Giorgio Griffa e Riccardo Guarneri, campioni dell’arte analitica, in mostra alla Kromya Gallery di Lugano
Kromya Art Gallery – Lugano ha inaugurato la mostra “GIORGIO GRIFFA – RICCARDO GUARNERI. what you see is what you get”. L’esposizione sarà̀ visitabile fino al 7 aprile 2023. La doppia esposizione personale è dedicata agli artisti Giorgio Griffa e Riccardo Guarneri, esponenti di spicco di una corrente artistica, la Pittura Analitica, alla quale la Galleria ha sempre riservato grande attenzione.
Il titolo dell’esposizione “what you see is what you get” si riferisce ad una ricerca pittorica di grande attualità̀ che, negli ultimi cinquant’anni, ha saputo cambiare, rimanendo tuttavia fedele a se stessa. Le opere sono molto analitiche, puntuali, precise, non ci sono interpretazioni: quello che si vede, è quello che è. Il percorso espositivo comprende una quarantina di opere realizzate dagli anni Sessanta ad oggi. Giorgio Griffa e Riccardo Guarneri, invitati da Christine Macel, hanno partecipato alla 57. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia (2017), con una sala a loro dedicata. Griffa e Guarneri, seppur in maniera diversa, hanno fatto parte di quella che la storia dell’arte ha definito solo negli anni recenti come Pittura Analitica, e che a lungo è stata indicata come Pittura Pittura, Nuova Pittura o Pura Pittura.
La Pittura Analitica si oppone all’ideologia del decennio precedente, ponendo al centro non più il sistema che sta intorno all’opera d’arte, bensì l’opera d’arte stessa, generando un radicale nuovo punto di vista. Il clima è di profonda irrequietezza e di radicato individualismo, dove non esistono gerarchie, né un critico guru. Le verità del decennio precedente vengono messe da parte: l’incertezza del risultato, il dubbio permanente e la devianza da un percorso lineare rimangono alcuni fattori salienti di un’esperienza che si oppone a qualsiasi aspetto dottrinario. Alla teoria si affianca la prassi. L’opera diventa una sorta di diario di bordo, una descrizione in divenire del proprio operare che perde la sua aura per diventare, appunto, prassi. Tutto ciò ha reso la Pittura Analitica molto peculiare, tanto da poterla definire un movimento/non movimento. D’altra parte, facendo proprie le teorie di Nietzsche e Heidegger, sono proprio gli anni Settanta a erodere la concezione unitaria della storia, aprendo così le porte a una nuova epoca, in anticipo rispetto ad alcuni principi propri del Postmoderno e della Transavanguardia. Griffa e Guarneri, insieme ai loro compagni di viaggio, seppure ognuno in maniera diversa, hanno indicato una nuova strada: trattasi di arte e artisti liberati dalla retorica informale, dall’accademismo astratto e, soprattutto, dal dogma minimalista. È questa la rivoluzione silenziosa degli anni Settanta, dove la pittura è intesa come mezzo, e non più come fine, per riappropriarsi di un linguaggio e di una rinnovata creatività, dove il manufatto recupera un proprio ruolo, così come il processo operativo. La luce della pittura si manifesta come segno, traccia e colore, i quali si uniscono in questo modo al quarto elemento della storia dell’arte, lo spazio.
Iononrappresentonullaiodipingo: questo lo slogan programmatico di Griffa già nel 1973. Per lui dipingere significa lasciare un segno sulla superficie grezza della tela, un segno che porta con sé tutta l’eredità della storia dell’arte, dalle grotte di Lascaux alle avanguardie, un segno che dialoga con le pieghe della tela ora diventata parte integrante dell’opera stessa, in linea con i colleghi francesi del gruppo Support/Surface (Louis Cane, Noel Dolla, Claude Viallat, Daniel Dezeuze). Guarneri, invece, è più̀ vicino alla poetica astrattista di Dorazio, ma con una “musicalità̀” diversa: colori tenui che arrivano da una tradizione tipicamente fiorentina quattrocentesca, con tracciati minimi realizzati con matita e tecniche miste acquerellate dagli effetti calligrafici, dove l’oriente entra in punta di piedi. Lascia che sia la luce stessa a decidere il colore: il colore-luce, a suo avviso, deve ipotizzare un nuovo modo di vedere, allargando e aumentando il campo della percezione..
Giorgio Griffa è nato a Torino nel 1936. Ha iniziato a dipingere da bambino. Formatosi inizialmente come pittore tradizionale, inizia a dipingere opere astratte e sviluppa la sua personale poesia a partire dal 1968. Dal 1960 al 1963 fu allievo di Filippo Scroppo, pittore astratto della scuola di Felice Casorati. Tuttavia, è solo a metà degli anni Sessanta che gli elementi astratti iniziano a comparire nei quadri figurativi di Griffa. Segnando l’inizio della sua riflessione sullo statuto della pittura, sui suoi strumenti e sulla posizione dell’artista, ciò porterà alla serie dei Segni primari che posero le basi per la sua inimitabile carriera pittorica. Saranno proprio queste tele di “Segni primari” a collocarlo tra i protagonisti del dibattito di quel periodo, che nasce dalle ceneri dell’informale e si fa strada attraverso la pop art americana, il minimalismo e l’arte concettuale. In quel periodo, spinto dall’amico Aldo Mondino, entrò in contatto con l’opera di Giulio Paolini. Il suo arrivo alla Galleria Sperone alla fine degli anni Sessanta ha portato a forti rapporti con una serie di artisti il cui lavoro è stato classificato come Arte Povera. Di questi, Giovanni Anselmo, Gilberto Zorio e Giuseppe Penone in particolare divennero importanti interlocutori per Griffa. Nonostante sia stato associato a movimenti come l’Arte Povera, la Pittura Analitica e il Minimalismo, la carriera artistica di Giorgio Griffa rimane comunque prevalentemente solitaria, al di fuori di una corrente specifica. Dopo più di cinquant’anni Griffa segue ancora lo stesso percorso di pittore, con continuità e coerenza, vitalità e poesia. Oltre alla partecipazione a numerose rassegne nazionali e internazionali dedicate alla pittura aniconica, tra le sue più importanti esposizioni ricordiamo “Prospekt” (Düsseldorf, 1969 e 1973), “Processi di pensiero visualizzati – Junge Italienische Avantgarde” (Lucerna,1970), la sala personale alla Biennale di Venezia (1980) e la partecipazione a “Contemporanea” (Roma, 1973), “Geplante Malere” al Westfälischer Kunstverein di Münster (1974), “L’Informale in Italia” alla GAM di Bologna (1983). Nel 2001 e nel 2002 la GAM di Torino gli dedica due importanti mostre. Nel 2004 partecipa a “Pittura 70. Pittura pittura e astrazione analitica” alla Fondazione Zappettini di Chiavari, Galleria d’Arte Moderna di Gallarate, Istituto Italiano di Cultura a Praga, Istituto Italiano di Cultura a Londra. Tra le più recenti mostre collettive dedicate alla Pittura Analitica cui è stato invitato, ricordiamo “Gli anni della Pittura Analitica” al Palazzo della Gran Guardia di Verona nel 2016. È presente alla Biennale di Venezia del 2017, nella mostra “Viva Arte Viva”. Tra le recenti esposizioni, si segnalano la personale “Merveilles de l’inconnu” al LaM, Lille Métropole Musée (2021) e le tre personali in spazi privati a New York (Casey Kaplan, 2022), Berlino (Galerie Kewenig, 2022) e Roma (Galleria Lorcan O’Neill, 2022). Le sue opere sono esposte, fino al 27 giugno 2022, al Centre Pompidou di Parigi, nell’ambito della mostra “Giorgio Griffa”, curata da Christine Macel.
Riccardo Guarneri nasce nel 1933 a Firenze, dove vive e lavora. Inizia a dipingere nel 1953, alternando la pittura all’attività musicale. Dal 1962 intraprende una ricerca fondata sul segno e sulla luce che diventano suoi principali oggetti di studio all’interno di un impianto geometrico minimale. Nel 1966 partecipa alla Biennale di Venezia (con Agostino Bonalumi e Paolo Scheggi) e alla mostra “Weiss auf Weiss” alla Kunstalle di Berna. Nel 1972 tiene la prima antologica al Westfälischer Kunstverein di Münster. Partecipa alle Quadriennali di Roma del 1973 e del 1986. Nel 1981 al Palazzo delle Esposizioni di Roma è invitato a “Linee della ricerca artistica in Italia” 1960-1980. Nel 2004, presso la Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze, si tiene l’importante mostra antologica “Contrappunto luce”. Con l’occasione viene edito un catalogo con saggi critici di Giovanna Uzzani e Maria Grazia Messina, dichiarazioni dell’artista e un’antologia di scritti critici, a tutt’oggi testo di riferimento per l’opera di Guarneri. Nel 2007 partecipa a “Pittura Analitica” al Palazzo della Permanente di Milano. Nel 2011 prende parte a “Percorsi riscoperti dell’arte italiana – VAF-Stiftung 1947- 2010” al Mart di Trento e Rovereto. Nel 2015 è tra gli artisti di “Un’idea di pittura. Astrazione analitica in Italia, 1972-1976” presso la Galleria d’Arte Moderna di Udine e nel 2016 a “Pittura Analitica. Anni ’70” presso la galleria Mazzoleni Art di Londra e “Gli anni della pittura analitica. I protagonisti, le opere, la ricerca” al Palazzo della Gran Guardia di Verona. Nel 2017 è invitato alla 57. Biennale Internazionale d’Arte di Venezia “Viva Arte Viva”, a cura di Christine Macel. Nel 2018 è invitato alla mostra 100% Italia. Cent’anni di capolavori, tenutasi al Museo Ettore Fico di Torino. Nel 2019 il Museo del Novecento di Milano inserisce un’opera di Guarneri nell’ambito della riorganizzazione museale, inaugurando un nuovo itinerario espositivo. Il Museo del Novecento di Firenze gli dedica una mostra personale. Nel 2021 quattro sue opere entrano a far parte della collezione permanente del Centre Pompidou di Parigi. Riccardo Guarneri ha insegnato pittura nelle Accademie di Belle Arti di Carrara, Bari, Venezia e Firenze ed è inoltre Accademico Emerito per l’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, città dove da sempre vive e lavora.
Carlo Franza