Crocifissione della naturaGrandioso il telero di Gabriella Ventavoli (La Crocifissione della natura, t.m.  su tela, cm. 160×200, 2019), artista da sempre attenta ai temi ambientali,  e alla natura violentata e crocifissa. Ebbene, quest’opera è stata donata a Papa Francesco in  Vaticano per entrare a far parte della Collezione Museale Vaticana del Contemporaneo.  Tutto alla luce della recente Enciclica Papale sull’ambiente  e sulla sua salvaguardia  che così inizia: «Laudato si’, mi’ Signore», cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba». Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che «geme e soffre le doglie del parto» (Rm 8,22). Dimentichiamo che noi stessi siamo terra (cfr Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora”(Papa Francesco).9244905_3603316

E’ un’opera  questa “natura crocifissa” della Ventavoli di grande forza, di grande filosofia e di grande artisticità. Voglio citare una frase di Rabindranath  Tagore: “gli alberi sono lo sforzo infinito della terra per parlare al cielo in ascolto”.  L’albero, il mondo naturale,  il “de rerum natura” di Lucrezio si definiscono in un mondo ricreato attraverso la pittura, la scultura e ogni altra forma,  utilizzando quel linguaggio universale, presente nel cuore e nella mente.  L’albero fonte di vita. Simbolo di natura in continua evoluzione, in ascensione verso il cielo. L’albero identificato nella sua forma verticale ci riporta all’idea di “cosmo vivente”, mette in relazione i tre livelli naturalistici manifestati dalle radici, dal tronco e dai rami. Le radici che affondano nel sottosuolo della terra, nascita e sostegno vitale; il tronco che esprime la fermezza, la robustezza fisica terrena; i rami che si rivolgono al cielo e si articolano nella crescita geometrica, generatrice dell’essenza e della potenza; tesi e antitesi di discontinuità e regolarità. Nell’albero si riuniscono i quattro elementi, l’acqua che fluisce con la linfa; la terra che si integra nelle radici; l’aria che alimenta le foglie; il fuoco che si sprigiona dalla sua materia lignea. Immagine sempre presente nelle narrazioni dei testi sacri e del mito: dall’albero dell’Eden all’albero della vita, dall’albero genealogico all’albero degli ulivi che attorniavano Cristo nell’orto del Getsemani, dall’Albero della Croce agli alberi cedri del Libano, dall’Albero dell’Arca di Noè all’Albero  del sapere, dall’Albero del bene e del male  all’Albero dei simboli, dall’albero dei pomi d’oro nel giardino delle Esperidi all’albero sefirotico della Cabala, senza dimenticare che Platone osservava che l’uomo stesso è “arbor inversa” e cioè le radici sono i capelli, i rami le braccia, poiché è piantato nei cieli. L’albero  nasce cresce e muore, rappresenta la vita nella sua ciclicità universale. Nell’arte moderna, l’albero è fonte iconografica dalle plurime forme, dall’albero di Van Gogh a Klimt con “l’albero della vita”; dalle stilizzazioni di Klee a Mondrian con “l’albero rosso”; certo numerosi sono stati gli artisti del contemporaneo ( vedi l’albero di Mario  Rossello nella Collezione della Farnesina a Roma ) a rappresentare l’albero. Gli artisti di ogni epoca, come tema principale o complementare, si sono cimentati nella rappresentazione del loro albero: spoglio, folto, ricco, nerboruto, essenziale, geometrico ma sempre albero come organismo vivente particolarmente vicino all’uomo nel suo essere e nel suo divenire biologico. Qui nel telero  della Ventavoli si legge il grido di sofferenza di un albero crocifisso e  il grido  per una  natura da salvare.

Non c’è opera nel contemporaneo che non lasci leggere la natura, il verde e gli alberi fanno corona alla creatività degli artisti che rappresentano la natura nel suo farsi e disfarsi, nel suo essere, nel suo divenire, nel farsi palcoscenico della vita dell’uomo. Ed oggi che la natura è martoriata, non rispettata, crocifissa, come ha ben messo in scena la Ventavoli, ogni uomo deve prenderne a cuore la sua conservazione, mostrandone rispetto e vivace senso civile.

Carlo Franza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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