Dalla spada alla Croce. Il Reliquiario di San Galgano restaurato in mostra ai Musei Vaticani
Ecco la mostra attesa, attesa perché mette in evidenza i risultati raggiunti dai Carabinieri nel ritrovamento di un Tesoro inestimabile, vale a dire il Reliquiario di San Galgano. Ora i ritrovamenti hanno condotto a questa mostra che ha per titolo “Dalla spada alla Croce. Il Reliquiario di San Galgano restaurato” in bella esposizione ai Musei Vaticani. L’inaugurazione il 6 dicembre 2022 alle ore 16,30, e tra gli altri ecco la presenza della Rev.ma Suor Raffaella Petrini Segretario Generale Governatorato SCV, di S. E. il Cardinale Augusto Paolo Giudice Arcivescovo di Siena Colle Val d’Elsa Montalcino e Vescovo di Montepulciano Chiusi Pienza, e di Barbara Jatta Direttrice dei Musei Vaticani. Dopo ben 32 anni si guarisce una ferita profonda inferta al Patrimonio Culturale e spirituale del nostro Paese. I Carabinieri con il loro Nucleo specializzato hanno recuperato ben 10 degli 11 preziosissimi reperti dell’età barocca rubati nella notte fra il 10 e l’11 luglio del 1989.
L’Arma dei Carabinieri ha recuperato oggetti fra cui il Reliquiario di San Galgano, uno dei più pregiati elementi dell’oreficeria senese; un reliquiario a tempietto, risalente al XIV secolo proveniente dalla chiesa di Santa Regina, e altri calici di argenterie risalenti fino al XVIII secolo che appartenevano ai comuni di Siena, Chiusdino e Monteriggioni. Oggi questo patrimonio viene ridato alla collettività. Le indagini sono state condotte dal Nucleo Tutela Beni Artistici di Palermo, le opere erano in casa di un collezionista siciliano a Giarre in provincia di Catania.
“Quando viene violata una proprietà – afferma l’Arcivescovo Augusto Paolo Lojudice – privata c’è sempre grande dolore, quando si tratta di un luogo sacro è ancora peggio. È una violazione fatta non a una persona, ma a un pezzo di storia, alcuni oggetti non solo solo oggetti. Ringrazio tutti quanti di essere parte attiva di un percorso che non è solo la restituzione di questi oggetti, ma perché ci sentiamo parte di un’unica società che cammina insieme. Tutti noi siamo a disposizione dell’essere umano. Quando viene violato un luogo sacro è ancora più doloroso. Questi oggetti erano nel Museo Diocesano e la violazione fu fatta non solo alla Chiesa di Siena, ma a un pezzo di storia. Gli oggetti non sono idoli, ma alcuni oggetti sono segni di tradizioni vive, di vite di persone, non solo di chi li ha realizzati, ma di coloro per i quali hanno un significato particolare. L’arte è un patrimonio di tutti, oggi celebriamo la restituzione di questi oggetti non solo alla loro integrità, ma alla fruibilità di chiunque voglia, perché siamo tutti parte di un unico popolo, che cammina insieme e in cui ognuno fa la sua parte. La presenza di tante istituzioni diverse vuole proprio rappresentare questo”.
“Esprimo il mio plauso al nucleo dei carabinieri di Palermo – sostiene il Generale Roberto Riccardi, Comandante dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale -, li ringrazio perché intendo il loro lavoro come una missione sacra. Gli oggetti recuperati hanno un valore inestimabile, un valore storico e emozionale. Veder tornare questi oggetti è qualcosa che va oltre qualsiasi considerazione di carattere venale”.
“Ci occupiamo di recuperare beni culturali – afferma Gianluigi Marmora Comandante del Nucleo dei Carabinieri di Palermo – e donarli agli aventi diritto. Oggi restituiamo questi oggetti a tutta la comunità senese. Il furto era stato inserito nel bollettino fra i beni più ricercati d’Europa, l’attività investigativa è stata fatta con una perquisizione nella proprietà di un cittadino privato. Le indagini sono ancora aperte, stiamo cercando infatti anche l’ultimo oggetto. Tutto nasce da una serie di riscontri nostri dall’imput della procura di Catania. Abbiamo ottenuto infatti dalla procura di Catania un permesso di perquisizione presso la proprietà privata di un cittadino di Catania, un collezionista che aveva molti oggetti fra i quali proprio quelli di cui stiamo parlando oggi. Dopo il sequestro abbiamo fatto un’attività di riscontro fotografico e siamo riusciti a identificare l’identità degli oggetti ritrovati. Abbiamo infatti una Banca Dati dove sono inserite tutte le opere che nel tempo sono state trafugate; ci sono fotografie e descrizioni di tutti gli oggetti. Abbiamo avuto anche l’ausilio di studiosi che conoscevano bene gli oggetti in questione e ci hanno dato il loro contributo”. Uno di questi studiosi ed esperti a cui hanno fatto riferimento i carabinieri di Palermo è Alessandro Bagnoli, docente all’Università di Siena e testimone oculare della vicenda dolosa che accadde fra il 10 e l’11 luglio. “La gravità del furto lo testimonia il fatto che la sovrintendenza al tempo fece stampare questo opuscolo perché si trattava di una perdita gravissima che meritava grande risonanza. Tanti conoscitori artistici hanno dedicato parole e attenzioni verso il reliquiario di Frosini. Tutto questo interesse fece capire che l’opera non poteva rimanere a Frosini, e fu deciso di trasferirla a Siena. Ebbi la fortuna di collaborare a questa operazione e nel 1983 il reliquiario di Frosini approdò nel Museo Diocesano senese. In pochi anni il museo riuscì a raccogliere un bel numero di opere. Il furto fu un fatto traumatico per chi aveva collaborato all’allestimento del museo. Questo ritrovamento è una notizia bellissima, molte delle opere fortunatamente sono in buone condizioni”.
Delle 11 opere originarie manca solamente un calice cinquecentesco che proveniva dalla Certosa di Maggiano, molto interessante per l’iconografia dei soggetti interessati. Le 10 opere ritrovate invece sono state affidate ai musei vaticani per un progetto di restauro. “I musei vaticani sono un’eccellenza mondiale – sostiene Barbara Jatta direttore dei musei vaticani – nel campo delle restaurazioni e delle conservazioni. Abbiamo 7 laboratori distinti e si prevedono 6 mesi di lavoro concentrati soprattutto sul reliquiario di San Galgano, l’oggetto che si trova nelle peggiori condizioni”.
Tutto avvenne nella notte tra il 10 e l’11 luglio 1989 si verificò un furto presso il Museo Diocesano dell’Arcidiocesi di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino, all’epoca allestito nei locali adiacenti al Pontificio Seminario Regionale “Pio XII”, in loc. Montarioso, Comune di Monteriggioni. Furono prelevati con dolo oggetti preziosi di oreficeria medievale e barocca, fra i quali il celebre Reliquiario di San Galgano, proveniente dall’antica Abbazia e già conservato nella Parrocchia di Fròsini nel Comune di Chiusdino (per questo conosciuto come “Reliquiario di Fròsini”). Si tratta di uno dei più preziosi manufatti di inestimabile valore, in rame dorato e smalti, dell’oreficeria senese del primo ‘300, celebre in tutta Italia in quel periodo, tanto da ricevere commissioni importantissime da parte della corte pontificia, come il calice di Niccolò IV per la Basilica di San Francesco in Assisi e il reliquiario del S. Corporale per la Cattedrale di Orvieto. Oltre al valore storico e artistico degli oggetti sacri, fu una dolorosa ferita per la Chiesa senese, che veniva mutilata e deturpata nella sua memoria spirituale.
Ecco il Ritrovamento. Il giorno 22 gennaio 2020 il nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Palermo, dell’Arma dei Carabinieri, riconsegna in custodia all’Arcidiocesi dieci degli undici pezzi trafugati dal Museo Diocesano trentun anni prima, rinvenuti sul mercato antiquario. Il pezzo non ritrovato è un seicentesco calice in argento proveniente dalla chiesa della Certosa di Maggiano in Siena.
Il pezzo di maggior pregio, il reliquiario di San Galgano, ha subito importanti traumi, probabilmente nel tentativo di porlo sul mercato non nella sua interezza: è stato spezzato all’altezza del piede e sono state piegate e staccate le guglie metalliche laterali. Anche gli smalti, la parte più pregevole del manufatto, hanno subito traumi importanti. Stesso danno dello spezzamento all’altezza del piede è stato rinvenuto nel reliquiario di S. Colomba. I restanti pezzi sembrano essere integri nelle loro parti, anche se visibilmente danneggiati da tentativi di manomissione, incuria e ossidazione dovuta a impropri interventi di ripulitura.
In data 5 febbraio 2021, sempre il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Palermo, dell’Arma dei Carabinieri, notifica a questa Arcidiocesi il provvedimento del Tribunale di Catania che prevede il dissequestro dei beni e la completa restituzione al legittimo proprietario, ossia l’Arcidiocesi di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino. Lo stato di degrado dei manufatti più preziosi ha subito reso evidente l’urgenza di un qualificato intervento di restauro. Il 23 febbraio scorso, l’Arcivescovo di Siena, Card. Augusto Paolo Lojudice, ha chiesto e ottenuto dal Governatorato della Città del Vaticano la possibilità di restaurare i preziosi oggetti presso i Musei Vaticani. La Direttrice, dott.ssa Barbara Jatta, ha affidato il progetto al Laboratorio di Restauro Metalli e Ceramiche, condotto da un gruppo di esperti restauratori, già operativi in passato in simili interventi. Il progetto di restauro ed esposizione avrebbe a cuore anche di valorizzare, con viva gratitudine, il lavoro condotto dall’Arma dei Carabinieri e da tutte le Istituzioni dello Stato per tutelare l’immensità e l’unicità del patrimonio culturale italiano.
Carlo Franza