La Rivoluzione Sovranista. Recensione al libro del Prof. Paolo Gervasoni. Il vangelo della nuova politica oggi voluta dagli italiani.
All’uscita di questo libro che ha per titolo “La rivoluzione sovranista. Il decennio che ha cambiato il mondo” (Giubilei Regnani, 2019, 203 pagine, € 14), del collega Prof. Paolo Gervasoni docente all’Università del Molise, ultimamente invece allontanato per le sue idee dalla Università Luiss, qualcuno si è stracciate le vesti quasi a gridare allo scandalo. Ma di scandaloso nel libro non c’è nulla se non la presa di coscienza storica dell’attualità e del momento che stiamo vivendo. Libro cardine, saggio storico di altissimo livello, con una resa scientifica che misura idee, dati, votazioni, elezioni e quadro politico internazionale
La crisi del 2007-2008 è spartiacque fondamentale per comprendere il nostro presente, quello del continente europeo e naturalmente quello italiano, a partire da un cambio di marcia, che investe gli Usa, la Cina, la Russia e cosi via. Nel saggio di Marco Gervasoni sono presi in considerazioni taluni fenomeni, che pur non prodotti, certo filtrati e ingigantiti dalla più devastante crisi economica vissuta dal sistema economico mondiale dopo quella del 1929 e che, come tale, non è stata solo economica ma anche una crisi di identità dell’Occidente. Nella crisi dell’Occidente c’è il declino della classe media, il fallimento di una élite liberale e globalista, il cambio di orizzonte degli old media (giornali, tv), diventati sempre più la voce autoreferenziale di questa élite in decadenza, e ancora l’affermarsi di una politica digitale profondamente legata ai movimenti cosiddetti populisti e sovranisti che ora invadono l’Europa e il mondo intero e l’Italia con la spinta dell’amico Salvini. Gervasoni in realtà, fa il punto del populismo e del sovranismo, concetti certo dotati di un loro senso, ma lo storico preferisce parlare di nazionalismo, e traccia qui il profilo di movimenti che sono al tempo stesso rivoluzionari e nazional-conservatori. Occorre intanto farsi un’idea più precisa di cosa sia il “sovranismo” ricercandone le radici, e non leggendo superficialmente il fenomeno. Gervasoni delinea due tipologie di “sovranismo”. Il primo tipo, a mio avviso quello autenticamente sovranista, è post-ideologico, innovativo pur nel rispetto della tradizione, ed un secondo tipo radicato nella continuità con due precedenti rivoluzioni “conservatrici”, quella degli anni Venti e Trenta in Germania, ben raccontata da uno dei protagonisti, Armin Mohler, e la seconda quella neoliberale degli anni Settanta e Ottanta con Reagan e Thatcher. Un testo storico leggibilissimo, chiaro, perché colpisce al cuore e alla pancia degli italiani. Spiega da dove sono venuti fuori Trump, Salvini, Le Pen o Bolsonaro. Volti di quel sovranismo che si è imposto come reazione alla globalizzazione e alla grande depressione del 2007-08. Libro ricetta per superare il dramma dell’austerità e ridare dignità a un ceto medio sempre più povero a livello mondiale. I Sovranisti paiono, dunque, gli ultimi alfieri della democrazia. Con loro si può combattere e vincere. Il libro è una bussola utilissima per chi simpatizza per l’ondata sovranista – ecco spiegato perché oggi, ad iniziare da chi ha instaurato il Conte bis si ha paura e si teme il sovranismo- e anche per chi detesta le vecchie élites, per chi comprende le ragioni e i sentimenti della grande rabbia dei “dimenticati” (i forgotten trumpiani), ma desidererebbe una risposta politica più strutturata e meno emotiva. Gervasoni si è dimostrato un grande chirurgo che conosce il male e su di esso interviene. Ecco perché il sovranismo sta volando. Per un verso, va considerata la grande recessione del 2007-2008, che ha frantumato la classe media, ha prodotto un impoverimento vero e generalizzato, e niente affatto appena percepito, facendo precipitare nell’insicurezza la stragrande maggioranza dei cittadini dei Paesi occidentali. Negli anni successivi al 2008, si è vista una qualche ripresa, spiega Gervasoni, ma questa recovery, oltre che flebile, si è rivelata asimmetrica, nel senso che ha riguardato le classi top, trascurando il grosso della popolazione. E come si poteva pensare che un fenomeno così enorme restasse senza conseguenze politiche? Gervasoni chiarisce che il sovranismo di oggi è qualcosa di diverso rispetto a ieri, ma è pur sempre in questo sfondo nazional-conservatore che per lui andrebbero collocati il lepenismo in Francia e il salvinismo in Italia, e che lo sbandierato sovranismo della Meloni non dice in effetti niente di nuovo rispetto alla difesa dello Stato centralista. Restano così in gioco, i liberali-mondialisti e i conservatori-nazionalisti.
Gervasoni spiega poi l’altra gamba, quella che troppi avrebbero voluto “amputare”, non a parole ma con i fatti, e cioè intaccare la politica delle identità, le guerre culturali, il senso del confine e della nazione, il “chi siamo”. Prima gli italiani. Cose queste che ci appartengono fino in fondo, perché o siamo italiani o non lo siamo. Tutte cose che frettolosamente la Chiesa -Papa Bergoglio per primo- e la sinistra vecchia e marcescente volevano fossero archiviate e perfino esorcizzate, e che il doppio innesco della crisi economica e dell’immigrazione fuori controllo hanno fatto puntare il dito sulla piaga. Gervasoni aggiunge – ed io con lui- che resta un illuso chi pensa di “sterilizzare” la discussione pubblica, di trasformare l’area politico-elettorale in uno spazio asettico, in cui degli (inesistenti) elettori iper-razionali stanno lì a misurare con il bilancino la credibilità di ogni riga dei programmi elettorali, a fare il conto delle coperture, e così via. Non è così che gli elettori votano.
Tutto ciò -ecco la denuncia forte di Gervasoni- non è stato capito dalle vecchie élites, da un establishment invecchiato, senza energia e incattivito, che ha preferito (da Brexit a Trump, da Bolsonaro a Orban, passando naturalmente per Salvini) demonizzare i vincitori e trattare da analfabeti gli elettori. Anziché sforzarsi di capire e di rispondere ad alcune esigenze, si è preferito un atteggiamento paternalistico e superiore, come da sempre una sinistra smaccata sa fare. Anche l’atteggiamento degli old media, per lo più ancorati al vecchio establishment, ed incapaci di capire il quadro politico attuale e di porsi in comunicazione con quei ceti medi sofferenti, che aspettano di essere ascoltati. Il saggio di Gervasoni è prezioso.
E’ chiaro a tutti -e le recenti votazioni in Umbria lo hanno dimostrato-, dove si collochi oggi la nuova Lega di Salvini, ovvero all’interno di questa cornice “nazional-conservatrice” che aspira a ripristinare la sovranità statale, ma anche a dare spazio a una Lega nazional-popolare fondata sulle autonomie territoriali e sulla difesa di quei ceti sociali che maggiormente hanno patito e continuano a patire a causa della globalizzazione e della immigrazione incontrollata.
Carlo Franza