Nicola Salvatore presenta a Como il suo libro “moby dick, the unknown”, una vera e propria antologia artistica del suo lavoro in questi anni. Una lezione magistrale e internazionale. La balena dell’artista comasco diventa prezioso alleato alla nostra sopravvivenza.
Mercoledì 5 febbraio 2020 alle ore 18 presso la sala conferenze di Villa Sucota a Como, Nicola Salvatore, illustre artista italiano e già docente di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, presenta il suo libro-monografia “moby dick, the unknown” (Gutenberg Edizioni, 2019), dialogando con il collega Massimo Bignardi(docente di Storia dell’arte contemporanea e di Arte ambientale e architettura del paesaggio presso il Dipartimento di Scienze storiche e dei Beni culturali dell’Università di Siena), che ha scritto un singolare testo di introduzione per il volume.
“La sagoma di capodoglio che Salvatore ha proposto in questi anni e che sente ancora attuale – scrive Bignardi –, è una figura che si fa largo nei bagliori del tempo, esibita, di volta in volta, quale carattere di una creatività, ma anche come ulteriore mostro, di quelli che abitano le tenebre della psiche del nostro tempo che il gesto, il colore, la forma fanno affiorare alla verità dello sguardo per liberarci dal loro terrore per sempre. È, accogliendo la definizione data da Jung, un archetipo. Ciascuna di esse, sembra la stereotipata iterazione, la replica senza sosta di un’identica icona; eppure ciascuna si lega al suo tempo, alla consapevolezza della sua fragilità, del dover cedere all’epifania di una nuova immagine, dettata dal rinnovato incontro che l’artista ha di, volta in volta, con il repertorio delle materie, con un luogo o con un contesto progettuale diverso. Certo è possibile che al primo impatto la somiglianza giochi le sue carte ma, tacitando il pregiudizio, scorgiamo i margini di una similitudine che ci spinge a indagare, con maggiore attenzione, non tanto il loro somigliarsi sul dato formale quanto il pensiero che sottende la trama dell’opera.”
Aver rispolverato e messo sull’altare il simbolo della balena è significato per Nicola Salvatore collegare il passato al presente, la storia antica e primitiva alla contemporaneità. Essa è divenuta l’elemento principe del suo lavoro che da anni argomenta capitoli scultorei, pittorici, ecc. C’è di più, che a parlare del suo lavoro al di là dell’icona principe, vivono i luoghi e i materiali. I luoghi dove le sue sculture balena vivono l’idolatria del nostro tempo sono emblematici, come lo sono i materiali, dal ferro all’acciaio, dall’alluminio alle resine, perché ogni balena vive nello schema del ritaglio conformativo e nelle geometrie che la accolgono e nel peso della sostanza che si distende e la rappresenta. La balena era un animale dal potente apparato simbolico già per gli Indiani d’America, ma anche per i Celti. Con le loro culture intrise di totemismo, queste popolazioni attribuivano agli animali un carattere di sacralità che permetteva il contatto con la sfera sovrannaturale. Con i loro tratti e comportamenti ben definiti, gli animali erano oggetto di divinizzazione e venivano usati allegoricamente per esprimere precise qualità e significati. In qualità di spiriti totem, la loro funzione era proteggere i membri della tribù o clan che li adoravano. La balena era uno di questi. Regina delle acque, maestosa e inoffensiva, vantava presso tali civiltà un forte simbolismo, che rispecchiava il profondo significato riservato al totem. Non va trascurato il carattere d’avvio del lavoro di Nicola Salvatore che si nutre di intellettualità forte, della filosofia del mondo, dei simboli, dei miti e degli archetipi che ne sorreggono l’esistenza; ed oggi in un mondo in cui l’uomo moderno vive di un futuro tecnologico e ha quasi dimenticato i parametri della vita e del mondo, e dei regni animale, vegetale e minerale, ecco che l’attenzione dell’artista italiano verso questo enorme mammifero marino fa cucire e rammemorare miti e leggende del passato. Basti osservare le sue grandi sculture che diventano i totem del terzo millennio, in cui la balena in virtù del rispetto e della venerazione dei nativi americani e dei popoli celtici per essa, e dell’aurea di antichità che ancor oggi si porta dietro tale animale è un simbolo di nascita e creazione, del principio di tutte le cose. Leggende antiche ci dicono che le balene sarebbero state testimoni della scomparsa nell’Oceano Pacifico del grande continente Mu, considerato come la Terra Madre. Il cetaceo sarebbe quindi depositario della memoria del pianeta, dai giorni della sua formazione e dell’apparizione dei primi esseri viventi. Aver dato segnale forte a quest’icona animale è veramente impresa fuor dal comune nell’inventario artistico contemporaneo; Nicola Salvatore si è fatto artista guida, portando l’arte ad essere nel presente capace di dare lezioni potenti e significanti alla cultura e all’umanità. E nel clima del rispetto e della salvaguardia del mondo e dell’ambiente la lezione di Nicola Salvatore fa leggere la balena come un prezioso alleato nella lotta alla sopravvivenza. Fonte di carne e oli per nutrirsi, di pelli per coprirsi dal freddo e ossa per la costruzione di utensili. Nella loro concezione religiosa degli antichi la balena era posta sotto la protezione di Sedna, la dea del mare. Per questa ragione la caccia ai cetacei non era una pratica indiscriminata, ma un vero e proprio rituale sacro a cui potevano dedicarsi soltanto pochi eletti. La balena diveniva così un potente simbolo totemico e i capi delle tribù intagliavano la sua forma sugli oggetti sacri utilizzati nei riti sciamanici. Attorno alla balena si stende un’ampia rete di significati simbolici, derivanti da due aspetti fondamentali di questo cetaceo, la funzione ricoperta per le antiche popolazioni nordiche e le sue caratteristiche intrinseche di animale degli abissi. Già calcato da Bignardi il risvolto della balena-mostro che abita nella tenebre della nostra psiche, aggiungerei che l’elemento dell’Acqua, in cui la balena trascorre la propria esistenza, è tradizionalmente legato alla sfera emotiva. Se la coscienza è un concetto intriso dell’idea del visibile, di qualcosa che sta in superficie, il subconscio è invece associato alla profondità dell’Io. Risulta evidente il parallelismo tra gli abissi oceanici e il regno delle emozioni e delle paure. Tutto ciò che ancora non si conosce della propria persona è infatti riposto negli strati più interni e oscuri della psiche. Alla luce di ciò, il totem della balena acquisisce un significato speciale per chi possieda una spiccata sensibilità non solo verso i propri sentimenti ma anche verso le persone e le realtà che lo circondano. Il totem della balena trasmette calma e tranquillità alla mente e stimola la riflessione e il sonno. I significati a essa correlati riguardano pertanto la consapevolezza di sé e del mondo, l’equilibrio psicologico, l’apprezzamento per la bellezza, la rinascita delle emozioni e la devozione alla propria terra. Una significativa credenza degli antichi riguardava i suoni emessi dalla balena, che avevano la stessa forza di attrazione del mitologico canto delle serene. La credenza voleva che con le sue canzoni entrasse in comunicazione con gli uomini e raccontasse loro le storie di antiche creature e avvenimenti, tramandate di generazione in generazione. Si tratta della sua voce e dei suoi effetti per l’orecchio umano. In virtù delle leggende e delle qualità positive attribuite a questo mammifero, la sua frequenza sonora veniva interpretata come una melodia che conduce lungo il vero cammino della vita. Chi si affidava al totem della balena erano persone dall’udito fine, alla costante ricerca di segnali che decifrassero i misteri dell’universo e rivelassero l’origine dell’uomo. Per gli sciamani i suoni emessi dalle balene erano una sorta di linguaggio telepatico. La balena diveniva pertanto un simbolo di profonda sapienza e saggezza. E’ così che il vasto campionario di balene che ormai Nicola Salvatore ha disseminato in più continenti sono una delle parti più nobili del fare arte contemporanea; l’opera ridotta a un “pezzo”, a un frammento del mondo, al torso di un simbolo, svolge il compito di pensare l’impensabile, di rappresentare l’irrapresentabile, e di portare tutto al suo fine e alla sua perfezione.
Carlo Franza