La serie fotografica di Max Siedentopf, tedesco-namibiano, che fa discutere. Scatti ironici su come sopravvivere al Coronavirus.
Max Siedentopf è il fotografo autore di “How To Survive A Deadly Global Virus”, una serie di scatti che ironizza sulle mascherine anti Coronavirus. Scatti che hanno già acceso la polemica. Sta di fatto che neppure la minaccia di una epidemia globale ha potuto fermare l’ironia dell’internet. Già alcune settimane prima dell’esplosione dei focolai in Italia, le nostre filter bubble erano state invase – volente o nolente – da un flusso di informazioni più o meno utili e di immagini più o meno divertenti, dedicate alla minaccia del Coronavirus. Come: Verrà la morte e avrà la forma di un meme, per parafrasare il verso di Pavese “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”. E quindi anche gli artisti si sono tuffati in questo tema ad ampio raggio. Per esempio, Max Siedentopf, designer tedesco-namibiano di base a Londra ha creato una serie di immagini provocatorie che mostrano oggetti di uso quotidiano usati come maschere protettive anti Coronavirus.
Ma quando si gioca in situazioni del genere, si sa che è piuttosto facile urtare la sensibilità delle persone, messa a dura prova non solo dalla minaccia reale e dal lutto ma anche dalla pervasività della percezione del pericolo, agilmente veicolata dalle news. Come prevedibile, la serie fotografica, chiamata How To Survive A Deadly Global Virus, ha suscitato reazioni rabbiose e Siedentopf, subito dopo aver pubblicato le immagini, si è scusato, spiegando anche le motivazioni del suo lavoro.“È importante per me portare le persone fuori dalla loro confort zone e mostrare le cose da una prospettiva diversa, sia positivamente che negativamente”, ha commentato. “Poiché il virus si è diffuso rapidamente a livello globale, le maschere sono state ispirate da fotografie che ho visto su varie piattaforme in tutto il mondo, dai giovani Instagrammer alle schede Pinterest di maschere fai-da-te. Per riflettere su questo aspetto, le maschere che ho creato sono state indossate da persone provenienti da Cina, Israele, Namibia, Sudafrica, Brasile, Inghilterra, Irlanda e Zimbabwe”, ha continuato Siedentopf.
Ed allora, vorrei dire, è lecito ridere della tragedia? Certo che “risus abundat in ore stultorum”( il riso abbonda sulla bocca degli stolti), ma spesso anche dei saggi, e non è sempre uguale. A mio avviso occorrerebbe distinguere, tra presa in giro e ironia, volgarità e umorismo, irrisione e sarcasmo. Ma non bisogna nemmeno ricadere nell’eccesso opposto, nel giustificazionismo: se si sceglie di trattare un argomento del genere in un qualche modo, bisogna essere pronti ad assumersi la responsabilità delle reazioni, nel bene e nel male. In ogni caso, a prescindere dalle mascherine di Max Siedentopf, ricordiamo che l’OMS – Organizzazione mondiale della sanità ha pubblicato sul suo sito web consigli su misure di protezione di base contro il Coronavirus.– che poi sono regole di sopravvivenza urbana o anche di educazione civile – tra le quali lavarsi le mani regolarmente e starnutire nell’incavo del gomito. Le mascherine, invece, non sono l’eccellenza, perché in esse potrebbero rimanere intrappolate le particelle di virus. Sarebbero e sono maggiormente più utili per le persone già malate, onde evitare la diffusione dei germi. Vorrei aggiungere che un sorriso non è poi così rovinoso, perché dopo l’inverno e le bufere arrivano la primavera e l’estate.
Carlo Franza