I libri dei virologi sul coronavirus, che noia. Una saggistica di basso livello che non merita la sufficienza.
Fino a poco tempo fa nessuno, o quasi, conosceva la classe dei virologi. E nessuno sapeva che in Italia ce ne fossero talmente tanti che, tra questi, pochi si tuffavano a studiare i virus e le loro famiglie; adesso con l’arrivo della peste del XXI secolo si è verificata una mania inverosimile di interesse con plotoni pronti all’attacco di un mostro invisibile, che tanto invisibile non è, ma ben evidente nei corpi degli oltre trentamila morti che abbiamo avuto in Italia. Una tragedia immane, con tutti i problemi a seguire e che ci avvolgeranno nei prossimi mesi. Ora sappiamo che l’epidemia da coronavirus è stata linfa vitale per i virologi, che hanno invaso i palinsesti televisivi, a tutte le ore, al mattino, a mezzogiorno, a sera, e di notte. E badate bene che c’era chi la raccontava in un modo, chi nell’altro, chi di destra e chi di sinistra, e taluni persino in odor di olezzo con l’Ordine Mondiale della Sanità, i quali si sono via via scontrati all’inverosimile, tutti saputi e tutti presuntuosi quando generalmente i ricercatori dovrebbero essere cauti, ma anche con scontri epici senza risparmio di offese. Mi sono detto, ma questi virologi onnipresenti in TV e impegnati a scrivere libri, quando sono in reparto nei loro ospedali? Fondamentalmente si è visto c e si vede ancora oggi che ognuno la pensa in modo diverso, al punto da arrivare quasi a stufare gli italiani, che avrebbero voluto risposte largamente condivise sul virus. Alessandro Gnocchi su Il Giornale ha scritto: “Il dibattito sul Coronavirus ha lasciato perplessi, a dir poco, gli italiani, sottoposti ogni giorno a previsioni fauste o infauste del virologo (o sedicente tale) di turno. Nel frattempo, il Coronavirus, insensibile alle parole dei luminari, ha fatto quello che doveva fare: si è diffuso in tutto il mondo e sembra intenzionato a svilupparsi, in positivo o in negativo, senza tenere conto, stranamente, delle esternazioni degli studiosi. Potrebbe perfino venire il sospetto che gli esperti, sollecitati dai media, invece di fornire protocolli d’igiene a prova di bomba, si siano lasciati andare a previsioni azzardate, tipo oroscopo, visto che il virus è una novità e la scienza, nonostante il ministro Boccia pretenda risposte definitive, non è purtroppo in grado di fornire verità assolute in poche settimane”. Ora vediamo che i virologi, nonostante le tante ospitate in tv, non sono rimasti con le mani in mano, si sono scoperti scrittori, ma badate bene non con una letteratura scientifica, ma con libri di saggistica che sono andati a riempire il cumulo dei libri “da cassetta”. Quindi oggi vediamo taluni virologi che hanno scritto e altri che stanno scrivendo libri che già affollano gli scaffali. Una saggistica di basso livello che non merita la sufficienza. Il primo è stato Roberto Burioni, che ad inizio marzo ha pubblicato da Rizzoli con Luigi Lopalco “Virus”; così Burioni: “In giro c’è molta paura, e io credo che il miglior modo per tranquillizzare un bambino che pensa che in una stanza buia ci sia un mostro è semplicemente accendere la luce. È quello che io e Pier Luigi Lopalco abbiamo cercato di fare scrivendo questo libro”. Già questa frase dice nulla. A seguire Maria Rita Gismondo che aveva annunciato il suo “Coronavirus, fake news vere e verità false”, ma il libro sembra sparito nel nulla, come il post che lo lanciava. Ilaria Capua è invece pronta con “L’era del contagio” (Mondadori ), che sarà basato sul rapporto con l’ambiente e sullo studio approfondito dei dati. La nave di Teseo presenta “I vaccini fanno bene” a cura di Guido Forni, Alberto Mantovani, Lorenzo Moretta e Giovanni Rezza; il libro rispecchia un documento ufficiale dell’Accademia Nazionale dei Lincei preparato dai curatori e spiega che “i vaccini costituiscono un’assicurazione sulla vita e una cintura di sicurezza per l’umanità intera. COVID–19 lo sta ricordando a tutti in modo drammatico”( il solo che merita la sufficienza). Mancano ancora in tanti all’appello, tra cui Walter Ricciardi, Tarro, Brusaferro, Fabrizio Pregliasco, Galli e Bassetti e altri ancora, tutti volti divenuti noti negli ultimi mesi grazie alla tv e che ci hanno ammorbato gli occhi, unitamente anche a quello stereotipo insincero dell’ “ andrà tutto bene” che ci ha stordito. “Non disperate – è stato il commento di Alessandro Gnocchi ( Il Giornale) – è soltanto maggio e le librerie hanno appena riaperto”. A questo punto è presto facile immaginare che nelle prossime settimane ci sarà un’abbondante letteratura sul coronavirus, uscita in tempo reale, ma scritta con leggerezza, totale insufficienza, poco o nulla comunicativa. D’altronde coloro che fino ad oggi non hanno capito nulla del virus, possono adesso spiegarci cos’è?
Carlo Franza