In occasione del festival di Fotografia Europea 2023, dal titolo Europe Matters. Visioni di un’identità inquieta, Collezione Maramotti presenta No Home from War: Tales of Survival and Loss, prima mostra in Italia del fotogiornalista Ivor Prickett. Con oltre cinquanta fotografie scattate in scenari di conflitto dal 2006 al 2022, No Home from War rappresenta la più ampia esposizione sul lavoro di Prickett fino ad oggi.

Partendo da una dimensione intima e domestica, caratterizzata dai conflitti umani e sociali in Croazia e Abkhazia, Prickett si è spostato nei luoghi di migrazione forzata, nelle terre di ricercato rifugio (Medio Oriente ed Europa), fino a giungere in prima linea nelle zone di combattimento (Iraq, Ucraina).

In questa occasione si potranno visitare liberamente la collezione permanente, la mostra Burning Green di Andriu Deplazes e la mostra The Age/L’Età di Emma Talbot.
Dopo gli studi in Documentary Photography presso l’Università di Wales Newport (UK), Prickett ha iniziato a occuparsi di Europa e di Medio Oriente con l’urgenza di restituire e denunciare gli effetti delle guerre sulla popolazione civile, sulle vite delle persone devastate e sradicate, a prescindere dall’appartenenza all’uno o all’altro schieramento. Partendo da una dimensione intima e domestica delle conseguenze sociali e umanitarie dei conflitti nel lungo periodo, nel corso degli anni lo sguardo di Prickett si è spostato nei luoghi di migrazione forzata, nelle terre di ricercato rifugio, fino a giungere in prima linea nelle zone di combattimento. La casa – spazio reale e luogo interiore primario di protezione, appartenenza e radicamento – è un elemento centrale che ritorna, in diverse configurazioni, nel suo lavoro.

La mostra è strutturata seguendo il percorso di Prickett e la cronologia degli scatti. Dal 2006 al 2010 il suo lavoro nei Balcani e nel Caucaso si è concentrato soprattutto su singoli individui e su piccoli gruppi familiari come nuclei di resistenza e tentativi incarnati di ri-esistenza. Nelle fotografie della minoranza serba in Croazia, sfollata negli anni Novanta a causa della guerra, così come nei ritratti della popolazione mingreliana georgiana infotogiornalista Ivor Prickett.emerge una solitudine tanto ordinaria quanto abissale, che irradia da scenari e individui precari, sospesi, lasciati soli a fare i conti con la propria storia e a ricostruirla, partendo dalla ricerca di un senso di casa, di famiglia e di comunità in situazioni ancora molto fragili. Nelle scelte di taglio e di composizione degli scatti, nella luce non alterata artificialmente da cui emergono figure, ambienti e dettagli, Prickett crea immagini iconiche in cui riecheggiano soggetti e forme classiche dell’iconografia religiosa e della storia dell’arte. L’amore e le virtù di santi senza nome, le espressioni contemporanee della Pietà, la semplicità di una scena bucolica, il mistero dell’attraversamento verso un’indefinita Isola dei Morti, il dramma di Caravaggio e la terrena spiritualità di Rembrandt: la forza simbolica ed estetica è per Prickett al servizio di una riflessione sulla storia presente. Nel corto circuito generato dall’impressione di trovarsi di fronte auna forma di staged photography e dalla consapevolezza della drammatica realtà dei soggetti, questi frammenti di mondi si elevano a metafore universali e sollecitano una presa di posizione. “Il mio interesse per la guerra e la mia genesi di fotografo interessato al conflitto è una storia raccontata al contrario. Ho cominciato a documentarne le conseguenze, poi ho seguito il movimento delle persone costrette a fuggire dalla guerra prima di passare infine a immortalare l’atto della guerra in sé e i suoi effetti immediati”(Ivor Prickett).

Contrasto pubblica No home from war – Tales of survival and loss di Ivor Prickett, un lavoro magistrale, intenso e delicato di uno dei giovani interpreti del fotogiornalismo internazionale. Il libro, con un testo di Arianna Di Genova, critica d’arte, giornalista e redattrice presso il quotidiano Il Manifesto, è la prima retrospettiva italiana dell’autore e accompagna la mostra omonima che inaugura a Reggio Emilia, presso la Collezione Maramotti, per il Festival Fotografia Europea 2023 dal titolo Europe Matters. Visioni di un’identità inquieta. La mostra con oltre cinquanta fotografie scattate in scenari di conflitto dal 2006 al 2022, rappresenta la più ampia esposizione sul lavoro di Prickett fino ad oggi e sarà aperta al pubblico dal 30 aprile al 30 luglio 2023.

Un termine che spesso ritorna nei lavori di Ivor Prickett – fotografo irlandese, classe 1983, tra gli sguardi più interessanti della fotografia contemporanea – è home, “casa”. Fino a giungere in prima linea nelle zone di combattimento come l’Iraq, dove ha azzerato le distanze di spazio e di tempo con lo scenario bellico seguendo la brutale guerra contro lo Stato Islamico (ISIS) e la martoriata Ucraina, documentata proprio in questi ultimi mesi in cui le grandi ferite architettoniche divengono segni materiali e metafisici della distruzione dello spazio domestico e personale, aprendo uno squarcio sull’atrocità della situazione bellica in corso oggi in Europa.

Ivor Prickett nato in Irlanda nel 1983 vive e lavora a Istanbul. Con un interesse particolare per le situazioni post-belliche e le loro catastrofiche conseguenze umanitarie, Prickett ha focalizzato i suoi primi progetti sulle storie di persone sfollate nei Balcani e nel Caucaso. Negli anni recenti, lavorando esclusivamente per The New York Times, ha passato diversi mesi tra Ucraina, Siria e Iraq, documentando i conflitti sul campo attraverso immagini e parole. Ha ottenuto molti importanti riconoscimenti e premi, tra cui: The World Press Photo, The Pulitzer Prizes, The Overseas Press Club Awards, Pictures of the Year International, Foam Talent, The Taylor Wessing Portrait Prize and The Ian Parry Scholarship. È stato finalista del Premio Pulizter nel 2018 e del Prix Pictet nel 2019. Le sue fotografie sono state esposte in numerose istituzioni, tra le quali The Victoria and Albert Museum, Londra; Sotheby’s, Londra; Foam Gallery, Amsterdam; The National Portrait Gallery, Londra. Prickett è rappresentato da Panos Pictures ed è Ambassador di Canon Europe.

Carlo Franza

 

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