Alberto Biasi. La visibilità dell’invisibile. Il Pioniere dell’Arte Programmata in mostra alla M77 di Milano.
M77 presenta La visibilità dell’invisibile, progetto espositivo dedicato all’artista Alberto Biasi (Padova, 1937), a cura di Alberto Salvadori e appositamente concepito per gli spazi della galleria. L’esposizione, compatibilmente con eventuali restrizioni dovute all’evolversi della pandemia, sarà aperta fino a domenica 19 settembre 2021. Alberto Biasi è tra i maggiori protagonisti dell’arte italiana del dopoguerra: pioniere dell’Arte Programmata e co-fondatore dello storico Gruppo N, Biasi ha incentrato la propria ricerca artistica sulla ricerca ottico-cinetica estesa alla realizzazione di installazioni, ambienti e, più recentemente, di sculture. Con questa mostra, M77 e il curatore Alberto Salvadori hanno inteso tornare alle origini della lunghissima carriera dell’artista padovano, valorizzandone soprattutto gli aspetti gestaltici ed esperienziali e il ruolo rivoluzionario svolto per introdurre nel nostro paese il concetto stesso di ambiente/opera d’arte. I quattro ambienti e l’installazione esposti da M77 non giocano solo con lo spazio e la luce, ma anche e soprattutto con chi si trova a percorre i mondi che l’artista ha preparato per lui: il visitatore, con le sue reazioni e risposte alle stranianti proposte dell’artista, è il vero protagonista dell’opera.
“Ho scelto La visibilità dell’invisibile come titolo dell’esposizione”, spiega Salvadori, “perché nel lavoro di Biasi tengo a sottolineare la centralità della dimensione di partecipazione co-creativa del fruitore attraverso lo strutturarsi fenomenologico delle esperienze proposte dall’artista in un percorso autenticamente personale, piuttosto che la pur importante ricerca sulla percezione visiva in senso stretto. Nello studiare il primo Biasi non è possibile sopravvalutare il gusto quasi dadaistico e il piacere ludico con cui vengono concepite e proposte le sue installazioni-ambiente; lo stesso dicasi per l’influsso di Opera Aperta di Eco, davvero decisivo”.
All’ingresso dell’edificio di M77 in via Mecenate il visitatore verrà accolto da La mostra del pane, installazione del 1961 di chiara ascendenza duchampiana in cui vengono esposti i panini realizzati da un fornaio di fantasia, chiamato Giovanni Zorzon a ricordare Giorgione, quasi-conterraneo di Biasi. Quelle che furono senza dubbio le prime opere di arte cinetica programmata di Biasi, gli ambienti Proiezioni di luce e ombra (1961) e Light Prism (1962) sono invece lavori accomunati dal cinetismo reale, cioè dall’intervento di piccoli motori elettrici che introducono un moto programmato nello spazio che il visitatore è chiamato ad attraversare e nella sua illuminazione.
Con Eco, del 1974, il ruolo dell’azione dello spettatore come parte determinante dell’operazione artistica è ancora più evidente: si tratta di un environment che ruba l’ombra del fruitore generando un’impronta\ombra di chi si mette in rapporto con una parete fotosensibile. Si crea così un’opera effimera, evanescente, destinata a scomparire dopo pochi attimi dalla sua creazione. Il quarto ambiente in mostra, Io sono, tu sei, egli è (1973) è profondamente concettuale: suddivide lo spazio in una sorta di trittico in cui si manifestano le riflessioni maturate dall’artista sulla propria identità e sulla propria corporeità dotata di sensi. La pittura è lo egli è, il tu sei è l’happening, io sono rappresenta la tautologia.
La mostra è accompagnata da un catalogo costruito intorno a un testo in cui il curatore Alberto Salvadori sviluppa e riprende le fila di un approfondito dialogo con l’artista. Il volume è corredato da materiali d’archivio sulle opere esposte, da un’accurata biografia di Biasi e da una bibliografia. L’apparato iconografico è costituito dalle installation views realizzate in mostra.
Alberto Biasi nasce a Padova il 2 giugno 1937. Negli anni della guerra si trasferisce per un breve periodo dalla nonna paterna a Carrara San Giorgio, un piccolo paesino nel padovano. Orfano di madre, alla fine del conflitto bellico torna a Padova, dove frequenta le scuole elementari e medie, iscrivendosi successivamente al Liceo Classico. La sua attitudine verso le discipline artistiche lo spinge tuttavia a conseguire il diploma di maturità artistica e a iscriversi nel 1958 all’Istituto d’Architettura di Venezia e nel 1962 al Corso Superiore di Disegno Industriale. In questi anni insegna Disegno e Storia dell’Arte nella scuola pubblica e, a partire dai primi anni Settanta e fino al 1988, occupa la cattedra di Grafica Pubblicitaria all’Istituto Professionale di Padova. La sua carriera artistica inizia già nel 1959, anno che coincide con la formazione del Gruppo Ennea, un’associazione distudenti di Architettura con cui Biasi partecipa a manifestazioni artistiche come la IV Biennale Giovanile d’Arte di Cittadella, dove ottiene un premio conferitogli per mano di Virgilio Guidi. Nel 1960 partecipa alla stagione espositiva della Galleria Azimut di Milano e con Enrico Castellani, Heinz Mack, Piero Manzoni e Manfredo Massironi espone nella mostra La nuova concezione artistica organizzata al Circolo del Pozzetto di Padova. Durante i frequenti viaggi verso Milano, a quel tempo crocevia di artisti di fama internazionale, Biasi e Massironi maturano l’idea di fondare il Gruppo N che diventa in poco tempo protagonista delle principali esposizioni nazionali e internazionalisull’arte cinetica. Oltre ad aprire una sede espositiva nella città di Padova, il Gruppo N aderisce al movimento delle “Nuove Tendenze” ed espone a Zagabria, Parigi e Venezia, entrando in contatto con altri sperimentatori europei. Nel 1962 il Gruppo N espone nella mostra itinerante Arte Programmata – titolo che si riferisce al software dei computer – organizzata da Bruno Munari e ospitata nei Negozi Olivetti di Milano, Roma, Venezia e in gallerie e musei londinesi e americani. Nel 1964 il Gruppo N è invitato alla XXXII Biennale Internazionale di Venezia e l’anno successivo al MoMA di New York per partecipare alla famosa mostra The Responsive eye. La breve storia del Gruppo N si conclude nel settembre 1964, nonostante il tentativo di Biasi di creare l’anno successivo, insieme a Landi e Massironi, il Gruppo Enne 65. Nel 1967 il Museo Stzuki di Łódź dedica un’importante retrospettiva al Gruppo N, che viene presentato dai testi critici di Giulio Carlo Argan e Umbro Apollonio. Dopo questa esperienza collettiva, Biasi prosegue autonomamente la sua ricerca artistica, riprendendo con coerenza i risultati raggiunti e aggiornandoli mediante nuove soluzioni espressive. La sua produzione artistica si è costantemente rivolta verso l’indagine percettiva, attraverso cicli di lavori che hanno indagato i problemi relativi alla percezione visiva e all’interazione con l’opera. Nel 1959 Biasi esordisce come artista con le Trame, nate dall’osservazione della natura e costituite da sovrapposizioni di carte forate, garze di cotone o reti metalliche che, creando un reticolo modulare, interagiscono con la luce e generano effetti ottico- cinetici. Dallo studio degli effetti visivi nascono anche i Rilievi ottico-dinamici, realizzati sovrapponendo due livelli in cui il primo è costituito da strutture lamellari che, distanziate tra loro, creano dei segmenti dai quali emerge l’immagine del secondo livello, spesso rappresentato da forme lineari o curve. Solo con la partecipazione dello sguardo del fruitore queste opere sprigionano il loro dinamismo e la loro continua mutevolezza. Lo stesso fenomeno avviene nelle Torsioni, anch’esse studiate per “provocare” gli occhi di chi le guarda. Realizzate con lamelle che convergono verso il centro, queste opere creano un dinamismo ottico, che stimola l’osservatore a spostare il proprio punto di vista. Sempre a partire dai primi anni Sessanta Biasi inizia a progettare gli Ambienti, opere che si fondono con il luogo espositivo, inglobando completamente il pubblico, che diventa “attore” e parte dell’opera. Se con i Light Prisms la dimensione spaziale è costituita da fasci di luce colorata attivati da elettromotori, in altri ambienti come Eco e il trittico Io sono, tu sei, egli è il pubblico è chiamato a partecipare e interagire direttamente con l’installazione. Dagli anni Settanta l’artista elabora un nuovo linguaggio personale attraverso i Politipi, che si caratterizzano per le forme geometriche e i colori cangianti, ai quali dagli anni Novanta abbina inserti pittorici con richiami figurali. Intorno al 2000 nasce il ciclo degli Assemblaggi, in cui Biasi accosta e unisce più tele che vengono appunto “assemblate” tra loro e che ritrovano un equilibrio nel proprio “punto di rottura”. Queste opere tridimensionali in dialogo con lo spazio, dall’apparente rigidità delle forme geometriche e dal colore uniforme, trasmettono tuttavia una sensazione di irregolarità data dalle lamelle che violentemente entrano a far parte dell’opera, interrompendo l’omogeneità della parte pittorica. La ricerca artistica di Alberto Biasi prosegue ancora oggi, a distanza di oltre sessant’anni, grazie alla rielaborazione di soluzioni formali che continuano a offrire nuove possibilità di lettura della sua arte, un’arte visiva che trasmette conoscenza e sapere attraverso gli occhi. Ha partecipato a numerosissime esposizioni collettive e a importanti rassegne nazionali e internazionali come la XXXII e la XLII Biennale di Venezia, la X, XI e XIV Quadriennale di Roma, la XI Biennale di San Paolo e ha esposto in note Biennali della grafica, ricevendo riconoscimenti come il World Print Competition ’73 del California College of Arts and Crafts in collaborazione con il San Francisco Museum of Modern Art. Hanno reso omaggio all’attività artistica di Biasi spazi privati e musei italiani e stranieri, come il Muzeum Sztuki di Łódź, Il Museo Civico agli Eremitani, l’Hermitage di San Pietroburgo, il Museu Diocesà di Barcellona, Palazzo Ducale di Urbino, Palazzo dei Priori di Perugia, il MACBA di Buenos Aires, il MAC di Santiago del Cile, il MARCA di Catanzaro, Palazzo Reale di Genova e Palazzo Pretorio a Cittadella. Le opere di Alberto Biasi fanno parte delle più belle e autorevoli collezioni pubbliche e museali italiane e straniere tra cui il Museum of Modern Art di New York, la Galleria Nazionale di Roma, l’Hermitage di San Pietroburgo, il Centre Pompidou di Parigi, la Peggy Guggenheim Collection di Venezia e molte altre prestigiose sedi espositive.
Carlo Franza