Il PD svende l’Italia. In pegno Montecitorio, Palazzo Chigi, porti e aeroporti, teatri e musei. E’ l’annuncio del senatore Luigi Zanda.
L’annuncio è da far tremare polsi, vene, e da far venire l’infarto a tutti gli italiani. Il PD per il tramite di questo fenomeno tutto italiano che ha nome Senatore Luigi Zanda dice che a seguito della crisi economica da Coronavirus una via d’uscita c’è ed è quella di dare in pegno, in garanzia, Montecitorio, Palazzo Chigi, porti ed aeroporti, teatri e musei. Annunci da brividi. A questo punto mi chiedo e lo chiedo a tutti gli italiani come me, ma in che mani siamo caduti? Ed allora vi dico che c’è da dare – in fretta- una spallata seria, anche se siamo in emergenza, a questo parlamento che non ci rappresenta. Il senatore Luigi Zanda una parte di verità la dice, tanto che per porti ed aeroporti hanno già trovato il compratore, la Cina. Gli sciacalli stanno aspettando il momento… poi saremo “fottuti”(scusate il termine) a vita! Gli italiani cantano dai balconi l’Inno Nazionale Fratelli d’Italia e c’è chi come Zanda e il PD pensano di vendere la nostra nazione. Chi è Zanda? Voglio solo ricordare una cosa per tutte e cioè che a suo tempo è stata oggetto di discussione una sua proposta di adeguamento degli stipendi dei parlamentari italiani a quelli europei, eliminando indennità e rimborsi spese. Ingegnoso. Ma torniamo al nostro discorso.
E insomma, impegnare Montecitorio e Palazzo Chigi per ricostruire l’Italia, quando l’emergenza legata al coronavirus sarà finita è la proposta di Luigi Zanda, senatore e tesoriere del Partito democratico. In una intervista a Repubblica, l’ex capogruppo dei dem a Palazzo Madama ha proposto di utilizzare il vasto patrimonio pubblico italiano – comprese le sedi istituzionali – come garanzia per finanziare la ricostruzione. “Oggi – spiega Zanda – l’intera classe dirigente nazionale, a partire da governo e Parlamento, ha due priorità assolute”. Quali sono? “La prima – dice – è la lotta senza quartiere alla pandemia del coronavirus. La seconda è il dopo, quando ricominceremo a vivere. Un dopo che va pensato e ben progettato perché durerà a lungo e sarà molto duro, avrà cioè una gestione assai più difficile di quanto oggi si immagini”. Alla domanda su cosa servirà per la ricostruzione, Zanda risponde: “Idee nuove, molto coraggio e tanti tanti soldi poiché occorrerà aiutare la ripresa sia del piccolo commercio sia della grande industria”.
Da dove prendere dunque i fondi per ripartire?. “Se l’Europa non ci aiuta – dice Zanda – il premier Conte ha detto che faremo da soli. Ma siccome nessun prestito ci verrà mai concesso senza garanzie, per far fronte al nostro fabbisogno straordinario senza far esplodere il debito pubblico potremmo dare in garanzia il patrimonio immobiliare di proprietà statale, almeno per la parte costituita dagli edifici che ospitano uffici, sedi delle grandi istituzioni, ministeri, teatri, musei… È una vecchia tesi che può tornare attuale”. Anche Montecitorio o Palazzo Chigi dunque? “E perché no? Siamo in guerra. E poi parliamo di garanzia, non di vendita”, dice il senatore del Pd. (come se non fosse la stessa cosa e cioè perdere questi beni, e cioè meglio ancora mettere su di essi un’ipoteca e -poi aggiungo io- mandarli in asta). “Si tratta di beni – spiega – già iscritti nel bilancio dello Stato per un valore che si aggira intorno ai 60 miliardi. Ai quali aggiungere i beni degli enti locali e delle regioni, che sono censiti solo parzialmente e secondo alcuni valgono circa 300 miliardi. Per poi domandarsi se si possa far rientrare anche il demanio non strategico né militare, facendolo concorrere al grande sforzo che attende il Paese”.
Sembrerebbe tutto un film, ma è la pura verità. Proprio così. Qualcuno gli ha chiesto: ma non è che ci sarà da impegnare anche il Colosseo e Fontana di Trevi? Il senatore del PD Luigi Zanda ha smorzato ogni ironia dicendo : “Non siamo in un film di Totò. Ma credo sia meglio dare in garanzia i nostri immobili pubblici anziché affidarsi alla Troika. Che vorrebbe dire cessione di sovranità”.
Vorrei fosse tutto un sogno ma non lo è. Questo governo e questo parlamento, al di là di questo triste momento per tutti noi, è da mandare a casa, presto, molto presto.
Carlo Franza