Dieci poeti italiani. Versi umani e toccanti. Dalla giornata mondiale della poesia una lezione per il nostro tempo.
La Giornata mondiale della poesia cade ogni anno il 21 marzo, primo giorno di primavera (anche se la data dell’equinozio non è così precisa come vuole la tradizione).
Tale Giornata è stata istituita dall’UNESCO nel 1999 per riconoscere alla poesia un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo tra le culture, della comunicazione e della pace. Da allora piano piano ha conquistato il mondo intero, proprio perché è innegabile il fascino che la poesia esercita sugli animi.
Ecco alcune frasi sulla poesia di scrittori e scrittrici italiani:
- Far poesie è come far l’amore: non si saprà mai se la propria gioia è condivisa. (Cesare Pavese)
- La poesia aiuta il cuore a non invecchiare. (Romano Battaglia)
- Gli editori credono ciecamente, con apriorismo razzistico, che la poesia sia tabù per la libreria. E lo credono anche i librai. (Alberto Bevilacqua)
- La poesia bisogna sentirla, non capirla. (Giovannino Guareschi)
- Muoiono i poeti / ma non muore la poesia / perché la poesia è infinita / come la vita. (Aldo Palazzeschi)
- La poesia è delle anime vergini, degli angeli, di chi crede. Naturalmente noi non viviamo più all’età d’Omero, e quindi ci è difficile trovare qualcosa in cui credere. Ma ad ogni modo, per essere poeti bisogna tornare a una necessaria condizione d’ingenuità. (Giorgio Bassani)
- Non cercate di prendere i poeti perché vi scapperanno tra le dita. (Alda Merini)
- Poesia potrebbe anche definirsi: la fiducia di parlare a sé stessi. (Vincenzo Cardarelli)
- Simile a un colombo viaggiatore, il poeta porta sotto l’ala un messaggio che ignora. (Gesualdo Bufalino)
- La poesia è inconscia di sé: l’uomo non la domina, né è dominato. Scorga dall’anima o soave ruscello o furioso torrente nel vedersi ritrarre matematicamente soffra e si lagni. (Camillo Boito)
- Sono un poeta / un grido unanime / sono un grumo di sogni (Giuseppe Ungaretti)
- Poesia, altro vizio solitario. (Camillo Sbarbaro)
- Tu sei come una pietra preziosa che viene violentemente frantumata in mille schegge per poter essere ricostruita di un materiale più duraturo di quello della vita, il materiale della poesia. (Pier Paolo Pasolini)
- La poesia è l’arte di far entrare il mare in un bicchiere. (Italo Calvino)
- Tutti i poeti scrivono cattiva poesia. I cattivi poeti la pubblicano, i buoni poeti la buttano nel cestino. (Umberto Eco)
- La poesia è mettere in parole quello che, a rigore, non può essere messo in parole, quello che non ha nemmeno “forma di parole”. (Alberto Asor Rosa)
- Tutto il mondo soffre di avere perduto la religione. E quasi tutta la poesia di oggi non è, in un modo o nell’altro, che il rimpianto di una religione perduta. (Mario Soldati)
- La poesia è uno scoprire e stabilire convenienze e richiami e concordanze tra il Cielo e la terra e in noi e tra noi. (Clemente Rebora)
- Tutto si è perfezionato da Omero in poi, ma non la poesia (Giacomo Leopardi)
- La poesia è sempre più di attualità perché rappresenta il massimo della speranza, dell’anelito dell’uomo verso il mondo superiore. (Andrea Zanzotto)
- Universo che mi spazia e m’isola, poesia. (Alfonso Gatto)
- La poesia sta a metà strada tra la preghiera e il cruciverba, denuncia il silenzio che si fa parola. (Valerio Magrelli)
- Uno sguardo vergine sulla realtà: ecco ciò ch’io chiamo poesia. (Edoardo Sanguineti)
- La poesia serve a creare una stanza nella mente. La poesia non può mentire. (Elio Pecora)
- Usciti dal Paradiso Terrestre si misero a parlare in prosa. (Maria Luisa Spaziani)
- [La poesia] Non è un’arte di arrangiare fiori, ma urgenza di afferrarsi a un bordo nella tempesta. […] Per me è pronto soccorso, la poesia, non una sviolinata al chiaro di luna. È botta di salvezza. (Erri De Luca)
Ora propongo ai lettori dieci poeti italiani e di ognuno di essi una poesia. Anche solo “un verso” può aiutare tutti noi in un momento così drammatico per l’intera Italia.
SOGNO
Acceso d’una, purezza a venire
sentirmi tutto d’Angeli coperto
e nella penitenza del deserto
la Ragione di Dio veder fiorire.
La mia remota ossessione: guarire
del male e del peccato che ho sofferto
e nella morte che devo morire
splerider dell’immortalità che cerco.
Dalla terrestrità che mi devasta
succhiare il soffìo dell’aurora prima
fino a spogliarmi della carne guasta,
sì che il fiore dello spirito esprima
la luminosità ch’è custodita
nel fiato e nella fiamma della vita.
da Spirito D’Armonia (1939-1952)
La terra è ancora dura
nell’alba della Pasqua:
impregnato di neve
sferza le piante
il vento lungo la pianura.
I ciliegi si sfaldano
mentre attendi il calore.
Tu squadra le parole
piatte, insipide, pagina per pagina…
Riuscirà mai a ritornare
l’estate anche quest’anno?
Perfida estate,
estate senza mare.
da Attestato (2015)
La vita è questo decomporsi a piccoli passi
fratture, cedimenti, illusioni
individuare a cosa assomigli la gioia
riscrivere da capo, ogni volta
la storia del suo colore
terminare la propria corsa in ospedale
guardare ad occhi chiusi
parenti ed amici piangere la morte
diventare nutrimento della terra
scopo finale del nostro durare.
*
Pianto, lacerazione della retina
sale che deflagra sulla pelle
sostanza liquida intorno alle labbra
bacio che strizza la carne, il vento
che tu sei quando mi attraversi.
*
Imparo a lasciarti andare con passo di cervo
oltre le gole, tra abeti e labirinti di muschio
più in alto, dove la neve custodisce
la nostra radice. Vorrei saperti felice
nell’aria che culla la tua grande ombra:
una carezza protegga il tuo sguardo mite.
(inediti)
Lettera non spedita
Fischia il vento, cresce radente
lungo i muri freddi, i mulinelli avvitano
le ultime foglie. Scricchiolano sotto i passi
dove ancora si tiene il grande mercato,
a terra i banchi offrono frutta, verdura,
spezie, fiori e abiti dai vivaci colori.
I pescherecci allineati lungo il molo
mettono in mostra il pescato del giorno.
Se il mare dà spettacolo, la terra
in questo lembo d’Italia fa gran finale
d’anno, e ad animare la festa
a mezzanotte l’esplosione di fuochi
d’artificio. Seduto, ti scrivo questa lettera
per dirti ancora una volta di questa vita
vissuta con gli sguardi.
(Inedito, dicembre 2016)
Giovanni Raboni
Sì, ricordo: chi viene dalla notte
ha il suo segno di luce, vivo o spento,
cerchio ovale o losanga, e il suo lamento
o il suo silenzio nelle appena rotte
tenebre della strada. Ma non sento
se era a dinamo o a pila la tua spora,
anima, quando non essendo ancora
mi sfioravi nel buio come un vento.
Versi guerrieri e amorosi (Einaudi, 1990)
E, poi, in procinto di partire:
il vuoto di ragioni, i futili motivi
di ogni viaggio. Il dubbio e…
il desiderio di restare a casa,
una paura di chissà quali sviluppi,
di non essere capace di ritornare.
Il sogno tante volte già sognato
e un programma che appare il più perfetto:
seguitare a dormire in fondo al letto.
Le cose del mondo (Mondadori, 2020)
I preti di paese
hanno le scarpe sporche
un dente verde e vivono
con la nipote.
Presso cassette vuote
d’elemosina
sanguina Cristo in piaghe
rosso borbonico;
esala un’agonia
dura dai banchi
e dai fiori di campo.
In piazza, accoccolati
sulle ginocchia del Municipio,
stanno i disoccupati
a prender l’oro del sole.
Trotta magro e sicuro
un gatto nel Sud nero.
Tutte le poesie (Besa, 2010)
Cristina Alziati
A mio padre
Ti sei lavato, hai indossato abiti intatti,
poi la mente mi slitta ad ogni passo.
Non ho voluto vederti, di certo
ti avranno sdraiato.
Solo vorrei sapere, oppure è un sogno,
che non fu angoscia la tua meticolosa
cura – i documenti posati sulla panca
la sedia che portasti nel giardino, il nodo –
ma un qualche imperscrutabile, ma lieve,
stato. Tutto è con te, segreto.
Forse a spartirne il peso io serbo,
dell’atto tuo, l’altro versante – il tonfo
della sedia sulla pietra, e la tua assenza
e il dondolio, che cullo, lento, lentissimo
del corpo sotto il pergolato.
Come non piangenti (Marcos y Marcos, 2011)
L’erba
L’erba, il silenzio, il muovere dell’ombra
soli, nel pianto tuo della mattina,
l’erba, il silenzio, il muovere dell’ombra
e gli steli del vento. Il tuo sollievo
è di vederti calma nell’attesa
ch’io giunga da lontano, il tuo riposo
è la speranza d’incontrarci a sera
per caso in un inverno.
Lasciarti per sparire,
per essere il tuo cielo dove guardi
senza rimorsi, avere il tuo rimpianto,
la tua memoria, le tue mani vuote…
Forse è più dolce piangermi che avermi.
Tutte le poesie (Mondadori, 2017)
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
Tutte le poesie (Mondadori, 2005)
Buona lettura.
Carlo Franza