Mokhtar Jelassi espone al Plus Berlin di Berlino il capitolo della sua nuova arte che è folgorante estetica e novella babilonia di riflessioni.
Nuovo capitolo artistico di Mokhtar Jelassi l’artista italo-tunisino che si rivelato da qualche tempo un vero prodigio capace di raccontare nell’arte contemporanea coincidenze e incidenze pop nuove e aperte a una squillante babilonia di riflessioni.
Il nuovo capitolo, la mostra che ha per titolo “Pagine di un atlante del contemporaneo”, visitabile fino al 22 novembre 2019, si inserisce in un progetto -da me voluto e portato avanti- che si tiene da qualche decennio a Berlino e ha per nome “Strade d’Europa”; progetto che si campiona d’essere, in una città come Berlino, cuore d’Europa, lo specchio di un’arte di frontiera, assolutamente in movimento, ipermoderna, ipertesa, ipercolta, mente e cuore, ma anche progetto e destino della comunicazione estetica. Il progetto è locato in un edificio neogotico – già nobile scuola di grafica – con cent’anni di storia alle spalle, a ridosso del più lungo tratto superstite dell’ex Muro di Berlino, nel quartiere di Friedrichshain, la zona più movimentata della città, ricca di art cafè, locali, negozi di abiti vintage, antiquariato, musica e altro. E dunque la mostra di Mokhtar Jelassi ha trovato qui a Berlino un consenso forte, creativo e generazionale, proponendosi nel clima che vuole indicare e sorreggere l’arte nuova. Venti grandi opere, risultato di un intenso lavoro portato avanti da mesi, si leggono preziosamente in questo omaggio dedicato all’artista qui a Berlino al Ples Berlin nella Sala Hoffmann. Opere certo che raccontano gli interrogativi del nostro tempo e della storia, ma il dato concettuale ed estetico si nutre, proprio perché vive di new pop, di utilizzo di materiali in parte objets trouvès e in parte di occasionali assemblaggi. Non dimentichiamo che artisti singolari prima di Mokhtar Jelassi avevano fatto uso di tali materiali giocosi e surreali, da certi futuristi fino Baj, ad Arman e ai nouveaux realistes.
Si va dai giocosi punti interrogativi che diventano volti con tanto di naso e bocca che paiono simboli fallici, all’ironia che corre su gran parte della quadreria, ponendo lo spettatore terribilmente fuori gioco in uno spaesamento movimentato da un decorativismo che ha nella rosa e in altri elementi declinazioni filosofiche. Ora dopo aver esposto a Milano e a Firenze, Mokhtar Jelassi è approdato a Berlino. Il nostro artista ha saccheggiato benevolmente nelle strade dell’arte contemporanea, proprio per l’uso imponente di scarti che articolano le sue icone aniconiche e danno una contrapposizione estrema di assenza e presenza degli oggetti che trovano una situazione spaziale di gran lunga aristocratica e per di più costruiscono un flusso di cose che arrivano a formare un insieme visibile e invisibile, materiale e immateriale, tanto da racchiudersi spesso in una sigla che è il punto interrogativo. Talvolta la sigla interrogativa si umanizza organizzandosi come un ambiente architettonico, e seppure in grande libertà, ne compone diverse ramificazioni, sicchè gli oggetti perdono la loro funzione e si affermano come entità sempre riconoscibili, partecipi di una crescita e di forme che eruttano dalla sua testa creativa. E non meno interessanti le opere che giocano intanto sulla bifocalità del colore bianco-nero, ma divengono pagina naturale di lettura iconografica di segni, quasi a voler orecchiare la lezione di Arturo Vermi. L’effetto di miscellanea caotica e casuale che Mokhtar Jellassi getta sulle superfici da costruire comporta l’immersione, la percezione di un nuovo modo di guardare cose e oggetti, come una costruzione che si fa monumento all’effimero che ci ingloba e rende tutto ancor più interrogativo. Ancora una volta senza retorica, ecco il trionfo del new-pop.
Mokhtar Jelassi è nato a Tunisi nel 1964, figlio di un attachè d’Ambasciata, per ragioni di lavoro del padre si è spostato nei diversi stati europei dove ha frequentato le scuole internazionali e imparato varie lingue. E’ proprio nel 1984 che approda a Milano, si inserisce nell’ambiente artistico frequentando Brera e il Bar Jamaica. In questi anni varie le sue discese in campo con mostre personali e collettive e l’approdo in diverse case d’asta fra cui la Casa d’Aste Mecenate e la Casa d’Aste Poleschi.Nel 2017 la sua mostra a Milano nell’Ex Studio di Piero Manzoni in Via Fiori Chiari nello storico quartiere di Brera,vi ritorna ancora con due personali nel 2018 e nel 2019. Nel 2018 è invitato dall’illustre Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea Prof. Carlo Franza a tenere una sua personale dal titolo “Moderno e Postmoderno” nel Progetto “Scenari” al Plus Florence di Firenze. Ancora nel 2018 vince il Premium International Florence Seven Stars (Premio dell’Europa) per la pittura, assegnatogli sul Belvedere del Plus Florence di Firenze. Nel giugno 2019 è nuuovamente l’illustre Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea Prof. Carlo Franza ad invitarlo a tenere una sua personale dal titolo “Pagine di un atlante del contemporaneo” nel Progetto “Strade d’Europa” al Plus Berlin di Berlino.
Carlo Franza