Happy Hour, il romanzo di Ferruccio Parazzoli che ha profetizzato l’epidemia da coronavirus. Un capolavoro letterario da non perdere.
E’ uscito nel Gennaio 2020 il romanzo dell’anno che ha per titolo Happy Hour di Ferruccio Parazzoli. Sorprendente, illuminante, a metà tra realtà e profezia. Lo scrittore italiano, letterato di chiara fama, ha lasciato sbalorditi lettori e studiosi della letteratura, per le pagine dense di storia del nostro tempo, per abitudini che oramai sono entrate nel sistema di routine della collettività e per la graffiante aderenza alla odierna epidemia da coronavirus. Il titolo, Happy Hour, menziona un rito che ormai giovani e adulti, vivono quotidianamente. Questo romanzo di Ferruccio Parazzoli sorprende ancor più, per via dell’aver anticipato quasi un mese prima gli eventi drammatici che l’Italia sta vivendo in questi giorni, con mille restrizioni, mille paure, a seguito dei contagi e delle morti da coronavirus. Una sorta di visionarietà letteraria, un allinearsi in quella direzione in cui hanno già sperimentato altri scrittori i loro romanzi, vale a dire Orwell con il suo “1984” che puntava il dito sull’avvento della rete che avrebbe avvolto come una nube tempestosa la nostra vita, confermando così quell’immaginazione distopica da essa derivante. E ancora Primo Levi che in un suo racconto fantascientifico del 1966 già puntava il dito, descrivendolo, su quella realtà virtuale e claustrofobica dei videogiochi. Tutto frutto di questa modernità e dei suoi mali derivanti, che già Pasolini analizzò bene nei suoi saggi, ed anche nei suoi elzeviri che ebbe modo di scrivere su Il Corriere Della Sera. Affascinante, dunque, il nuovo romanzo di Ferruccio Parazzoli, e non solo, ma attualissimo per le vicende che vi leggiamo. Si racconta di un’epidemia di origine oscura, che avvolge Milano e la fa vivere, costringendola, in una quarantena infinita. Un contagio che sviluppa, ansie, paure e fantasie; un contagio che non è solo corporale e psicologico, ma soprattutto psichico, tanto che in poco tempo avvengono suicidi raccapriccianti. La paura e la fobia prendono i cittadini dalla metropoli lombarda, portando al blocco di tutte le attività lavorative e culturali; e con il blocco la tremenda crisi economica che pesa su lavoratori, aziende e sull’intera società del nord. Un’epidemia che è riuscita, come scrive Ferruccio Parazzoli nelle sue pagine, a cambiare la vita delle persone. Il legame e il riferimento di questo romanzo va alla Peste di Albert Camus, tant’è vero che il protagonista del romanzo parazzoliano è un professore universitario docente all’università Cattolica di Milano. Ma se questa è la trama, il romanzo svela pure tematiche forti ed eterne, la fragilità umana, le paure ancestrali che pure avvolgono la modernità, i traumi psicotici collettivi e individuali. Tutto avviene nel giro di poche ore, in quell’incontro di Happy Hour, e quando questo evento catastrofico finisce, si assiste al chiacchiericcio frustrante della politica che si avventa su tutto e del come si sarebbe potuto evitare tutto ciò, e soprattutto sul da farsi e sul non fatto. E se la trama cattura fortemente i lettori, significante è anche la scrittura, con parole scolpite e litaniche, che vivono una loro cifra vibrante, essenziale, ossessivamente realistica. Ecco perché il libro Happy Hour di Ferruccio Parazzoli è testimonianza del nostro tempo, si apparenta alle pagine dei Promessi Sposi del Manzoni e a La Storia di Elsa Morante. Un libro testimonial del terzo millennio, un libro di grande letteratura, un romanzo tra i più importanti del decennio.
Carlo Franza