Pino-Pascali-Gruppo-di-Attrezzi-agricoli-1968-Galleria-Nazionale-Roma_523x300                                                                                                                                In occasione della 58. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia curata da Ralph Rugoff la Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare presenta “Pino Pascali – Dall’Immagine alla Forma”, una mostra che, a cinquant’anni dalla scomparsa dell’artista – tra i massimi protagonisti della Pop Art e dell’Arte Povera italiana – propone una lettura inedita e sorprendente della sua produzione, accostand90239-unnamed_4_o l’indagine fotografica a quella scultorea e filmica. Pino Pascali e la fotografia: una nuova indagine sull’opera dell’artista grazie al ritrovamento di 160 scatti stampati tra il 1964 e il 1965, a Napoli e a Roma. Ora in mostra a Venezia. La mostra, a cura di Antonio Frugis e Roberto Lacarbonara, con la direzione artistica di Rosalba Branà, è inserita nel programma degli Eventi Collaterali della Biennale Arte 2019 ed aper103437ta presso Palazzo Cavanis, Fondamenta delle Zattere.
“Ho un’immagine in testa” diceva Pino Pascali a Carla Lonzi nel 1967, nel corso di un’intervista poi confluita in Autoritratt103438o, quel celebre volume dove la critica più avvertita aveva raccolto le conversazioni con un gruppo di artisti, tra i quali il ragazzo pugliese, arrivato a Roma dieci anni prima per frequentare l’Accademia di Belle Arti. Come altri grandi artisti del Novecento , pensiamo a Pablo Picasso o Andy Warhol, il suo lavoro parte e si sviluppa da un’immagine, amorosamente cercata e finalmente trovata nella dimensione concreta della vita quotidiana, in bilico tra il lavoro artistico e l’attività professionale di scenografo e disegnatore presso la Lodolofilm, avviata nel 1958, per la quale realizza caroselli e spot pubblicitari a partire dalla fine degli anni Cinquanta. Solare, vulcanico, brillantePino-Pascali-Botole-ovvero-Lavori-in-corso-1967.-Galleria-Nazionale-Roma-561x420, seduttivo e talentuoso, Pascali conclude la sua breve ma fulminante carriera artistica con un incidente stradale l’11 settembre 1968, a soli 33 anni. La sua è stata una  luminosa meteora  protagonista di numerose mostre retrospettive e tematiche in Italia e all’estero, che hanno esaminato i diversi aspetti della sua ricerca.
In seguito alla recente scoperta di un prezioso corpus fotografico di oltre 160 scatti – realizzati e stampati tra il 1964 e 1965 – e grazie all’acquisizione da parte della Fondazione Pino Pascali del Fondo fotografico e del Fondo del Video Pubblicitario, la mostra rivela, con uno sguardo totalmente inedito, la centralità della progettazione e dello studio formale da parte dell’artista, soprattutto attraverso l’assiduo ricorso al disegno e agli appunti fotograficPino-Pascali-Ricostruzione-della-balena-1966.-Collezione-privata-Milano-561x420i.
Per Pino Pascali (1935-1968) la fotografia non è solo un medium documentativo ma interpretazione e analisi, è soprattutto il desiderio di dare corpo a un racconto individuale che si riverserà senza conflitti nella sua ricerca linguistica.
unnamed-1-590x465Negli anni Sessanta la fotografia si incrocia visibilmente con il linguaggio dell’arte così da diventare un forte riferimento di tipo progettuale e teorico. La figura dell’artista che usa la fotografia non solo come documentazione del proprio lavoro ma come traccia progettuale al pari del disegno, diviene molto ricorrente.

Attraverso un serrato confronto tra gli appunti grafici sul taccuino personale dell’artista, le fotografie del 1965 e alcune delle più rilevanti opere scultoree e ambientali quali AttrezziAgricoli (1968), Contropelo (1968), La ricostruzione della Balena (1966), 9 mq di Pozzanghere (1967) e 02-590x470Botole ovvero Lavori in corso (1968), opera quest’ultima che torna in esposizione dopo oltre dieci anni e restaurata con il contributo della Fondazione Pino Pascali, la mostra definisce un percorso attraverso le fasi di intuizione e concepimento dell’opera, articolandosi in alcune sezioni tematiche fondamentali attorno ai temi: “Cose d’acqua”; “Il porto, le barche, il mare”; “90239-unnamed_4_Geometrie e moduli”; “Finte sculture”;“Ritorno alla terra”; “Giochi d’infanzia”; “Il teatro e la maschera”. “Le opere di Pascali non si offrono alla contemplazione ma conservano l’energia dell’azione” sottolinea Francesco Stocchi, ed enuncia la forza del disegno come generatore di un immaginario capace di trasformare gli elementi del quotidiano in icone simboliche, che sintetizzano lo spirito del tempo in un vocabolario mediterraneo, in costante equilibrio tra gioco e dramma. Tra le sezioni della mostra spiccano le prime due, dove il passaggio dalla fase progettuale all’opera è più esplicito: il processo che porta Pascali aunnamed-2-590x455 realizzare opere come 9mq di pozzanghere (1967) o Contropelo (Pelo) (1968) è illustrato da una serie di scatti e di schizzi a penna, che dimostrano il forte interesse dell’artista per l’acqua.“L’acqua mi affascina molto, diventa come uno specchio”: acqua e mare-mare, pozzanghere e bitte, pontili e passerelle,  insieme  a cassette di pesce, pescatori con ceste, ombrelloni e bimbi, dai visi ingenui e fantasiosi, ed  occhi ridenti e allegri. Gli scatti di Pascali lasciano leggere anche il suo sguardo  osservare divertito i visitatori intorno alle sue sculture, per studiarne reazioni e comportamenti.  A questo si aggiunge una rilettura del “metodo pascaliano” che intreccia il lavoro artistico con quello pubblicitario e scenografico svolto per la RAI. Nel corso della mostra che durerà fino al 24 novembre 2019, la Fondazione Pino Pascali organizzerà un programma di eventi e manifestazioni in collaborazione con istituzioni culturali con cui il Museo Pino Pascali condivide percorsi e intenti: la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, la Fondazione Teatro Petruzzelli, l’Apulia Film Commission, il Consorzio Teatro Pubblico Pugliese, Puglia Promozione, Fondazione Carnevale di Putignano, il Polo Biblio Museale di Brindisi e Lecce, l’Associazione Presìdi del Libro, la Fondazione Paolo Grassi – Festival della Valle d’Itria, la Fondazione Di Vagno, le Accademia di Belle Arti di Puglia. La Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare si costituisce nel 2010 ed è un ente compartecipato da Regione Puglia e Comune di Polignano a Mare. La collezione del Museo vanta opere di Jake & Dinos Chapman, Nathalie Djurberg, Matt Collishaw, AES+F, Hans Op de Beeck, Fabrizio Plessi, Jan Fabre, tra gli altri. Nel 2018, in occasione del progetto Pascali2018 che celebra l’artista nei 50 anni dalla sua scomparsa, è stata acquisita al patrimonio della Fondazione l’opera di Pino Pascali Cinque Bachi da Setola e un Bozzolo (1968).

Nel 2011 la Fondazione ha presentato a Venezia la mostra Evento Collaterale della Biennale Arte Pino Pascali, ritorno a Venezia.  Il CDA della Fondazione è composto da Giuseppe Teofilo, Presidente, Maria Melpignano, Christine Farese Sperken, il Comitato Scientifico da Pietro Marino (Presidente), Valérie Da Costa, Carlo Berardi, Marco Giusti.

Carlo Franza

 

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