Per archivio si intende una raccolta organizzata e sistematica di informazioni fissate su un supporto e di diversa natura. In secondo luogo, per estensione, con il termine archivio si designa anche l’ente che ha il compito istituzionale di tutelare e valorizzare un insieme di documenti e i locali destinati alla loro conservazione. Secondo un’etimologia accettata, il termine archivio deriva dal greco antico ἀρχεῖον, archeîon, tramite il latino archium/archivum/archivium, che significa “palazzo dell’arconte”, luogo in cui si conservavano anche gli atti emanati dal magistrato.

Con l’inizio dell’età moderna e la formazione delle monarchie nazionali, gli archivi diventarono necessari ai fini dell’esercizio del potere e della consultazione dei documenti da parte dei sovrani. Gli archivi in quest’epoca furono definiti dei veri e propri “arsenali del potere” (o arsenal de l’autorité), cioè strumenti a disposizione del sovrano, e crescono in funzione dell’attività del governo. Tra questi si ricordano principalmente l’Archivio generale di Castiglia, l’Archivio di Corte a Vienna (oggi Archivio di Stato Austriaco), istituito da Maria Teresa col nome di Geheimes Hausarchiv (ossia Archivio di Corte), l’Archivio di Corte a Torino, oggi sede dell’Archivio di Stato di Torino e l’Archivio napoleonico di Parigi.

Inoltre, sul finire del XVIII secolo i nobili italiani godevano di una serie di prerogative che, però, dovevano essere dimostrate davanti al tribunale araldico: si sentì la necessità di creare degli archivi “nobiliari”, affidando l’opera di riordinamento agli archivisti.

A fianco degli archivi laici, si vennero a formare dal XVI secolo gli archivi ecclesiastici, in seguito alle disposizioni disciplinari emanate dal Concilio di Trento (1545-1563) che obbligavano i parroci a tenere i registri dello stato delle anime, così come dei battesimi, dei matrimoni e dei funerali. Agli inizi del XVII secolo, Papa Paolo V (1605-1621) decise infatti di creare un archivio che raccogliesse le carte di governo dello Stato della Chiesa. Si trattava del nucleo di quello che verrà chiamato successivamente Archivio Segreto Vaticano.

Nel corso dell’Ottocento, l’archivio da memoria di autodocumentazione (ovvero ha una funzione esclusivamente pragmatico-amministrativa per il soggetto produttore) diventa fonte della memoria collettiva: i documenti, quando smettono di funzionare per il soggetto che lo produce, assumono un’importanza storica agli occhi di altre persone, in primis gli studiosi, che non l’hanno prodotto. Oltre al granduca Pietro Leopoldo che creò nel 1778 il Museo Diplomatico di Firenze, si ricordano anche la creazione, nel 1790, dell’Archivio Nazionale francese ad opera dell’Assemblea Nazionale.

Ora un prezioso titolo “La verità di carta. A cosa servono gli archivi?” di Federico Valacchi (Editore: Graphe.it   Collana: Parva, Nr. 33, data di Pubblicazione: Maggio ‘2023, Genere: Biblioteconomia. Documentazione, Pagine: 74, Euro 8,55), un libro sugli Archivi ci viene da uno studioso di chiara fama, che chiarisce e approfondisce l’argomento rispetto alla storia del presente e, dunque, della contemporaneità.

Se pensiamo a film o romanzi su scoperte e misteri da risolvere, quasi certamente identificheremo un momento in cui il protagonista si intrufola tra i vecchi faldoni di un archivio in cerca di indizi. Gli archivi però non sono solo questo. Servono anche al quotidiano che li produce per le proprie esigenze e hanno molte e diverse finalità. Gli archivi, sia analogici sia digitali, sono al tempo stesso strumenti politici, sociali e culturali. Pur non sfuggendo a una mediazione fra tecnica e soggettività, la sistematizzazione dei dati istruisce l’uomo contemporaneo a vivere in una società dalla struttura sempre più complessa.

Questi «castelli di carta» – scrive l’autore – «ci inchiodano ai fatti» e ci danno tutti gli elementi utili a interpretare la realtà. Non dicono necessariamente la verità, ma ci consentono di formulare ipotesi sui molti presenti da cui essi provengono.  Negli archivi troveremo la memoria dinamica della nostra specie, la chiave di lettura, il piacere dell’indagine e, forse, una verità di carta, tra le molte possibili.

Federico Valacchi è professore ordinario di archivistica all’Università di Macerata. I suoi principali ambiti di ricerca sono quelli legati al rapporto tra tecnologie dell’informazione e archivi con particolare riferimento al web e alle problematiche di conservazione di lungo periodo del documento informatico. Più recentemente si è interessato al ruolo politico e sociale degli archivi e della disciplina archivistica. È codirettore della rivista JLIS.it (Italian Journal of Library, Archives and Information Science) e coordina anche il gruppo Facebook Archivistica attiva Dal 2021 è presidente di AIDUSA (Associazione Italiana Docenti Universitari di Scienze Archivistiche). È membro del Collegio dei docenti del Dottorato di ricerca in Scienze documentarie, linguistiche e letterarie dell’Università di Roma La Sapienza. Ha pubblicato monografie e articoli su riviste scientifiche del settore legate ai temi dell’automazione delle risorse archivistiche, della formazione professionale, della descrizione e della comunicazione archivistica.

Carlo Franza

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