gervasoniQuesta  è non solo la notizia del giorno, ma da oggi è notizia di tutti i giorni, per via che quanto capitato al Professor Marco Gervasoni, illustre studioso italiano e  docente di uno dei più importanti atenei italiani,    ferisce tutti gli italiani, la libertà di pensiero, ed è un vero attentato alla Costituzione Italiana.  Ecco cosa scrive il collega Nicola Porro sul suo blog a proposito della vicenda che ha coinvolto il docente Marco Gervasoni, che ha riparlato del suo caso durante la festa di Atreju, dove è stato invitato a presentare il suo libro “La rivoluzione sovranista”. Così Nicola Porro:“Oggi è un giorno triste per la libertà di espressione. La Confindustriale Luiss, caccia il professor Marco Gervasoni per un tweet contro la nave Sea Watch. Ma lo fa solo quando cade il governo gialloverde. Boccia e gli altri professori zitti. Oggi voglio parlare solo di questo: i giornali sono carta straccia se non difenderanno, indipendentemente dalla loro opinione, il diritto di Gervasoni a poter dire la sua”.

La sua colpa? Un tweet risalente al primo luglio 2019, in cui sosteneva le posizioni di Giorgia Meloni sulla necessità di affondare la nave della Ong Sea Watch. Parole che hanno generato la vibrante protesta dell’Anpi di Campobasso (Gervasoni insegna anche all’Università del Molise) e la recente cacciata del professore  dallSchermata-2019-09-21-alle-13.38.33-640x267a Luiss.

Il licenziamento dell’illustre amico e collega dalla docenza e dall’ Università Luiss è calato come una mannaia, all’ improvviso. Il professor Gervasoni precisa : “E’ chiaro che un ateneo privato può decidere o meno se rinnovare un contratto,  però mi era stato chiesto di indicare gli orari e le date delle lezioni, la bibliografia etc. E infatti fino a poco fa il mio nome compariva nell’indicazione dell’orario delle lezioni. Poi una settimana prima dell’inizio dei corsi mi ha chiamato un funzionario dicendomi che il contratto non era stato rinnovato. Questo è accaduto una decina di giorni fa, casualmente poco dopo l’insediamento del nuovo governo”. 

Gervasoni conferma che è di natura solo politica il licenziamento  e la connessione con il tweet sulla Sea Watch: “Io non so cosa c’è scritto nel verbale del consiglio di dipartimento, però so dalle mail del direttore e da relata refero, che la motivazione sono i tweet e in particolare quello sulla capitana Carola. Tweet espressi sul mio canale privatoatreju-640x267 e non a lezione, come fanno invece altri professori della Luiss che spesso si sono espressi contro Salvini davanti agli studenti. E’ grave ed è la prima volta in Italia che ad un professore non viene rinnovato il contratto a causa di una sua opinione politica”.

Spingiamoci più addentro alla vicenda e vediamo che a dare maggiore sostegno alla tesi del licenziamento politico c’è anche la composizione del consiglio di dipartimento che ha deciso a maggioranza l’epurazione di Gervasoni. C’è di più. 9788898620654_0_221_0_75 Il giornalista Daniele Capezzone sul quotidiano La Verità, dà  notizia che  il direttore del dipartimento è Sergio Fabbrini, definito da Matteo Renzi “uno dei pensatori più importanti del panorama europeo”. Altri membri autorevoli del consiglio sono il professor Roberto D’Alimonte, considerato tra gli ispiratori dell’Italicum e della riforma costituzionale renziana, e il professor Michele Sorice, nome circolato sui media come “possibile consulente nell’ambito della neo istituita commissione statuto del Pd”. Eppoi la sinistra -i comunisti ci sono ancora e sono vivi e vegeti-  ha da dire del fantasma  fascismo che stava ripiombando in Italia con Salvini. Ma che la smettessero di  declinare simili baggianate,  la sfacciataggine di questi politici da quattro soldi che pensano di tenere in scacco il paese Italia e di bloccare le idee di quanti che gli remano contro, è impressionante e cinica. Per il Professor Gervasoni è scattata la censura solo perché Gervasoni è sovranista come lo sono io, nei suoi confronti è scattata la censura sol perchè insegnava in una Università privata.

Censura in nome del pensiero unico che oggi si fa strisciante e ammorba l’Italia e gli italiani. “In Italia la cultura del “free speech” ormai non esiste più”, -sottolinea Gervasoni- “con la scusa dell’odio qualcuno ritiene di poter censurare gli avversari politici. E non è un caso che in questo momento venga negata la libertà di espressione proprio dai social network. I globalisti sanno che a giornali e tv non puoi accedere, se non da posizioni di minoranza, mentre il web garantiva la massima libertà di espressione. Per questo adesso tenteranno anche con delle leggi di limitare la libertà di espressione su internet”. La lotta a questo punto si fa audace, il sostegno al Professor Marco Gervasoni  è totale, e ai tanti come lui, come me e come noi che vogliono un’Italia diversa e nuova, sovranista,  gli orizzonti della politica  ci preparano a mesi di lotta per le libertà.

Marco Gervasoni (Milano- 1968) insegna Storia contemporanea all’Università del Molise e Storia comparata dei sistemi politici all’Università Luiss di Roma. È editorialista del «Messaggero». Tra i suoi ultimi volumi: François Mitterrand. Una biografia politica e intellettuale (2007), La tela di Penelope. Storia della Seconda Repubblica (con S. Colarizi, 2012). Per Marsilio ha pubblicato: Storia d’Italia degli anni ottanta. Quando eravamo moderni (2010), La guerra delle sinistre. Socialisti e comunisti dal ’68 a Tangentopoli (2013) e Le armate del Presidente. La politica del Quirinale nell’Italia repubblicana (2015).

Carlo Franza

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