hightechforpeacefoundation-forum-27th2016-pasqualeferranteAnche la scienza medica è arte. L’annuncio è di quelli eccezionali. Il virus dell’Aids è vinto. Nell’equipe di lavoro gli italiani Pietro Mancuso, Pasquale Ferrante e Martina Donadoni. E’ proprio un bel regalo all’Italia, agli italiani  e al mondo intero. La notizia mi è stata data direttamente dall’amico Prof. Pasquale Ferrante, illustre professore dell’Università di Milano e virologo di chiara famPietro_Mancuso-625x350-1562421017a.  

E’ così che possiamo dire finalmente che anche l’Italia è grande in fatto di ricerca e che ha ricercatori  che ogni giorno lavorano per il bene dell’umanità. E’ di questi giorni l‘annuncio della scoperta su ‘Nature Communications’, grazie a una terapia combinata che utilizza farmaci antiretrovirali a lunga durata d’azione seguiti da una tecnologia di editing genetico basata sulle ‘forbici molecolari’ Crispr-Cas9.  La scoperta, con i risultati  pubblicati su ‘Nature Communications’ è frutto di una maxi-collaborazione che ha coinvolto virologi, immunologi, biologi molecolari, farmacologi ed esperti del pharma :  sono Kamel Khalili della Lewis Katz School of Medicine della Temple University (Lksom, Usa) e Howard Gendelman dell’University of Nebraska Medical Center (Unmc, Usa); con loro i tre italiani il giovane palermitano  il dott. Pietro Mancuso, la dott.ssa Martina Donadoni e il prof. Pasquale Ferrante(Università di Milano). “Solo unendo le nostre risorse – spiegano – siamo riusciti a fare questa scoperta rivoluzionaria”.3 Rivoluzionaria perché ad oggi, pur riuscendo a tenere sotto controllo l’infezione da Hiv con i farmaci antiretrovirali, curare la malattia in via definitiva non è ancora possibile. Tanto che sospendendo i medicinali, il virus torna infatti a replicarsi poiché l’Hiv, quando attacca i linfociti T, integra il suo genoma dentro quello della cellula bersaglio e quindi di fatto resta vivo; certo dormiente, ma pronto a risvegliarsi.

L’Aids, la peste del secolo è stata vinta;  il virus dell’hiv è stato eliminato nei topi con farmaci e taglia-incolla del Dna. Terapia e cura sono  state dunque appena sperimentate da questo pool di scienziati della Temple University (USA) negli Stati Uniti  che comprende  per l’appunto un giovane palermitano Pietro Mancuso  da tempo trapiantato a Philadelphia, Martina Donadoni anch’essa ricercatrice alla Temple e il Prof. Pasquale Ferrante che spesso vive soggiorni alla Temple university come Visiting Professor.

131422422-bba0e902-fe18-4af9-8ce1-c819db20b168Considerata tale perché ad oggi, pur riuscendo a tenere sotto controllo l’infezione da Hiv con i farmaci antiretrovirali, curare la malattia in via definitiva non è possibile. Sospendendo i medicinali, il virus torna infatti a replicarsi poiché l’Hiv, quando attacca i linfociti T, integra il suo genoma dentro quello della cellula bersaglio e quindi di fatto resta vivo. Dormiente, ma pronto a risvegliarsi.

Nello specifico ecco i risultati della ricerca:  su un totale di 13 roditori che in 2 trial separati hanno ricevuto il doppio trattamento (terapia antiretrovirale a lunga durata d’azione per sopprimere la replicazione del virus e ‘taglia-incolla’ del Dna che fisicamente estirpa l’Hiv dal genoma del topo), circa un terzo ( ben 5) non ha mostrato segni di infezione per 5 settimane dopo la terapia. Un risultato che, secondo i ricercatori, segna “un passo avanti cruciale verso lo sviluppo di una possibile cura per l’infezione da Hiv nell’uomo”. “Questo risultato non sarebbe stato possibile senza uno straordinario gioco di squadra”, commenta Gendelman. E ancora : “Il grande messaggio di questo lavoro – precisa Khalili – è che per curare l’infezione da Hiv servono sia Crispr-Cas9 sia la terapia antiretrovirale a lento rilascio e lun4594535_2353_hiv_budding_colorga durata d’azione”, la cosiddetta ‘Laser Art’ (Long-acting slow-effective release Antiretroviral therapy), somministrate insieme. Ora abbiamo chiaro il percorso per poter passare alla sperimentazione su primati non umani e possibilmente sull’uomo entro l’anno”. “Il mio contributo – racconta Mancuso – consiste nell’aver testato l’effettiva rimozione del genoma virale nei tessuti e negli organi dei topi”. Dal punto di vista scientifico va aggiunto che il biologo molecolare palermitano ha utilizzato la tecnica Pcr (reazione a catena della polimerasi) ed ha inoltre verificato eventuali off-target. Ciò che è più importante è che Pietro  Mancuso sta già lavorando allo step successivo dello sviluppo della terapia: il test sulle scimmie. È da qui che il mondo scientifico si attende la risposta definitiva sul valore di questa cura: “Il risultato ottenuto sui topi – sottolinea Mancuso – segna un passo avanti cruciale verso lo sviluppo di una possibile cura per l’infezione da Hiv nell’uomo. I dati acquisiti hanno delineato il prossimo step rivolto alla sperimentazione sulle scimmie su cui stiamo ottenendo risposte al trattamento davvero entusiasmanti e potenzialmente trasferibili sull’uomo entro il 2020 grazie all’intervento di alcune industrie farmacologiche americane e alla collaborazione con l’ospedale della Temple University”.

hiv-curaRammentano gli esperti dell’equipe che la Laser Art  è figlia del progresso farmacologico che ha permesso di modificare la struttura chimica degli antiretrovirali tradizionali (Art) ‘impacchettando’ i principi attivi in nanocristalli, strutture-serbatoio che si distribuiscono nei tessuti in cui l’Hiv si è insinuato e vengono rilasciati lentamente per settimane. In questo modo non solo l’intervallo fra una somministrazione e l’altra si allunga, ma si crea una situazione in cui la replicazione virale resta soppressa per un periodo di tempo sufficiente a intervenire con le forbici molecolari che tagliano via l’Hiv dal Dna delle cellule immunitarie infettate. Se si usassero solo queste, o solo gli antiretrovirali, nei topi contagiati dall’Hiv il virus resterebbe rilevabile. Dice lo scienziato italiano il Professor Pasquale Ferrante che “l’obiettivo è guarire l’infezione…un approccio rivoluzionario e in controtendenza, che abbina i farmaci antiretrovirali a lunga durata d’azione al ‘taglia-incolla’ del Dna e apre alla speranza concreta di “arrivare un giorno a curare l’infezione da Hiv nell’uomo” . Guarire le persone contagiate dal virus dell’Aids è un traguardo futuro, ma un po’ più vicino secondo Pasquale Ferrante, fra gli scienziati italiani che hanno partecipato al lavoro, perché siamo già passati agli studi sui primati  e crediamo veramente di poter trasferire i risultati anche all’uomo”.

“Contro l’epatite C abbiamo finalmente medicinali in grado di eradicare l’infezione – ricorda Pasquale Ferrante, visiting professor alla Temple University School of Medicine, struttura americana protagonista della pubblicazione insieme allo University of Nebraska Medical Center – Si assumono e si guarisce. Perché non siamo ancora riusciti a farlo con l’Hiv? Il motivo è che l’Hiv è un retrovirus – precisa l’esperto che in Italia è professore ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’università Statale di Milano, e direttore scientifico e sanitario dell’Irccs Istituto clinico Città Studi del capoluogo lombardo – Essendo un retrovirus integra il suo genoma in quello delle cellule infette, col risultato che ogni cellula infettata contiene il genoma dell’Hiv” diventando una sorta di “santuario virale”. Nei linfociti T colpiti “il virus resta cioè in condizioni di replicarsi”, pronto a risvegliarsi riaccendendo l’infezione.

La strategia adottata nella nuova ricerca mira proprio a distruggere questo ‘serbatoio nascosto’, perché insieme agli antiretrovirali che abbattono la carica virale si usano le ‘forbici molecolari’ del gene editing per estirpare il genoma dell’Hiv dal Dna dell’organismo infettato. “Un approccio rivoluzionario”, replica il professor Pasquale Ferrante, reso possibile dalla “tecnica Crispr/Cas9 che abbiamo iniziato a sperimentare qualche anno fa” prima in vitro poi in vivo; “siamo davvero convinti che questo trattamento combinato potenzialmente possa funzionare anche nell’uomo”, sul quale i trial clinici “inizieranno non appena avremo il via libera della Food and Drug Administration”.

Carlo Franza

 

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