Giotto_di_Bondone_-_No._43_The_Seven_Virtues_-_Justice_-_WGA09270La Giustizia e l’Arte, un grande tema, trasversale, presente nell’iconografia di tutte le epo93429c17e4b38dbc8a8e5136bf2fe45f_XLche e raccontato in immagini, quadri, sculture da tutti i più grandi artisti. Si chiama “L’arte della giustizia, la giustizia nell’arte”, la mostra a Palazzo Reale di Napoli – diretto dall’arch. Paolo Mascilli Migliorini – che racconta il tema della Giustizia e dei suoi tantissimi significati, attraverso l’arte con opere e interpretazioni dei diversi momenti storici. Un’esposizione sostenuta e realizzata dalla Regione Campania attraverso la SCABEC, ideata e promossa dal Centro Europeo per il Turismo e la Cultura di Roma, in collaborazione con il Polo Museale della Campania, sotto la direzione della dott.ssa Anna Imponente, e curata scientificamente da Giulia Silvia Ghia. Visitabile fino  al 28 gennaio 2020 nel Salone d’Ercole di Palazzo Reale, la mostra esplora in diciassette opere il cambiamento della figura della Giustizia nelle sue rappresentazioni artistiche e la sua evoluzione. Un percorso culturale di grande fascino e interesse che è anche un omaggio al grande lavoro che svolgono i magistrati a Palazzo-Reale-Allestimento-fonte-Scabectutela del diritto e della legalità del nostro Paese. I visitatori potranno notare nei vari dipinti e opere in esposizione come a seconda dell’epoca storica le raffigurazioni sullo stesso tema cambiano, tracciando un racconto non solo iconografico ma anche culturale e storico su un tema così centrale come la Giustizia.  E mentre visitavo la mostra ricordavo la nobile operazione culturale dell’ amico fraterno avvocato Armando Cillario con il quale  in anni passati collaborai per l ‘ inserimente di opere d’arte contemporanea sul tema della giustizia  di artisti di chiara fama  per le aule penali del Palazzo di Giustizia di Milano.
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La mostra si snoda in 3 sezioni: la prima è dedicata alla simbologia della Giustizia, vuole fare luce sulla nascita della sua iconografia. Partendo da una copia della metà del Seicento dell’Iconografia di Cesare Ripa, proveniente dalla Biblioteca Cengiustizia_rcs_600x338-2trale di Roma, si passa alla rappresentazione in pittura con un pregevole dipinto, l’Allegoria della Giustizia di Cesare Gennari, proveniente dalle Gallerie Nazionali di Palazzo Barberini e Palazzo Corsini.foto-n--31

Con l’Arcangelo Michele, della Trinità e i sette Angeli di Anton Maria Viani del XVI Sec. rappresentato in un piccolo rame proveniente dalle collezioni del Monumento Nazionale dei Girolamini di Napoli si passa nella seconda sezione dove trovano spazio alcuni dipinti che narrano di episodi biblici noti e scelti come esempio di Giustizia divina e umana. In questa sezione si possono ammirare il Ritorno del Figliol Prodigo proveniente dalla Galleria Borghese di Roma, mirabile opera del Guercino, il Giudizio di Salommostra1one di Francesco Allegrini custodito nella Quadreria dei Girolamini, la Moneta del Fariseo di Bartolomeo Schedoni del Museo di Capodimonte e un sorprendente inedito, in collezione privata, di notevole fattura. Di estremo interesse per la resa iconografica è il dipinto di Filippo d’Angelo, la Madonna con il Bambino e anime purganti proveniente dalla chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli, di proprietà del Fondo Edifici di Culto che è anche il prestatore del meraviglioso Cristo davanti a Caifa, copia da Gherardo delle Notti della chiesa di Sant’Andrea della Valle di Roma.

L’ultima sezione della mostra è dedicata al “Mito oltre la Giustizia”,  una selezione di personaggi che attraverso i processi subiti hanno raggiunto la dimensione del mito. In questa sezione sono esposti quattro volumi provenienti dall’Archivio Storico di Roma che raccontano dei processi a Giordano Bruno, dove è chiaramente visibile il disegno del rogo a cui fu destinato il filosofo; a Beatrice Cenci e a Michelangelo Merisi da Caravaggio. Quest’ultimo volume esce eccezionalmente per la terza volta dall’Archivio, essendo stato prestato solamente alla mostra organizzata da Roberto Longhi su Caravaggio, a Milano nel 1951, e nuovamente alla mostra sempre sul Merisi tenutasi a Tokyo nel 2016.
Carlo Franza

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