San Pietro approdò a Leuca. Santa Maria di Leuca e Galatina sono luoghi eletti dell’itinerario della Via Petrina.
Un team di guide, archeologi e ricercatori al lavoro per nuovi itinerari turistici: al centro del progetto, il passaggio di San Pietro dalla cittadina di Galatina. Galatina e il suo territorio rientrano nell’itinerario “La Via Petrina: il viaggio di San Pietro dalla Puglia a Roma”. Il progetto di un team di archeologi, ricercatori e guide turistiche, mira alla mappatura completa dei luoghi di Puglia che rivendicano la cosiddetta “tradizione petrina”. Cioè il presunto passaggio di San Pietro in Italia alla metà circa del primo secolo, con tanto di patrimonio culturale, e cioè chiese, siti archeologici e monumenti. Il progetto ha permesso, attraverso itinerari turistici e culturali, la conoscenza di un insieme di territori legati al viaggio apostolico di San Pietro. Proprio nel mese di dicembre 2019, come da progetto, si è chiuso questo percorso finalizzato ad incrementare l’offerta turistica regionale, valorizzandone il patrimonio materiale e immateriale. Come riporta un’iscrizione latina posta sul Santuario di Santa Maria di Leuca, San Pietro giunse sulle sponde Salentine nel 43 dopo Cristo, esattamente dieci anni dopo la morte di Cristo. Le “mappe petrine”, che saranno il prodotto finale di una prima fase progettuale, collegheranno tra di loro diversi territori della Puglia, dal Gargano fino al Capo di Leuca per un turismo lento e sostenibile.
Galatina si pone come luogo eletto per ragioni storiche e di tradizione. Risale al 1188 il primo documento storico relativo a Galatina, menzionato non a caso come casale “Sancti Petri in Galatina”. Sulla scia della tradizione petrina in questo luogo, infatti, sostò il pescatore di Cafarnao reduce del viaggio da Antiochia verso Roma, dove tra il 64 e il 67 subì il martirio per crocefissione. “San Pietro in Galatina” figura anche in una delle quaranta carte geografiche affrescate sulle pareti di una galleria dedicata, all’interno dei Musei Vaticani. Le carte raffigurano le regioni italiane e i possedimenti della Chiesa all’epoca di papa Gregorio XIII e furono dipinte tra il 1580 e il 1585, sulla base di cartoni di Ignazio Danti, famoso geografo del tempo.
Fu l’arcivescovo di Otranto, Gabriele Adarso de Santander, residente nel castello galatinese dei Castriota per timore delle incursioni turche, ad alimentare la devozione verso il santo, facendo collocare all’interno della chiesa matrice, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, un masso rinvenuto in contrada San Vito e utilizzato da Pietro, secondo la leggenda, per riposare. Il culto si radicò fino a tal punto che solo dopo l’Unità d’Italia la città mutò il nome e, pur rimanendo sotto l’ala protettiva del vicario di Cristo in terra, venne denominata solo ed esclusivamente Galatina.
Carlo Franza