“La battaglia contro il sessismo e a favore della parità di genere ovunque, sia nella scuola sia negli ambienti di lavoro, è sacrosanta. Non posso nascondere però più di qualche perplessità rispetto all’iniziativa adottata dagli studenti del liceo Zucchi di Monza che sembra confondere il tema della parità di genere con quello della cancellazione dell’identità sessuale. Una trovata sconclusionata e poco rispettosa delle vere battaglie del dopoguerra per l’emancipazione della donna. La gonna nella nostra cultura è simbolo di femminilità e, in particolare la mini gonna inventata dalla stilista londinese Mary Quant, è stata negli anni ’60 un simbolo di emancipazione della donna perché ha rappresentato un passo importante verso la libertà di esprimersi, anche attraverso il modo di vestire, delle stesse donne”. Così ha commentato, Alessandro Corbetta, consigliere regionale della Lega,  l’iniziativa contro stereotipi e pregiudizi proposta per il secondo anno consecutivo dagli studenti maschi del liceo Zucchi di Monza, che sono andati a scuola con la gonna mercoledì 10 novembre 2022. Dunque, Monza città all’avanguardia della fluidità dei sessi.  Gli studenti maschi, insieme alle loro compagne, hanno seguito le lezioni indossando una gonna “per manifestare il desiderio di vivere in un luogo in cui sentirsi liberi di essere ciò che si è e di non essere definiti dai vestiti che si indossano”. Lo slogan che ha accompagnato l’iniziativa, alla sua seconda edizione, è in piena sintonia con il politicamente corretto: “Siamo contro la sessualizzazione del corpo” e la “mascolinità tossica”. Sui social gli studenti maschi hanno spiegato: “Le gonne sono considerate un indumento tipicamente femminile, spesso al centro di scambi di idee riguardo al loro essere appropriate rispetto al contesto, in particolare quello scolastico. Se è un uomo a portare la gonna la cosa è spesso considerata riprovevole, poiché visto come capo ‘poco mascolino’ e da ‘donna’”. Federico Contini, uno dei rappresentanti d’istituto, aggiunge: “Vogliamo mettere fine a tutti quegli stereotipi di cui spesso si sente parlare. Spesso si sente commentare l’abbigliamento delle ragazze come se il loro modo di vestire fosse una continua provocazione, non deve essere così. Lo stesso vale per il concetto maschile ‘l’uomo deve essere forte, non può piangere’ questo è un atteggiamento sbagliato, anche i ragazzi possono essere fragili e devono potersi esprimere liberamente”. Questa iniziativa del liceo Zucchi di Monza esprime plasticamente uno dei concetti di base della teoria gender: non esistono i sessi, il sesso è una costruzione autonoma dell’individuo ed è fluido. Quindi al bando le categorie “maschio” e “femmina”, al bando le definizioni,  linguaggi  sventolati  sempre a detta di chi mette in piedi tali sceneggiate.

L’iniziativa dello Zucchi non è rimasta un caso unico e isolato in Italia, segno che non tutti i giovani liceali italiani la pensano allo stesso modo. E’ di oggi- 22 novembre-la svolta “gender fluid” dello Storico  Liceo Cavour di Torino; Student* al posto di studenti o di studentesse, tanto  che l’onorevole Augusta Montaruli intende presentare  un’interrogazione parlamentare, mentre Forza Italia Giovani incalza: “Storpiato l’italiano”. Gli studenti certo sono giovani e vanno guidati e orientati, ma i loro professori e soprattutto i presidi dei loro licei dove sono e dove vivono? Forse dimenticano che sono funzionari dello  Stato.  E se devo dirla tutta, questa non è parità di genere ma cancellazione dell’identità sessuale.

Carlo Franza

 

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