La Francia dichiara guerra all’Islam. Dopo l’attentato a Parigi l’ex 007 Alain Rodier dei Servizi segreti francesi: “Basta sottomissione, servono leggi più dure”.
E’ di giorni fa l’attentato di stampo islamista a Parigi con l’allarme scattato su tutta la capitale francese. E’ tornato il terrore nella rue Nicolas Appert, dove si trovava la redazione di Charlie Hebdo. Un uomo armato di un machete, con un complice, ha attaccato almeno quattro persone, due sarebbero gravissimi. Un aggressore, vestito con una giacca a vento senza maniche, pantaloni di tuta neri e scarpe da ginnastica rosse in fuga nella metro. La prima vittima è una donna, accoltellata davanti al disegno delle vittime dell’attacco a Charlie, sul muro accanto all’ingresso della ex-redazione. L’attacco è avvenuto alla stessa ora dell’attentato del 7 gennaio 2015, poco dopo le 11 e 30. Un sospettato è stato fermato vicino alla place de la Bastille: era sporco di sangue. Un altro presunto terrortista è stato fermato poco dopo nelle vicinanze. I due sospettati per l’attentato sono in stato di fermo. Lo hanno reso noto fonti della magistratura, precisando di aver aperto un’inchiesta per tentato omicidio a scopo terroristico. “Si tratta, chiaramente, di un atto di terrorismo islamista. È un nuovo sanguinoso attacco contro il nostro paese, contro dei giornalisti”, ha detto il ministro dell’Interno, Gerald Darmanin, commentando l’attentato di oggi davanti all’ex redazione di Charlie Hebdo. Intanto, secondo quanto si apprende da fonti degli inquirenti, altre 5 persone sono state fermate e interrogate insieme con Alì H., l’autore dell’attentato, e del presunto complice algerino. È un giovanissimo pachistano appena diciottenne, conosciuto dalla polizia per reati comuni, il principale autore dell’attentato. Non ha precedenti per radicalismo islamico. Con lui – riferisce la procura – è stato fermato un uomo di 33 anni il cui ruolo resta però “da definire”. Ritrovato il coltello da cucina usato nell’attacco, vicino ingresso della metro Richard Lenoir. Due dei feriti nell’attentato sono dipendenti dell’agenzia Première ligne, che è rimasta nell’edificio in cui sorgeva anche la redazione di Charlie Hebdo, attaccata 5 anni fa. Secondo quanto si apprende, i due – addetti alla produzione – erano usciti in pausa per fumare una sigaretta quando sono stati attaccati, probabilmente con un machete. I giornalisti di Première ligne furono i primi a diffondere, dopo l’attentato a Charlie Hebdo, le immagini dei due killer, i fratelli Kouachi, in fuga dopo la strage. Tutti gli studenti delle elementari, medie e licei del terzo, quarto e 11esimo arrondissement sono confinati nelle scuole. Il presidente francese Emmanuel Macron sta seguendo “da vicino” l’evolversi della situazione dall’Eliseo. Nell’unità di crisi attivata al ministero dell’Interno sono invece presenti il premier Jean Castex e il ministro dell’Interno Gérald Darmanin. Paura nel quartiere, ancora oggi 29 settembre 2020. L’intero quartiere è blindato dalla polizia, che chiede alla gente di evitare il settore. Proprio in questi giorni è in corso il processo per gli attentati di gennaio 2015 che fece 17 morti a Charlie e all’Hypercacher di Vincennes. Dieci giorni fa Charlie Hebdo la cui redazione si trova ora in un luogo segreto e sorvegliato dalla polizia – ha ripubblicato le caricature di Maometto pubblicate per la prima volta in Danimarca. Immediatamente aperta una cellula di crisi al ministero dell’interno, dove si sta recando il premier Jean Castex. “Bisogna smontare pezzo per pezzo la mitologia dell’Islam e far conoscere alle popolazioni musulmane altre religioni, altre spiritualità, di cui non hanno la minima idea”, così Alain Rodier, ex dirigente dei Servizi segreti francesi, direttore del Centro CF2R che si occupa di terrorismo islamico e criminalità organizzata, ha detto in un’intervista a Il Giorno.
Alain Rodier dei Servizi Segreti francesi è convinto che sia venuto il momento di cambiare le regole alla luce dell’attentato avvenuto a Parigi davanti all’ex sede del giornale satirico Charlie Hebdo. Quanto all’episodio di ieri spiega: “Sembra opera di dilettanti- redattori vivono come in un bunker, protetti dalla polizia, quasi senza contatti con il mondo esterno. Ma un attacco in questo momento era nell’aria, visto che giravano da tempo appelli di Al Qaeda contro la Francia in occasione del processo. È chiaro che abbiamo a che fare con fanatici influenzati dalla campagna di odio lanciata da Ayman Al-Zawahiri“. Quanto al grado di pericolo di vivere in una città come Parigi ribatte: “Purtroppo è così. Non può essere diversamente quando si consente che le campagne d’odio irrompano liberamente nei social”.
Secondo Alain Rodier da parte delle istituzioni francesi c’è stata incompetenza “nell’affrontare il dossier Islam. Dobbiamo difenderci, è ovvio. Occorre più severità”. Non si può accettare, com’ è accaduto pochi giorni fa, che la presidente di un sindacato studentesco, l’Unef, entri in Assemblea nazionale indossando la hijab. Non è tollerabile che nelle banlieues gli islamisti dettino legge, che nelle moschee si predichi in arabo per inveire contro la Repubblica, che in nome dell”islamicamente corretto’ venga messa al bando ogni critica nei confronti dell’Islam”. E propone “corsi di contro-informazione religiosa e spirituale. Colpire senza pietà i violenti, smantellare gli ecosistemi islamici ma soprattutto educare gli altri, la grande massa che può essere ancora recuperabile”.
Carlo Franza