L’Italia del socialismo reale voluto dal Presidente del Consiglio Conte. Il sogno di Togliatti diventato realtà.
La sinistra non ha mai trangugiato il fatto di non essere, dopo la seconda guerra mondiale, andata al potere in Italia e far diventare la nostra Penisola un paese satellite dell’Unione Sovietica. Adesso dopo settant’anni ci ha pensato il Covid 19 a dare il via al socialismo reale che, rimasto nel sogno di Togliatti, oggi è divenuto realtà in Italia con il placet dell’avvocato di Volturara Appula il Signor Giuseppe Conte, cresciuto nella terra di Di Vittorio. Dati alla mano la peste del terzo millenio ha falcidiato generazioni, i morti sono stati tanti in così poco tempo -io stesso sempre in questo periodo ho perso il mio unico e amatissimo fratello, Antonio Franza commercialista di chiara fama- quelli almeno tra il 1 gennaio e il 10 maggio 2020. Naturalmente ogni morto è un morto e non un numero come ce li snocciolava sera dopo sera il Signor Borrelli della Protezione Civile, anche se la valutazione d’un fenomeno che ha sconvolto il mondo si fa con i numeri. Conta l’evidenza, contano i numeri ufficiali, anche se non provati completamente ed esaurientemente, ed anche per le vicende socio politiche non parlo di complotti, perché non ci sono ancora prove, per cui preferisco attenermi a quello che si vede e si sa ufficialmente a livello mondiale. Nonostante taluni sociologi e politologi propendano a certificare – come osserva l’Avvocato Giovanni Formicola su Stilum Curiae- “tutto quanto viene dalla Cina, certo intenzionata a restaurare il proprio storico impero con strumenti finanziari più che militari, e quel che è peggio in salsa capital-marxista”. Ora alla luce di quanto abbiamo già vissuto – se questa è vita!- e ancora stiamo vivendo giorno dopo giorno, gli scenari osservati e analizzati in Italia sono stati e sono da socialismo reale. Badate bene, nella Russia di Putin -che pure quest’ultimo ne sa di KGB e oltre- oggi diventata quasi liberale, non esiste più quanto invece imposto in Italia, che era uno dei paesi più democratici del mondo e persino quinta potenza industriale. Una volta, oggi non più, perchè i Cinque Stelle e Conte hanno portato il paese Italia alla rovina, e sperando che tutto tenga ancor prima che possano avvenire gravi disordini sociali. Mi sovviene ancora l’Avvocato Giovanni Formicola su Stilum Curiae di Tosatti quando dice, a proposito di dittatura comunista ovvero del cosiddetto socialismo reale varato da Conte: “Chiusura delle chiese, sospensione del culto pubblico, quindi relegazione tendenziale della religione nella dimensione intimo-privata, culto che viene regolamentato in via amministrativa (anche contro le tradizionali teologia e disciplina cattoliche); riduzione anch’essa amministrativa della decisione pubblica (i famigerati DPCM, sottratti ad ogni controllo parlamentare e quindi politico), come vagheggiato da Lenin con la nota parabola delle cuoche al governo (certo, per noi sarebbe meglio se fossero davvero delle cuoche a governare); desolazione urbana; micro, piccola e media impresa commerciale, artigianale, professionale, turistica e di servizi, etc., messa in ginocchio, in molti casi forse in modo irreversibile; proprietà aggredita da provvedimenti che ne sterilizzano l’uso; incremento esponenziale della povertà globale. Questo, ripeto, oggettivamente”. Vi sembra poco? Questo lo sognava già Togliatti e lo hanno avuto tutti i paesi comunisti, dall’Albania all’Unione Sovietica, dalla Cecoslovacchia alla Repubblica Democratica Tedesca. Aggiungo ancora -trovandomi totalmente allineato al suo dire- parole dell’Avvocato Formicola (Stilum Curiae) da sottolineare e urlare a gran voce: “Al di là d’ogni ipotesi ideologica-dietrologica – che non affermo e neppure escludo, come detto -, è evidente che lo stato moderno, cioè l’uomo politico moderno, miri per propria incoercibile tendenza ad un potere totale, nella convinzione che la sua regolamentazione della vita sociale e persino di quella individuale funzioni infinitamente meglio della libertà e delle scelte dei singoli e dei gruppi sociali, a cominciare dalla famiglia. E quindi non è parso vero ai politici d’aver un’occasione come questa per regolamentare, regolamentare, regolamentare, proibire, comandare, fino a mettere in detenzione domiciliare quasi tutta la nazione. Naturalmente per il suo bene. Non senza la gratificazione d’ogni possibile vanità soggettiva, con il “balcone” quotidiano a disposizione, non in muratura, ma molto più diffusiva sui media a reti unificate, nazionali, locali, private. Era necessario? Era indispensabile? Mi sento di dire di no, sia quanto all’intensità, sia quanto all’estensione sull’intero territorio nazionale, sia quanto alla durata. Il che non vuol dire che non doveva essere fatto niente, soprattutto nei luoghi (Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna) in cui è concentrato il 50% circa dei contagi e dei morti in Italia: non sono don Ferrante. Ma condivido quanto asserito dal professor Giulio Tarro: chiudere la gente in casa ovunque e per tanto tempo non è stata una buona idea. E ciò può essere serenamente sostenuto alla stregua d’una obiettiva osservazione dei numeri (mai oltre la soglia dello zero virgola o addirittura dello zero virgola zero qualche unità per cento della popolazione, sia regionale che nazionale); della sostanziale invarianza della curva del contagio prima e durante la segregazione forzata, il cui calo adesso è evidentemente da attribuire al progressivo e inevitabile indebolimento del virus e alla sua scomparsa dovuta al caldo (anche qui, Tarro dixit); degli scenari diversi in larga parte d’Italia (ad oggi, in Campania, risulta contagiato lo 0,08% della popolazione); e soprattutto dell’esperienza di altri e importanti stati, da alcuni di quelli dell’Unione alla Svezia, dove le misure come quelle adottate in Italia o non ci sono state o sono state di molto più leggere, senza che l’epidemia si sia implementata quanto o più che in Italia (rectius, nelle tre regioni su menzionate), e quindi le misure di contenimento da loro adottate o non adottate, pur non avendo favorito l’epidemia, non rischiano d’essere completamente peggiori del male in corso, con conseguenze di fatto disastrose, e non solo sul piano socio-economico, ma anche su quello antropologico e sanitario”. La Chiesa Cattolica e i suoi vertici hanno poi deluso la massa dei fedeli – per l’assenso dato al Governo e a Conte – fedeli che sono stati privati delle Chiese e dei Sacramenti; l’atteggiamento degli uomini di Chiesa ha lasciato intendere che sono fuggiti rinnegando Cristo. Ed il socialismo reale si è alimentato ed è stato alimentato dal panico sociale che i ministri Cinque Stelle e il Presidente Conte hanno sfruttato; la grande paura, dettata dai numeri e dalle immagini ogni giorno hanno portato alla sottomissione e delazione, perché tutti gli italiani erano stati intimoriti dalla morte e dalla malattia del Covid 19. I vertici della Chiesa Cattolica con in primis Papa Bergoglio tutti a proteggere Giuseppe Conte che addirittura ha adesso in cantiere un suo partito da mettere in piedi. Dio ce ne scampi e liberi.
Carlo Franza