arte-da-quarantena-ucraina-02Nel  tempo della nostra pandemia, anche la grande arte è stata  ‘contagiata’ dal Coronavirus.  arte-da-quarantena-ucraina-04arte-da-quarantena-ucraina-03arte-da-quarantena-ucraina-06arte-da-quarantena-ucraina-07

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Mirabile la campagna contro il Coronavirus fatta dal Ministero della Cultura dell’Ucraina; una campagna educativa  che è stata capace di commuovere tutti ed essere fortemente mirata. E’ cosi che in rete  sono diventate virali  le opere di grandi artisti come Michelangelo, Leonardo da Vinci, Raffaello,  Jacques Louis David,  Giovanni Battista Salvi, Caravaggio, Frederick Leighton,   Magritte e Benjamin West, e altre ancora,  tutte  ribattezzate in chiave Covid, caricandosi di ironia. In esse si legge l’allusione a chi viola le distanze, c’è  chi minimizza l’infezione,  c’è chi fa uso  di pagamenti con carte e non di contante, c’è chi si lava le mani, c’è chi con mascherina  si copre bene naso e bocca, c’è chi fa uso  di accessori  per disinfettarsi, c’è chi è da solo come il Cristo dell’Ultima Cena di Leonardo, c’è chi fa incetta di cibo e legumi per via della carestia subentrante, ecc. Parlano molto, altrochè l’andrà tutto bene di memoria contiana e del suo governo.

 

Ma mi è caro ricordare subito due opere significative, una di Bocklin del 1898 denominata “Peste” e un’altra  di Munch che ha come titolo “Autoritratto dopo l’influenza Spagnola” del 1919. Sono ancora attualissime, la prima -quella di Bocklin- per il pipistrello da cui deriverebbero i coronavirus, la seconda  con il viso emaciato di Munch sopravvissuto alla Pandemia del 1919.index.jpguuu

Arnold Bocklin, Peste, 1898

La pandemia ha esaltato l’ossessione dell’artista per gli incubi di guerra, pestilenza e morte. Arnold Bocklin  era un simbolista e nel dipinto viene illustrata la sua personificazione della morte che cavalta una creatura alata, un pipistrello,  v

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olando per la strada di una cittá medievale. Si pensa ci siano prove chiare e visibili dell’ispirazione indiana che i simbolisti hanno sempre usato per soggetti ambigui e universalmente considerati come impossibili.

Edvard Munch, Autoritratto dopo l’influenza Spagnola, 1919

Tra gli altri artisti famosi deceduti per l’influenza spagnola c’é Gustav Klimt, Amedeo de Souza Cardoso e Niko Pirosmani. Edvard Munch ha subito l’influenza ma é stato uno dei sopravvissuti. Munch dipinse quest’opera nel 1919, ha creato studi e dipinti, dove ha cercato di descrivere in modo dettagliato la sua vicinanza alla morte. Come vediamo nel dipinto, i capelli di Munch sono sottili e la sua carnagione é biancastra, si trova avvolto in una vestaglia e in una coperta. Nell’estate del 1919 la pandemia  era terminata. Coloro che erano stati infettati erano morti o avevano sviluppato l’immunitá.

index.jpguuNé posso tralasciare altre due rammemorazioni iconografiche, puntuali e significanti il tema del coronavirus; la prima  raffigurante un affresco “ I cittadini di Tournau, in Belgio, che seppelliscono i morti durante la peste nera, XIV secoli”. Al tempo della morte nera, la peste molto probabilmente ha cominciato a diffondersi attorno all’anno 1346 dal nord della Cina e attraversando la Siria si é diffusa in fasi successive in Turchia asiatica ed europea e di conseguenza anche in Italia e altri stati confinanti. La morte e la Danza della morte con Scheletri danzanti erano molto comuni nella cultura e soprattutto nell’arte. Non c’é sorpresa, si stima che oltre il 30% della popolazione europea sia morta nell’epidemia. In alcune cittá come Venezia morí circa il 60% della popolazione. index.jpgrrrAnche nella cittá parigina si contarono circa 100mila morti.  Giovanni Boccaccio scrisse nel Decameron (1353):  “In seguito la vittima ha sviluppato una febbre acuta e ha iniziato a vomitare sangue. La maggior parte delle vittime è deceduta da due a sette giorni dopo l’infezione iniziale. Rapporti contemporanei parlano di fosse di sepoltura di massa scavate in risposta al gran numero di morti. Prima del 1350 c’erano circa 170.000 insediamenti in Germania. Nel 1450 questo numero diminuì di quasi 40.000 a causa della morte nera. In questa miniatura vediamo come i cittadini di Tournai, in Belgio, seppellivano i morti in massa. Ci sono quindici persone in lutto e nove bare tutte stipate nel piccolo spazio. È interessante notare che al volto di ogni persona in lutto viene data attenzione individuale, ognuno trasmette un vero dolore e una paura ancora più autentica.”

Paulus Furst di Norimberga, dottor Schnabel von Rom, 1956.

La peste nera era piú che un orrore medievale, continuava a tornare.  Per oltre 300 anni la peste divenne una parte regolare della vita quotidiana in Europa. L’intera storia europea tra il XIV e la fine del XVII secolo fu constantemente segnata dalla peste che periodicamente devastava le cittá. Molti artisti ne rimasero colpiti e morirono, altri come Tintoretto cercarono di combatterlo con l’arte. Lui dipinse le sue piú grandi opere nella Scuola Grande di San Rocco a Venezia, un edificio dedicato a un santo protettore della peste.  Nel dipinto viene illustrato un costume protettivo usato in Francia e in Italia nel 17esimo secolo. La maschera aveva apertura di vetro negli occhi e una faccia curva a forma di becco con cinghie che tenevano il becco davanti al naso del dottore, che terrorizzava le persone perché segno di morte imminente. Il becco poteva contenere anche fiori secchi o erbe o spezie con lo scopo di teneri lontani i cattivi odori, che si pensava fossero la causa principale della malattia. La teoria dei germi poi smentí questo pensiero.

Carlo Franza

 

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