“Il Palazzo sul Potomac. The Embassy of Italy in Washington”, il volume “capolavoro” dell’Ambasciatore Gaetano Cortese su Villa Firenze a Washington, una delle sedi diplomatiche più prestigiose del mondo.
Nella straordinaria e superba collana di volumi dedicati alle sedi della Ambasciate italiane in tutto il mondo, molti curati dall’illustrissimo Signor Ambasciatore Gaetano Cortese, ecco la nostra attenzione nel mettere in luce anche il volume in lingua italiana su “Il Palazzo sul Potomac. L’Ambasciata d’Italia a Wahington (Servizi Tipografici Carlo Colombo, Roma, 2011, pp. 460) poi in lingua inglese “Il Palazzo sul Potomac. The Embassy of Italy in Washington” (Editore Carlo Colombo-Roma, 2012 prima edizione), ovvero su Villa Firenze divenuta Residenza Ufficiale dell’Ambasciatore d’Italia, la più prestigiosa tra tutte le Residenze diplomatiche di Washington, DC. Il volume, in lingua inglese, molto curato, arricchito da numerose fotografie è stato pubblicato in una prima versione nel 2012 (498 pp.) ed in una II edizione nel 2014(pp. 602), che rientra fra le iniziative dell’ “Anno della cultura italiana negli Stati Uniti”. Voglio dire subito che questo volume come altri, sulle residenze diplomatiche italiane nel mondo curati dall’Ambasciatore Gaetano Cortese, sono testi importantissimi per la storiografia italiana e internazionale. Il volume di cui parliamo si apre con un messaggio del già Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – originariamente scritto nell’anno in cui si è celebrato il 150 anniversario del compimento del processo di unificazione nazionale italiana – in cui sottolinea “come fin dall’inizio la nostra storia unitaria si sia inscindibilmente intrecciata, attraverso profonde radici ed aspirazioni comuni, con l’epopea dell’allora giovane democrazia americana.” A seguire poi gli indirizzi di saluto dell’Ambasciatore d’Italia a Washington, Claudio Bisogniero, e dell’Ambasciatore degli Stati Uniti d’America a Roma, John R. Phillips. Un’intera sezione viene dedicata ai Protagonisti ed Interpreti delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, dal 1861 ad oggi. Una ricerca attentamente dettagliata che, nel ripercorrere la storia italo-americana degli ultimi centocinquanta anni, elenca i vari Capi di Stato, Ministri degli Esteri, Segretari Generali e rappresentanti diplomatici dei due Paesi che hanno segnato la storia dall’Unità d’Italia al 2014. Il tutto corredato da pregevoli immagini che hanno segnato, tra l’altro, le cerimonie di celebrazione del 150° Anniversario. “Un capolavoro che racconta la storia dell’amicizia tra Italia e Stati Uniti”: così il Ministro degli Esteri definì il volume ‘Il Palazzo sul Potomac-The Embassy of Italy in Washington’, quando fu presentato per la prima volta nella sua edizione in lingua inglese nelle sale dell’ambasciata d’Italia, alla presenza dell’Ambasciatore Claudio Bisogniero. Il volume è stato portato all’attenzione del pubblico americano nello stesso giorno in cui fu varato “l’ Anno della Cultura Italiana negli Usa” nel 2013; il libro descrive in modo mirato la costruzione dello straordinario ‘Palazzo’ della rappresentanza diplomatica italiana nella capitale Usa, con i lavori iniziati nel 1992 e conclusi nel 2000 con l’inaugurazione della nuova cancelleria disegnata dall’architetto Piero Sartogo. “E’ una grande opportunità dare il via alle attività del 2013, Anno della Cultura Italiana in America, parlando proprio di questo libro dedicato ad un Palazzo simbolo delle relazioni di amicizia tra Washington e Roma”, ha osservato il Ministro Giulio Terzi di Sant’Agata. E ancora: “La cooperazione tra i due Paesi spazia in tutti i campi”, ha affermato il ministro, ricordando come il 150° mo anniversario della Repubblica italiana “non è stato celebrato da nessun altro Paese al di fuori dell’Italia con tanto entusiasmo come dagli Stati Uniti”. Terzi si è quindi soffermato sul tributo che il volume firmato da Gaetano Cortese – ex ambasciatore d’Italia in Belgio e in Olanda con grande conoscenza degli Usa – paga ad artisti italiani come Costantino Brumidi e alla fisionomia di tanti palazzi della capitale: “Dal Lincoln al Jefferson Memorial, dal Capitol alla Corte Suprema si vede scolpita l’influenza dell’architettura neoclassica italiana”. Fotografata e raccontata nel volume è anche la residenza privata degli ambasciatori di Italia a Washington: la ‘mansion’ in stile Tudor chiamata ‘Villa Firenze’, acquistata dal governo italiano negli anni Settanta dalla famiglia Guggenheim. Il volume di ben 500 pagine lascia leggere e vedere straordinarie fotografie e dipinti, sia contemporanei che storici, che commemorano l’amicizia italo-americana e la parte che i nostri rispettivi leader hanno svolto e continuano a svolgere, passando attraverso decine di argomenti, dal ruolo di Garibaldi nell’unificazione del suo paese mentre la propria terra nascente stava lottando per rimanere unificata durante la guerra civile; alla National Italian American Foundation e al ruolo internazionale delle arti e dell’architettura italiane. L’architetto Piero Sartogo ha scritto il capitolo sulla costruzione dell’ambasciata italiana in Whitehaven Street; egli lo ha progettato per assomigliare a una villa toscana, spiegandono in modo chiaro il significato simbolico e reale del suo design architettonico. Mi pare opportuno riportare talune notizie che trovo nel volume a pagina 67, servono a significare: “È più che giusta quindi la scelta del 2011 -il 150mo anniversario dell’Italia unita che negli USA si celebra sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica- per illustrare con una pubblicazione di altissima qualità ciò che il “Palazzo sul Potomac” e Villa Firenze simboleggiano a Washington e in tutti gli Stati Uniti. Durante le celebrazioni la Cancelleria e Villa Firenze sono stati la cornice di eventi unici, alcuni dei quali immortalati in questo volume. Le note dello Stradivari che risuonano nelle sale di Villa Firenze per salutare l’apertura di “Canaletto e i Suoi Rivali” alla National Gallery; i premi Nobel che nell’auditorium della Cancelleria discutono della scienza della longevità in occasione del simposio internazionale “Global Health”; il gotha della stampa americana che affolla i saloni dell’Ambasciata per celebrare l’eccellenza nel giornalismo USA come strumento di libertà sotto le insegne della corte rinascimentale di Urbino; i 6.500 visitatori che ammirano il meglio del made in Italy nei settori della tecnologia e della mobilità esposto nei giardini e all’interno della Cancelleria nella Giornata dell’Europa; i ricercatori, i diplomatici e gli esperti presenti alla tavola rotonda sulla sicurezza nucleare svoltasi in Ambasciata in occasione del Vertice dell’aprile 2010; e naturalmente l’indimenticabile concerto del 17 marzo 2011, il compleanno dell’Italia, diretto da un eccezionale Lorin Maazel davanti ad un pubblico entusiasta di 800 persone: è questa, nelle sue diverse forme, l’Italia che il “Palazzo sul Potomac” ospita, e al tempo stesso rappresenta, negli Stati Uniti. Vi è un’attrazione spontanea con cui negli Stati Uniti si guarda a tutto ciò che è italiano. Non una tendenza del momento diffusa in una particolare categoria sociale o fascia d’età, né l’infatuazione del consumatore americano legata al successo dei marchi italiani nella moda o nel design. Il sentimento positivo e la “vicinanza” con cui da questa parte dell’Atlantico si guarda all’Italia è un dato profondo, risultato di un processo lungo, che ha azzerato gli stereotipi che per intere generazioni di americani hanno pesato sull’immagine del nostro Paese negli USA. A dirlo sono gli stessi americani: i 18 milioni di americani (2 milioni in più rispetto al 2000) che, secondo le statistiche dello US Census Bureau, nel 2010 si sono dichiarati di origine italiana; i 25mila giovani studenti americani che in media scelgono l’Italia; i 15.000 ricercatori di origine italiana (e italiani) che, secondo la National Science Foundation, operano negli USA e tra questi i 70 fisici provenienti da università italiane, impiegati nel più grande acceleratore di particelle degli USA,che prende il nome sempre da un altro scienziato italiano famoso in America e nel mondo, Enrico Fermi1. Il caso dell’insegnamento della lingua italiana nelle scuole americane è esemplare, anche perché riguarda una delle priorità della nostra politica estera ed in particolare della promozione dell’Italia e delle sue eccellenze nel settore culturale ed economico. Negli USA vi è sempre maggiore domanda di italiano, non più come lingua etnica, ma come lingua universale della cultura e dell’arte”.Questo e gli argomenti sopra ricordati sono solo alcuni dell’insieme che il libro copre con completezza e fascino. La storia di Villa Firenze comincia nel 1925, quando Blanche Estabrooke Roebling O’Brien e suo marito, il Colonnello Arthur O’Brien, acquistano 22 acri nel cuore di Rock Creek Park a Washington. La coppia incarica gli architetti Russel O. Kluge e H.F. Huber di costruirvi una villa: nel 1927, l’edificio, in stile Tudor con la facciata in pietra grigia, è completato e viene battezzato con il cognome di Mrs. Blanche, Estabrooke. Fin da subito la villa diventa luogo d’incontro ideale dell’alta società washingtoniana e ospita alcuni tra i più prestigiosi eventi della capitale: dal debutto in società della figlia degli O’Brien ai molti ricevimenti con ospiti illustri, come il Presidente Hoover. Nel 1930 la proprietà diventa la Residenza dell’Ambasciatore John Pelenyi. Nel 1941 la villa viene venduta al Colonnello Robert Guggenheim e a sua moglie Polly. Il Colonnello, appassionato d’arte italiana, ribattezza la Residenza con la versione italiana del nome della madre, Florence: nasce così “Villa Firenze”. I Guggenheim sottopongono Villa Firenze ad una profonda trasformazione, che la rende molto simile a come appare oggi. La grande raffinatezza e intelligenza di Polly Guggenheim contribuiscono a fare della villa, ancora una volta, una delle più prestigiose sedi di ricevimenti nella scena sociale della capitale. Buona parte degli arredamenti e due inestimabili ritratti di Tiziano vengono distrutti durante un incendio nell’inverno del 1946, mentre i proprietari si trovano all’estero. L’architetto Michael Rosenaur è immediatamente incaricato di un restauro che dura alcuni mesi. Dopo la morte del Colonnello nel 1959, la moglie Polly si risposa, in seconde nozze, con John Logan. La coppia vive nella villa per altri diciassette anni. La ricercatezza degli eventi organizzati a Villa Firenze era riconosciuta dai media dell’epoca. Il Washington Post del 21 marzo 1994 così ricordava Polly Guggenheim-Logan: “alle sue cene tutto era perfetto, persino il numero di valletti dietro le sedie dei commensali”. Nel 1976 Polly Guggenheim-Logan vende la proprietà al Governo Italiano. Nel 1977 la Villa diventa Residenza Ufficiale dell’Ambasciatore d’Italia, inaugurata a luglio dal Primo Ministro Giulio Andreotti, e si presenta sin da subito come una tra le più prestigiose residenze diplomatiche di Washington. Riporto le parole significate a suo tempo dall’Ambasciatore Gaetano Cortese: “La pubblicazione intende valorizzare, nella ricorrenza del 150 anniversario dell’Unità d’Italia e delle relazioni diplomatiche tra l’Italia e gli Stati Uniti d’America, la rappresentanza diplomatica italiana, illustrandone il patrimonio architettonico ed artistico ( della Cancelleria e della Residenza ) che è, altresì, parte integrante della storia della città di Washington D.C. Nei suoi centocinquant’anni di storia diplomatica l’Ambasciata d’Italia a Washington è stata sempre proiettata ad illustrare l’immagine del nostro Paese, promuovendone le grandi potenzialità ed accrescendone il prestigio, sempre in sintonia con la tradizione di ospitalità della diplomazia italiana”.
Carlo Franza