2134186Ho tra le mani il superbo volume  dal titolo “Il Palazzo di Sophialaan”  a cura dell’AIMMAGINE 22mbasciatore Gaetano Cortese pubblicato, in versione italiana e olandese, dagli Stabilimenti Tipografici Carlo Colombo, Roma, 2009. pp. 273);  un prestigiosissimo  volume sulla sede dell’Ambasciata Italiana a L’Aja e poi della Residenza italiana dal 1907, che si aggiunge a quella Collana  che esempla le rappresentanze del Ministero degli Esteri in tutto il mondo. Il Palazzo è classificato tra i beni immobili architettonici di prestigio della città de L’Aja e come tale soggetto a particolari vincoli di restauro e di tutela. Mi ha colpito la testimonianza – ad apertura del volume-dell’Ambasciatore Gaetano Cortese  e al suo primo impatto dinanzi al Palazzo di Sophialan  ancor prima di entrare nell’Amministrazione dello Stato Italiano come Ambasciatore: “Nel 1966 allorquando ero Assistente volontario di Organizzazione Internazionale della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Roma, ho potuto visitare L’Aja per un corso di specializzazione di alcuni mesi all’Accademia di Diritto Internazionale, a seguito di una borsa di studio offerta dalle Autorità italiane. Nel corso di quella permanenza ebbi modo di ammirare dall’esterno il Palazzo di Sophialaan, Residenza dell’Ambasciatore d’Italia presso il Regno dei Paesi Bassi, situato, tra l’altro, a metà strada fra il Palazzo Reale ed il Palazzo della Pace, sede della Corte Internazionale di Giustizia dell’ONU. Rimasi, a quel tempo, colpito dalla bellezza architettonica della Palazzina, sita in un quartiere originariamente residenziale e storico anche per la sua vicinanza alla Piazza 1813, al cIMMAGINE 45ui centro sorge il Monumento destinato a ricordare ai posteri la liberazione del Paese dal dominio francese con il ritorno nelle sue terre del Principe Guglielmo Federico di Orange-Nassau. A distanza di quaranta anni sono ritornato a L’Aja, in IMMAGINE 37qualità di Ambasciatore ed ho il piacere di risiedere in quel Palazzo -situato nel cuore della città ed a pochi passi dal centro storico- che tanto tempo prima avevo ammirato per la sua splendida struttura architettonica”. Pagine sapienti e storicamente complete, che danno un quadro completo sia della storia del Palazzo, sia delle architetture, sia della bellezza delle  opere e delle suppellettili che vi sono in esso, sia degli eventi politici e diplomatici che si sono succeduti. Un testo fondamentale, una colonna per la storia dell’Italia e dell’Europa. Nella sua vita secolare, la Residenza è stata testimone di episodi ed eventi che hanno segnato il corso della diplomazia italiana a L’Aja. Essa è stata testimone, tra l’altro, di storiche visite di Stato ed Ufficiali da parte di Capi di Stato italiani, su invito dei Monarchi del Regno dei Paesi Bassi, nonché di personalità che hanno segnato la storia del Novecento. Le relazioni tra l’Italia ed i Paesi Bassi sono state tradizionalmente improntate ad una antica e consolidata amicizia, che rimonta al Regno di Sardegna. IMMAGINE 64L’allora Re di Sardegna, Vittorio Emanuele II aveva inviato l’Incaricato d’ Affari, Andrea Tagliacarne, quale suo rappresentante diplomatico. Egli aveva istituito una RIMMAGINE 81appresentanza diplomatica nei Paesi Bassi, il 15 settembre 1859. Il volume è stato editato  proprio nel 2009,  a coronamento delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi  che hanno compiuto  150 anni di storia.

La Residenza dell’Ambasciatore d’Italia a L’Aja è situata a Sophialaan n. 1 (che ha preso il nome dalla Gran Duchessa Sophia van Saksen-Weimar-Eisenach), all’interno di uno dei quartieri di ville più belli nell’antica area denominata Willemspark. Isolato monumentale di due case patrizie di stile eclettico, con motivi principalmente ispirati allo stile Luigi XIV la Residenza custodisce una  quantità di  beni, mobili, quadri ed oggetti di arredamento di proprietà demaniale e una parte di beni appartenenti a musei italiani custoditi in prestito temporaneo. La Palazzina scandisce felicemente la grazia degli spazi interni: le stanze quadrate creano un’armonia intima della Residenza, quale punto di riferimento per le tradizioni di ospitalità della diplomazia italiana. Le dimore si compongono di pianterreno e due piani con dieci finestre per piano. Lo zoccolo del pianterreno è in pietra dura e la facciata IMMAGINE 85è incamiciata con un disegno a quadri. Il fregio di facciata, che corre tra il pianterreno ed il primo piano, riporta in bassorilievo sotto le finestre del primo piano motivi fitomorfi e scene di caccia; le finestre sono decorate con cornici. IMMAGINE 99L’ingresso di Sophialaan è rivestito di pietra naturale; lo sovrasta un balcone su mensole scolpite in pietra dura. La cornice marcapiano sulla sommità dell’edificio porta un parapetto interrotto da balaustre. La finestra sovrastante la porta presenta un frontone curvato e decorato con motivi a conchiglia. Sopra la cornice si trova un bassorilievo con figure giacenti ed una testa di putto. Nell’archivio comunale (atlante topografico) si conservano tre disegni di progettazione uno dei quali firmato “A.Rg.Arch ” (A. Roodenburg) e che non corrispondono assolutamente con l’edificio nella sua attuale forma. Il 28 aprile 1858 il terreno per la costruzione dell’edificio venne venduto dal Comune dell’Aja all’arch. Roodenburg.  Il primo abitante fu lo stesso architetto A. Roodenburg che aveva acquistato il terreno dal Comune nel 1858. L’edificio che fece costruire si distingue sotto ogni aspetto dall’attuale edificio sia per le dimensioni che per l’architettura. La casa e il giardino furono venduti intorno al 1862 a Susanna Antoinette Pietermaat, vedova di Theodoor Lucassen, figlia di un funzionario delle Indie olandesi. Ella commissionò all’Architetto Roodenburg dei lavori di trasformazione dell’edificio e vi abitò con i tre figli; poi la vedova Lucassen vendette la casa intorno al 1869-1870 al dott. Adriaan Jan Cornelis Maas Geesteranus che vi abitò con la consorte ed i cinque figli fino alla sua morte nel 1871. Dopo il decesso del marito, la vedova, Catharina Anna Caan, vendette la casa a Gerard Joachim Eschauzier, figlio del Sindaco di Terschelling. Questi prima di trasferirsi a Sophialaan, era partito da giovane per le colonie olandesi (l’attuale Indonesia) in cerca di fortuna. IMMAGINE 106Si dedicò al commercio dello zucchero con notevoli risultati. Intorno al 1870 si trasferì in Olanda e fu allora che acquistò la residenza a Sophialaan. IMMAGINE 109L’edificio, situato nel quartiere residenziale e distinto del Willemspark, venne acquistato esattamente cento anni fa, nel 1907, dall’inviato del Regno d’Italia, Giuseppe Sallier de la Tour, Principe di Castelcicala e Duca di Calvello, che fino a quel momento abitava, come tutti i suoi colleghi, in una casa in affitto. Solo molti anni dopo, anche altri Paesi hanno seguito l’esempio del Regno d’Italia di acquistare una propria Residenza: l’Austria nel 1927, la Svezia e la Cecoslovacchia nel 1930, la Santa Sede nel 1937 e la Turchia nel 1938. L’ Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziario Giuseppe Sallier de la Tour era Cavaliere di Malta, così come lo era il proprietario da cui aveva acquistato la Residenza, Frederik A.P. Barone Wittert van Hoogland, Emiclaer, Langenoorth, Bloemendael e Hoogmade (1840-1922).

Tutto  nel volume è descritto con precisione di notizie.  Appena entrati ecco lo scalone che porta ai piani superiori della Residenza ove si trovano gli appartamenti privati dell’Ambasciatore e della sua famiglia nonchè lo Studio del Capo Missione; si accede alla sale del Piano Nobile costituito da quattro saloni (la Sala Delft, la Sala Rosa, la Sala Gialla e la Sala da Pranzo) che si susseguono lungo il fronte del Palazzo e dellaVeranda e che ricevono luce direttamente dalle finestre prospicienti la Sophialaan IMMAGINE 121e dalle ampie e luminose vetrate del giardino interno.  Parallelamente all’entrata principale, è previsto un accesso di servizio separato sulla Sophialaan ed un ulteriore ingresso sulla strada laterale della Zeestraat, per facilitare il disbrigo logistico delle attività di rappresentanza che si svolgono in seno alla Residenza. Tra i mobili che arredano l’atrio vi è una ribaltina con due lumere di ceramica di Caltagirone,  sulla parete soprastante è affissa una stampa antica raffigurante “Oranje Herleefd”; IMMAGINE 70sempre nell’atrio di ingresso  una consolle impero in legno e intagli dorati, con piano in marmo bianco ove sono esposti i ritratti dei Capi di Stato. Tra le opere-capolavori ecco la “Natività”; la Tela, che rappresenta la Madonna con in braccio il Bambino, mentre un angelo scende dal cielo con le braccia aperte, in un atteggiamento di protezione, risultava trovarsi nel 1831 nella “Camera degli scudieri” del Palazzo dei Principi di Carignano a Torino, di cui era esponente – ed allora proprietario – il Re Carlo Alberto, asceso al trono da pochi mesi. La tela è una felice ed apprezzata copia -come attestano i carteggi settecenteschi  dell’ambasciatore sabaudo a Roma-  dell’artista Pompeo Batoni (nato a Lucca, nel 1708, deceduto a Roma nel 1787), commissionata dal Cardinale Corsini ed oggi conservata nelle sale della Galleria Nazionale di Palazzo Corsini. Tale tela sembrerebbe essere stata eseguita dal pittore piemontese Ludovico Tesio, inviato da re Carlo Emanuele III in soggiorno di studio a Roma poco dopo la metà del Settecento. A motivo di ciò  la tela riveste, per quanto riguarda la cultura piemontese, il carattere di raro esemplare, opera di un artista divenuto, dopo il suo soggiorno romano, pittore attivo per la corte sabauda. Il nuovo sovrano, Vittorio Amedeo III, lo impiegò in svariati lavori di arredo pittorico, ad esempio tale fu la stima da lui conquistata nell’ambiente torinese IMMAGINE 136che una sua composizione allegorica venne scelta per il frontespizio dei Regolamenti della Reale Accademia di Belle Arti, istituita proprio nel 1778.  Una personalità artistica quindi rintraccabile  anche in un rilievo quale  il  particolare pregio che vive sopra il  camino, interamente decorato da piastrelle quadrate (dodici per dodici) di colore azzurro delle famose maioliche di Delft  – da qui  il nome della sala – raffiguranti tipiche scIMMAGINE 150ene olandesi come mulini a vento, barche da pesca, vasi floreali etc. Le ceramiche di Delft, con decorazioni blu,  chiamate con orgoglio porcellane olandesi per la somiglianza esteriore con quelle cinesi, venivano realizzate per decorare caminetti o armadi, in seguito, piatti, vasi, brocche, mattonelle, calamai, scarpette etc.  e trovavano collocazione nelle abitazioni borghesi. Delft è famosa non solo per le sue ceramiche, il “Porceleyne Fles”, ma anche per avere dato i natali al pittore di fama mondiale Johannes Vermeer (16321675), considerato uno dei tre grandi artisti olandesi del Secolo d’Oro, assieme a Rembrandt e Frans Hals. Basti pensare che, allorquando si parla di Delft, il primo pensiero va al pittore Vermeer, per la rilevanza delle sue opere legate ai vari luoghi ed edifici della cittadina a lui tanto cara. Sulla parete, accanto al camino, spicca il dipinto,  olio su tela, “Apollo e Dafne” dell’autore Francesco Gessi, del secolo XVII, di pertinenza della Galleria Sabauda di Torino. IMMAGINE 148Il dipinto entrò nella Reale Galleria di Torino nel 1842 o nel 1849, durante la direzione di Roberto D’Azeglio, che lo acquistò dal pittore torinese IMMAGINE 143Angelo Boucheron (1780 circa – 1859), professore di disegno dell’Accademia di Belle Arti, “disegnatore della Regia Galleria” e membro della Giunta di Antichità e Belle Arti che, sin dai primi anni Venti, si era dato sempre più ad una fervida attività di collezionismo e commercio di opere d’arte. Gli inventari manoscritti e i cataloghi a stampa del museo torinese -a partire da quello stilato allo scadere della direzione di Roberto D’Azeglio nel 1851, fino al quello redatto al passaggio di consegne tra Massimo D’Azeglio e Luigi Gandolfi nel 1866-  davano la paternità dell’opera a Guido Reni, mentre dalla direzione di Francesco Gamba in avanti l’autore viene identificato nel suo allievo bolognese Francesco Gessi (1588-1649). Tra le due finestre adiacenti la Sophialaan, sulla parete si trova un dipinto ‘La sacra Famiglia con San Giovannino , olio su tela di un pittore dei secoli XVI e XVII, copia della “Madonna del passeggio” di Raffaello. Il celebre prototipo, per lungo tempo riferito dalla critica alla mano di Raffaello, e oggetto di numerose copie e trascrizioni incisorie, è ora conservato nella Galleria Nazionale della Scozia a Edimburgo. Deposito del duca di Sutherland, è entrato a far parte, nel corso del Seicento, delle grande collezione della regina Cristina di Svezia. È eseguito su tavola e le sue dimensioni (cm 88 x 62) sono inferiori a quelle del dipinto su tela qui esaminato. Benché la sua invenzione sia fatta risalire indubbiamente a Raffaello, l’esecuzione pittorica non è considerata del tutto autografa per l’ampia partecipazione della bottega, in particolare per l’intervento di Pier Francesco Penni, strettissimo collaboratore del maestro urbinate. Di notevole  pregio anche  il dipinto  ad olio su tela dal titolo “Venezia che riceve l’Isola di Cipro” del pittore Carlo Caliari conosciuto come Carletto (1570-1596), il più giovane figlio del Veronese  -al secolo Paolo Caliari-  (noto come il Veronese dalla sua città natia benchè visse e lavorò per molti anni a Venezia. Una breve carrellata, certo,  di quanto è custodito in questa sontuosa e prestigiosa Residenza Diplomatica a L’Aja, sede della nostra Ambasciata, e che lascia intuire una parte delle bellezze d’Italia, il patrimonio che il nostro Paese ha fuori dai confini, e soprattutto svolgono una funzione di immagine significante, e attestante  il  lavoro svolto  da illustri uomini per  interi secoli.Tutto ci è stato offerto dalla penna singolare di un diplomatico, l’Ambasciatore Gaetano Cortese,  che ama l’arte, la cultura  e la storia.

Carlo Franza

 

 

 

 

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