L’astrattismo di Mario Nigro e la metafisica del colore in mostra alla Storica Galleria Lorenzelli Arte di Milano.
Lorenzelli arte continua la sua attività espositiva con la mostra “Metafisica del Colore di Mario Nigro” (aperta fino al 19 giugno 2021), grande esponente dell’astrattismo che nel secondo dopoguerra ha ideato nuovi linguaggi visivi aprendosi ad una prospettiva internazionale attraverso una continua analisi dei sistemi complessi della pittura. L’artista toscano (Pistoia, 1917) è giunto dopo il 1948 ad esiti neoplastici suprematisti conducendo un’indagine coerente sui concetti di spazio e tempo intesi come realtà concrete dell’esperienza, traducendole in tracciati e in progressioni geometriche che, nelle loro scansioni ritmiche, risultano in analogia alla costruzione musicale. Il titolo della mostra è mutuato da quello dell’opera presentata alla XXXVIII Esposizione Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 1978, – Dalla metafisica del colore: i concetti strutturali elementari geometrici, Ettore e Andromaca (10 elementi, 178×68 cm ognuno) – con la quale Nigro evoca sulla tela il rapporto tra emozioni e sentimenti umani primari attraverso il semplice dispiegarsi della linea sullo sfondo per “visualizzare il sentimento amoroso stesso, il sacrificio e l’addio di una delle più celebri scene dell’epopea classica.”Il percorso espositivo permette di cogliere la complessità e la novità dell’opera di Mario Nigro attraverso una selezione di più di cinquanta lavori tra oli su tela e su masonite e carte intelate che coprono il periodo fra il 1969 e il 1975, a partire dalla completa maturazione del ciclo dello “Spazio totale”, rappresentato in mostra da una piccola tempera su tavola dei primi anni ‘60, che ha costituito per oltre un decennio il punto focale della sua ricerca nella quale Nigro analizza e sviscera le problematiche e le implicazioni dello spazio in progres-sive elaborazioni sia negli studi su carta che nelle opere su tela, tradendo l’interesse per un certo tipo di dinamismo che affonda le proprie radici negli esiti della sperimentazione futurista. I lavori selezionati per la mostra appartengono in massima parte al ciclo del “Tempo Totale”, caratterizzato dalla serialità delle immagini e dall’individuazione di linee di forza che si costituiscono in strutture, affiancati da una serie di lavori monocromi intersecati da una linea di colore contrastante. In queste opere, che mantengono una complessità di riferimenti e legami con le ricerche artistiche coeve, la musica è elemento costitutivo e costruttivo, non puramente evocativo o esteriore: a Nigro interessa la resa di una qualità temporale, ritmica, della dimensione spaziale nella quale le progressioni cromatico-costruttive si dispiegano come azioni umane e relazioni tra individui. In dialogo con quelli appartenenti al ciclo dello “Spazio totale”, questi lavori definiscono uno spazio nuovo, intrinsecamente legato all’analisi della situazione storica di quel periodo, che si sviluppa non solo superficialmente ma penetra in tutte le direzioni con l’intento di indagare differenti gradi di realtà e dimensioni diverse, con il preciso riferimento alla scienza relativistica ed anche alla tragicità del divenire dell’esistenza. Diceva Nigro: “Le opere del ‘tempo totale’ non stimolano la fantasia dello spettatore – come quelle dello ‘spazio totale’ – ma obbligano lo spettatore a un pensiero fisso, forse alla rivelazione del tempo che passa. Questo è l’elemento che costituisce l’essenza più primitiva dell’uomo, secondo me. L’uomo vive in un modo molto ricco, molto ampio, fa molte esperienze, poi si accorge che c’è una esperienza unica fondamentale: lui che vive e il tempo che passa.” E gli faceva eco Carla Lonzi: “Il reticolo di Nigro che si tende scatta e muore sul niente è l’espressione più veritiera di una percezione del tempo che ognuno di noi può convalidare. In un’epoca in cui si parla molto di libertà felicità e gioco, Nigro ci fa avvertiti che possiamo parlarne, ma come di entità assenti nella misura in cui non conosciamo l’effettiva dissociazione che ci separa dai nostri gesti quotidiani. Se non è del tutto trascurabile l’ipotesi che il tempo sia il risultato psichico dell’incapacità umana a vivere in una dimensione di piacere, può essere significativo che un Nigro abbia enucleato oggi, nel “tempo totale”, la sensazione stessa dell’esistenza. A mente gelata, Nigro assiste a un dramma che gli appare non rimediabile: esso riguarda un contrasto che si svolge non più tra noi e la realtà ma nell’intimo della dinamica stessa della nostra vita.”A corredo della mostra il catalogo n°162 a cura di Lorenzelliarte, bilingue.
Carlo Franza