesaggistici e per la foto “il bambino di Scanno”, ma anche Renzo Tortelli, Ferdinando Scianna e molti altri.

Il bambino di Scanno, di Mario Giacomelli. 108974_scanno_scannoLa fotografia “Il bambino di Scanno” ha fatto letteralmente il giro del mondo, diventando una sorta di icona della cultura abruzzese. Lo scatto è esposto al Museo d’Arte Moderna di New York (MoMA) e risale al 1957; ritrae quattro donne in costume tradizionale, ma l’unico soggetto a fuoco è un bambino, che procede con le mani in tasca e con un modo di camminare che sembra da adulto. La foto è carica di un’atmosfera surreale e allo stesso tempo trasmette un forte dinamismo grazie al movimento delle cinque figure.

L’Abruzzo di Henri Cartier-Bresson. Henri Cartier Bresson, pioniere del foto-giornalismo e maestro dell’istante decisivo è stato anche precursore della fotografia surrealista. Immortalò Scanno nei primi anni ’50, i suoi scatti del borgo abruzzese sono stati esposti in innumerevoli mostre internazionali e fanno parte della storia della fotografia mondiale. Le foto di Cartier-Bresson sembrano evocare la sintesi dei luoghi e degli abitanti di Scanno: sulla pellicola le tradizioni del borgo rivivono nell’attimo di un’azione, tra gli scorci più caratteristici è documentata la vita della comunità. Nell’intervista che Bresson concesse ad Arte, pochi mesi prima di morire,  indicherà come  “la foto” proprio quella che lui chiamerà “Mater Carmeli”.  Bresson, appostato  su una lunga scalinata in pietra, in questo scatto  immortala e fissa le azioni di donne e bambine, proprio  davanti alla chiesa della Madonna del Carmine di Scanno.


Cartier-Bresson non fu il primo e nemmeno l’ultimo fotografo a scoprire le bellezze di Scanno. Oltre venti anni prima di lui la fotografa tedesca, Hilde Lotz-Bauer, catturò con la sua piccola Leica i volti delle donne e i panorami del borgo. La maggior parte dei soggetti ritratti da Hilde Lotz-Bauer sono proprio delle donne. Donne al lavoro fuori dalle porte delle loro case, ragazze agli angoli delle strade. Donne che portano sulla testa dei catini pieni di panni appena lavati, o nella piazza del paese, mentre sono impegnate a mescolare un calderone con dentro foglie di frassino per tingere la lana delle gonne.

Carlo Franza

 

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