Papa Bergoglio ha festeggiato il 1 maggio licenziando cinque dipendenti. Lezione secondo il Vangelo Bergoglio.
Ieri 1 maggio 2020 Papa Bergoglio ha fatto la predica sul lavoro e sui lavoratori con quella voce costruita, flemma e indolenzita, da creare anche fastidio, mettendo in evidenza che sono bravi gli imprenditori che trattano i lavoratori come figli o congiunti. Invece proprio ieri il Vaticano ha festeggiato in tutt’altro modo il 1° maggio, festa dei lavoratori, licenziando cinque dipendenti coinvolti in grado diverso nella questione dell’investimento in un palazzo a Londra, a Sloane Square, per cui è in corso un’inchiesta, non ancora conclusa. “Preghiamo per tutti i lavoratori perché a nessuna persona manchi il lavoro e tutti siano giustamente pagati, possano godere della dignità del lavoro e della bellezza del riposo”, ha detto ieri il Pontefice. Lo stesso Papa Bergoglio però ha preso la decisione di licenziare i cinque funzionari, e senza aspettare la fine delle indagini né la sentenza definitiva, ha scritto Il Messaggero. Ma sentite che predica ha messo in piedi Bergoglio, che ci ha fatto pensare se realmente la sua lingua e le sue parole corrispondessero al cuore: “Oggi è la festa di San Giuseppe lavoratore, è la giornata dei lavoratori. Preghiamo per tutti i lavoratori, perché a nessuna persona manchi il lavoro e tutti siano giustamente pagati, possano godere della dignità del lavoro e della bellezza del riposo”. Sono le parole di Bergoglio nel giorno della festa dei lavoratori durante la messa a Santa Marta. “Ogni ingiustizia che si fa su una persona che lavora è calpestare la dignità umana – ha detto Francesco – la digità dell’intera umanità. La dignità del lavoro – il suo rammarico – è tanto calpestata”. E ancora: “Oggi ci uniamo a tanti uomini e donne, credenti e non credenti – dice Berglioglio – che commemorano la giornata del lavoratore, la giornata del lavoro, per coloro che lottano per avere una giustizia nel lavoro, per coloro, imprenditori bravi, che portano avanti il lavoro con giustizia, anche se loro ci perdono”. Papa Bergoglio ha raccontato che due mesi fa ha sentito per telefono un imprenditore italiano: “Mi chiedeva di pregare per lui perché lui non voleva licenziare nessuno, ‘perché licenziare uno di loro è come se licenziassi me stesso”. Questa è la coscienza di tanti imprenditori buoni, che custodiscono i lavoratori come se fossero figli. Preghiamo pure per loro…Anche oggi ci sono tanti schiavi – ha raccontato – tanti uomini e donne che non sono liberi dal lavorare e sono costretti a lavorare per sopravvivere. Ci sono i lavori forzati, ingiusti, malpagati che costringono a vivere con la dignità calpestata. Sono tanti, tanti, e sono anche qui, non sono nel mondo…Ci sono i lavoratori giornalieri, che li fai lavorare per una retribuzione minima per tante ore al giorno, o la domestica che non ha una retribuzione giusta e non ha sicurezza sociale e pensione. Questo è calpestare la dignità umana”. Parole, parole, parole, perché la realtà è stata ieri un’altra, e per di più proprio in casa del Pontefice, datore di lavoro in Vaticano. La notizia è stata data molto tardi ieri sera – alle 21 – con un comunicato non chiarissimo della Sala Stampa vaticana. Scrive Il Messaggero: “Nei provvedimenti della Segreteria di Stato fatti arrivare alle persone indagate e per le quali sono ancora in corso gli interrogatori, non è stata fornita nessuna motivazione giudirica e questo, probabilmente, per rendere impossibile l’impugnazione dell’atto amministrativo. La notizia di questi licenziamenti è arrivata dalla Sala Stampa ieri sera alle 21, con un telegrafico comunicato semi incomprensibile e piuttosto oscuro in diversi passaggi. Nell’ambito delle indagini su alcune operazioni finanziarie «sono stati disposti provvedimenti individuali per alcuni dipendenti della Santa Sede, alla scadenza di quelli adottati all’inizio dell’indagine sugli investimenti finanziari e nel settore immobiliare della Segreteria di Stato»…I licenziamenti sono stati presi direttamente da Papa Francesco che evidentemente non ha voluto aspettare la fine della indagine avviata dal Tribunale, un eventuale rinvio a giudizio e nemmeno la sentenza definivita. Uno degli indagati – il funzionario laico Tirabassi – ad oggi non è nemmeno stato interrogato dai magistrati e la sua permanenza è stata prorogata fino al 31 luglio”. Posto che c’è un’inchiesta in corso forse sarebbe stato più regolare e rispettoso dei diritti delle persone attendere un verdetto. Ma non ci si può più stupire, dopo sette anni, degli attacchi di autocrazia del Pontefice. Badate bene, Bergoglio non ha puntato o licenziato qualche cardinale del cerchio magico che gli gira attorno, che paiono i veri responsabili, qualche cardinale che ai tempi dell’accaduto era in Segreteria di Stato come il Cardinale Becciu allora Sostituto ed era al corrente di tutto e dunque coinvolto, ha invece preferito danneggiare e colpire in qualche gradino più in basso.
Bergoglio vive, nel ruolo attivo della vendetta, nella sindrome del “capro espiatorio”. Trovare qualcuno che paghi e addossargli le colpe. Il “capro espiatorio” è la vittima che non si vuole assumere responsabilità personali. L’espressione – trovare un capro espiatorio – indica e connota il comportamento di chi, per espiare le proprie colpe, utilizza un’altra testa. Nell’Antico Testamento si facevano cadere le proprie colpe (personali o comunitarie ) sacrificando un <capro> e pertanto liberandosi da scrupoli di colpevolezza, trasferendola ad altro soggetto, che ne pagava il fio. Bergoglio, da buon gesuita, è un maestro in questo, trovare colpevoli lo placa, non sa mantenersi in equilibrio senza colpevolizzare qualcuno e poi espellerlo, licenziarlo. Il colpevole per il coronavirus Covid19 è chi non rispetta madre terra, chi inquina l’ambiente, e dunque ecco lodare Greta Thunberg, la ragazzina sedicenne svedese. E a tal proposito sui capri espiatori fin qui letti e documentati in Vaticano ecco quanto scrive Stilum Curiae di Marco Tosatti: “Per l’irresponsabile gestione finanziaria delle attività della Santa Sede è riuscito a trovare il capro espiatorio nel card. Pell. Ed il co-capro espiatorio nel revisore Milone. Per l’irresponsabile gestioni degli scandali sessuali è riuscito a trovare il capro espiatorio in un sant’uomo fedele alla Chiesa, come mons. Carlo Maria Viganò.Per difendere l’irresponsabile svolta ultraprogressista- gnostica della dottrina cattolica è riuscito a inventare quali “capro espiatorio” gli “ultratradizionalisti” nemici del Papa. I cui “capi” erano santi cardinali come Caffarra, Brandmuller, Burke, Müller…forse persino Sarah. Per giustificare il suo disprezzo per il cattolicesimo apostolico, e spiegare che la religione cattolica va riformata, individua nella sua mala interpretazione della Genesi le ragioni della non cura del creato, che invece è attuata dalle religioni pagane. E come “capro espiatorio” indica il capitalismo egoista, avido che pretende consumismo esasperato. Per obbedire, confondendo, a chi vuole mettere in atto il sincretismo religioso, ha trovato il capro espiatorio nei “sovranisti” leghisti-salvinisti che si preoccupano delle migrazioni pianificate”. Ed ora ecco gli ultimi “capretti” espiatori trovati per le speculazioni finanziarie londinesi. Ecco allora che il 1 maggio non è stato il 1 maggio dei lavoratori come ha voluto far capire Bergoglio, ma il 1 maggio dei disoccupati.
Carlo Franza